IL MAESTRO IMPARA DALL’ALUNNO: FACEBOOK ADOTTA L’HASHTAG DEL RIVALE TWITTER

Patrizia Feletig per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Nuovo capitolo nella #guerradeisocialnetwork. A sferrare l'offensiva è Facebook, che copiando Twitter introduce sulla bacheca degli iscritti l'hashtag, il caratttere cancelletto (#) della tastiera. Si tratta della convenzione grafica che precede un termine chiave o una stringa di parole, usata quando si caricano post, link o foto, per indicizzare un argomento.

Cliccando sull'hashtag, gli utenti della piattaforma social possono rintracciare tutte le diramazioni delle conversazioni degli altri utenti sullo stesso argomento: che esso sia un programma televisivo (#ballarò), un evento sportivo (#nbafinals), un fatto di cronaca (#gezipark sulla Turchia), una facezia goliardica (#sfigatidelsabatosera).

Inventato dallo sviluppatore Chris Messina (che oggi lavora per Google), l'hashtag è considerato il marchio di fabbrica del social network dei cinguettii. Con l'arricchimento progressivo delle sue funzionalità l'hashtag oltre a raggruppare la babele di conversazioni in macrocategorie di argomenti, diventa un sorta di "pesce pilota" che ci guida fuori dalla nostra abituale cerchia di contatti, follower e friend.

Rappresenta un termometro che misura il gradimento degli argomenti più caldi e delle discussioni più rilevanti nella comunità. Funziona anche come ponte di raccordo crossmediale tra piattaforme diverse: cliccando sull'hashtag di un micropost di Twitter si può saltare fino nei messaggi su Google+ o nella gallery di immagini di Pinterest.

Era troppo: Facebook, con i suoi 4,75miliardi di contenuti quotidianamente condivisi, ha inevitabilmente allungato le mani sul famoso cancelletto per rilevare i macrotrend della rete, analizzarli e costruirci campagne pubblicitarie ad hoc. Tanto più che il popolare simbolo, Facebook se lo ritrova in casa da quando nel 2012 ha acquistato Instagram (il sito delle foto) che ne fa uso.

In crisi di Borsa (il titolo vale 24 dollari contro i 42 della quotazione), spiazzato dalla vicenda del Datagate (Facebook è apparso come il più solido alleato del governo nello spionaggio a differenza di Twitter che si era rifiutato di collaborare), Mark Zuckerberg gioca insomma la carta dell'hashtag per recuperare credibilità, fatturato, mercato pubblicitario.

La rincorsa all'hashtag vale però ancora di più che una conflittualità tra social media antagonisti: l'etichettacancelletto è la chiave per sperimentare nuove funzionalità e monetizzare il rapporto tra social network e broadcasting tradizionale. Diverse ricerche dimostrano che le piattaforme social sono il più fedele compagno di visione della tv al punto da essere considerate addirittura dei "second screen".

Tra 88 e 100 milioni di americani sono soliti postare sulla bacheca di Facebook i loro commenti mentre seguono una trasmissione in prime time. La serata degli Oscar ha totalizzato oltre 66,5milioni di interazioni tra "mi piace", commenti e post. Ma non basta a Facebook perché nel frattempo succede che, come stima la rivista AdAge, il 95% delle conversazioni pubbliche sulla tv transita su Twitter.

L'hashtag diventa la calamita per connettere audience distanti in tempo reale ma accomunate dalla visione della stessa partita, talkshow o serie tv. Attraverso l'hashtag si raccolgono informazioni qualitative che sfuggono alle rilevazioni Auditel, come il livello di coinvolgimento del pubblico ai messaggi o il grado di amplificazione delle campagne.

Dati e informazioni che permettono di estrarre dal cilindro qualche novità redditizia e appetibile ai big spender televisivi che andrebbero a ingrossare le fila del milione di inserzionisti su Facebook. La battaglia insomma è simbolica solo per gli appassionati che sono schierati come Guelfi e Ghibellini con l'uno o l'altro dei due social network più popolari del mondo.

Gli utenti di Twitter parlano di "invidia del cancelletto", quelli di Facebook dicono che "Twitter è un network di Frankenstein" perché dover scrivere entro 140 caratteri costringe ad acrobazie letterarie astruse. Ma in realtà, la posta in gioco è meramente commerciale. E' la battaglia della pubblicità a dettare le scelte.

 

TWITTER VS FACEBOOK logo twitter LOGO FACEBOOK IN MEZZO AI DOLLARIzuckerberg

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