IL FESTIVAL DEL MAGNA MAGNA - LA PROCURA DI GENOVA RIAPRE L’INCHIESTA SUL CRAC DI FESTIVAL CROCIERE: 20 BANCHE CREDITRICI, 250 IMPRESE MAI PAGATE, UN BUCO DA 273 MLN € - DIROTTATI MILIONI DI EURO ANCHE PER COMPRARE CASE E YATCH AD AMICI E PARENTI - L’ARMATORE POULIDES CHE DIVENTA AMBASCIATORE DI CIPRO IN VATICANO - NEL BOARD DELLA FESTIVAL ANCHE NOMI VICINI AL CENTROSINISTRA - TRA LE SPESE DI RAPPRESENTANZA FIGURA UN “APPARTAMENTO PER BURLANDO”, OMONIMIA?…

Ferruccio Sansa per "il Fatto quotidiano"

Il diplomatico che ha organizzato un viaggio del Papa. L'ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede. Secondo gli investigatori, è l'uomo che conosce i segreti del crac Festival Crociere: 20 banche creditrici, 250 imprese mai pagate, 273 milioni di passivo. Centinaia di dipendenti a spasso. È il fallimento più clamoroso della marineria italiana. Una Parmalat del settore.

Ma a Genova, in Procura, il fascicolo per otto anni sembrava destinato al dimenticatoio. E invece l'inchiesta è stata ripresa dal pm Silvio Franz. È stata commissionata una perizia e presto potrebbero esserci novità clamorose.

Festival è una bugna che ruota intorno a nomi che contano, legati ad ambienti vaticani, ma anche del centrosinistra. A cominciare da Giorgio Poulides: "Come disse il Procuratore della Repubblica, il problema è che Poulides, l'armatore, godeva di immunità diplomatica", ha raccontato Franco Lazzarini, numero uno del broker assicurativo Italbrokers, imprenditore sveglio con amicizie importanti, dal Governatore ligure Claudio Burlando a Massimo D'Alema.

Il colosso della navigazione, secondo gli investigatori, sarebbe stato usato come un bancomat. Eppure era calato il silenzio. Intanto i protagonisti si sono rifatti una vita. Poulides pare ben introdotto nella Curia romana e frequenta la Roma che conta.

A Genova negli anni ‘90, con i suoi modi signorili, gli slanci di generosità, era visto come un salvatore. Le sue navi erano il top, scelte dai leader al G8 del 2001. Nel 2004, però, Festival porta i libri in tribunale. Il fallimento frutta 5 milioni. Ma siamo lontani dai 270 milioni di passivo. Solo ai cantieri francesi va meglio: si sono rivalsi sulle navi. Della Festival non resta nulla.

Il 7 maggio 2005 va in scena l'asta giudiziaria: si vende perfino la scrivania di Poulides. Dentro ci sono ancora le missive al presidente Ue Romano Prodi e al sottosegretario Gianni Letta in cui difendeva Festival. E una lettera riservata a Umberto Vattani, ambasciatore presso l'Ue (il padre del console finito nei guai per le performance rock): "Ti prego di chiamarmi quando avrai letto il memorandum, tuo Giorgio".

Ora il pm vuole capire chi sedeva davvero sul ponte di comando. La Festival faceva capo a società anche lussemburghesi che sono ancora "in bonis", cioè hanno un patrimonio. Nel cda (nessuno dei componenti finora è indagato) troviamo stimati professionisti accomunati da amicizie in ambienti di centrosinistra. A cominciare da Roberto De Santis, l'amico di Gianpi Tarantini.

Ma anche l'uomo che ha definito D'Alema il suo "fratello maggiore". Perché un imprenditore pugliese all'epoca poco noto era finito nella Festival? "Non avevo deleghe... ho partecipato a 4 consigli", ha raccontato in passato De Santis. Un disturbo che gli ha fruttato 143 mila euro. Ma come è arrivato a Festival? "Conosco l'avvocato Umberto Ferraro".

Ferraro, frequentatore di De Santis e della sua cerchia di amici, è anche consigliere di Interconsult. Parliamo dell'apprezzata impresa di brokeraggio che risulta tra gli inserzionisti della rivista di Italianieuropei di D'Alema. In Interconsult in passato figurava anche Franco Pronzato, ex membro del direttivo Pd coinvolto nello scandalo Enac. La stessa società deteneva quote della Italbrokers di Lazzarini.

Tra i pezzi grossi del gruppo Festival c'era Marina Acconci, avvocatessa nota per le sue capacità, ma anche per i rapporti con il Pds-Ds genovese. Acconci è stata anche legale di Lazzarini. Non è il solo punto di contatto tra Festival e Italbrokers. Tra i consiglieri Festival c'era Raffaele Bozzano, già consigliere di amministrazione del broker assicurativo (poi nominato dalla Regione di Burlando nel Cda dell'ospedale Gaslini).

Mentre Gianfranco Bozzini è stato amministratore delegato di Festival e consigliere di Italbrokers. Ci sono altri incroci, come quello con l'associazione politica Maestrale di Claudio Burlando, a cui appartenevano la stessa Acconci e Ferraro: "Poulides finanziò Maestrale", ha detto Lazzarini.

Arriviamo all'ultimo tassello: le spese e le sponsorizzazioni di Festival. Centinaia di migliaia di euro usati per vele da regata, finanziamenti a fondazioni, spese di rappresentanza. Quando la società era già in agonia dalle casse è stato dirottato un fiume di denaro. Ma ci sono anche milioni usati per comprare azioni, case e yacht passati di mano a parenti e amici. È tutto negli atti, come la relazione del curatore fallimentare, Aldo De Giorgi.

Infine le spese di rappresentanza. Il 30 settembre 2003 sono annotate tre voci: "Appartamento per Burlando C., 495 euro, appartamento per Lazzari F. 370 euro, appartamento per Bisio Marisa, 370 euro". Accanto a un nome uguale a quello del Governatore, ce n'è uno quantomeno simile a quello di Lazzarini. Il terzo è lo stesso nome della madre di Lazzarini. Burlando assicura: "Un caso di omonimia". La ricostruzione del caso Festival e di tante altre vicende di politica e affari è contenuta nel libro "Il Sottobosco", di Claudio Gatti e Ferruccio Sansa, edizioni Chiarelettere, in uscita il 30 marzo.

 

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