LA BOLLA DEL GREEN È ESPLOSA – DOPO CHE PER ANNI BANCHE, FONDI E POLITICA CI HANNO SBOMBALLATO CON GLI INVESTIMENTI VERDI, ORA VIENE CADE IL VELO DI IPOCRISIA: ERA UNA “MODA” CHE SERVIVA A FARE PROFITTI – NON A CASO, ORA CHE L’ECOLOGISMO TIRA MENO, E ABBIAMO SCOPERTO CHE A GUADAGNARCI SONO SOLO I CINESI (A CUI ABBIAMO REGALATO IL MONOPOLIO DELLE TECNOLOGIE AMBIENTALISTE), I FONDI PIÙ GRANDI DEL MONDO RINCULANO, E RISCOPRONO I CARI, VECCHI E INQUINANTI “OIL E GAS” – I PETROLIERI SAUDITI DI ARAMCO GODONO: “LA TRANSIZIONE ENERGETICA È FALLITA”
NASSER DI ARAMCO: "LA TRANSIZIONE ENERGETICA È FALLITA"
(ANSA) - Il 21 ottobre, in occasione della conferenza sull'energia a Singapore, il presidente e amministratore delegato di Aramco, Amin Nasser, ha tenuto il discorso di apertura, incentrato sulla decarbonizzazione come obiettivo principale dell'evento.
Nasser ha espresso un messaggio chiaro: l'energia convenzionale basata sui combustibili fossili non può essere semplicemente sostituita da fonti più pulite. Ha enfatizzato l'importanza di garantire che le nuove fonti energetiche siano integrate con alternative come le energie rinnovabili. Ha esortato il mondo a essere "pragmatico" e a permettere ai paesi di decarbonizzare al proprio ritmo, evitando approcci "taglia unica".
SCENDONO GLI INVESTIMENTI GREEN, SALGONO QUELLI NEI TITOLI OIL E GAS
Secondo Nasser, non stiamo assistendo a una vera transizione energetica, ma piuttosto a un'aggiunta di energia, dove la crescita è alimentata principalmente da nuove alternative, senza una sostituzione significativa dell'energia convenzionale. Ha anche messo in evidenza l'urgenza di affrontare il cambiamento climatico, citando il rilascio di emissioni dai combustibili fossili e i gravi eventi meteorologici che ne derivano.
Nasser ha sottolineato che i progressi nel settore delle energie rinnovabili sono stati insufficienti, con l'eolico e il solare che rappresentano solo il 4% della produzione energetica globale. Ha dichiarato che la transizione energetica globale è "fallita" e che i prezzi dell'elettricità sono aumentati in Europa nonostante il passaggio alle rinnovabili.
Ciononostante, un articolo del Financial Times pubblicato a settembre menziona come i prezzi dell'energia in Europa siano scesi sotto zero per un numero record di ore nel 2024, grazie all'eccesso di offerta dovuto all'accelerazione nella generazione di energia eolica e solare. Lo cita The Straits Times.
I FONDI SCOMMETTONO CONTRO IL MONDO GREEN
Estratto dell’articolo di Tobia De Stefano per “La Verità”
Che tra alti e bassi i grandi fondi di investimento stessero tirando i remi in barca rispetto alle tematiche ambientali e della sostenibilità sociale in generale non è certo un novità. Fa parte dei naturali sali e scendi delle grandi bolle economiche. Alcuni tra i maggiori asset manager al mondo - da BlackRock fino ad arrivare a Blackstone, Kkr e T. Rowe Price - hanno prima inserito le pressioni politiche contro il dilagare delle politiche Esg tra i rischi finanziari da riportare nelle consuete dichiarazioni annuali.
Poi hanno iniziato a non appoggiare più le proposte Esg presentate dai loro azionisti e quindi a vendere alcuni titoli del settore. Ma adesso il fenomeno del graduale distacco tra la finanza e i temi «woke» ha fatto un ulteriore salto di qualità.
Secondo Bloomberg infatti i fondi speculativi di Wall Street hanno messo sotto osservazione i settori chiave dell’economia green e hanno deciso di scommettergli contro. E poco importa se dagli Usa fino alla Cina e all’Europa continui a crescere la lista degli Stati che foraggiano con aiuti fiscali e incentivi pubblici la sbornia ecologista, per gli hedge contano le evidenze sui titoli dell’energia pulita e della tecnologia verde che sono rimasti molto indietro rispetto al mercato.
I fondi più speculativi si sono convinti che buona parte degli investimenti sul clima farà fatica a ripagarsi e molto probabilmente sarà meno profittevole rispetto alle prospettive. Riassumendo: ci sono più fondi che scommettono al ribasso su batterie, solare, veicoli elettrici e idrogeno rispetto a quelli disposti a mettere soldi su un loro rialzo.
E al contrario, le puntate a favore dell’industria dei combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) hanno sorpassato i cosiddetti investimenti «short».
[…] Altro che ideologia, ai gestori interessa una sola cosa: il guadagno. E in questo momento sul fronte ecologico vedono più problemi e rischi che opportunità di profitto. Lo dicono i numeri. […] l’indice S&P Global Clean Energy […] ha perso dal picco del 2021 quasi il 60% del suo valore, mentre l’indice generale S&P500 e l’indice S&P Global Oil (aziende attive nell’esplorazionee produzione di oil and gas) sono saliti di oltre il 50%.
fondi e investimenti sostenibili
Generalizzare sarebbe sbagliato, ma ci sono alcuni casi specifici, come quello di Impax Asset Management, società di investimento da 50 miliardi di dollari che ha fatto del sostegno alla transizione ambientale una cifra distintiva delle sue attività, che ha visto più che dimezzarsi il suo valore di mercato.
Bloomberg ha dato la parola a diversi gestori di hedge che vedono il futuro dell’ambiente più a tinte nere che verdi. E la motivazione riguarda soprattutto la situazione geopolitica. La guerra delle tariffe più che quella sul campo è vista come uno spauracchio quasi insuperabile.
Il problema è che la stragrande maggioranza della catena di approvvigionamento delle tecnologie verdi dipende dalla Cina e la possibilità concreta che si inneschi (cosa che sta già avvenendo) un conflitto commerciale contro i prodotti di Pechino rappresenta una minaccia non di poco conto per la transizione e per l’economia che gira intorno ai progetti verdi.
In buona sostanza, Pechino detiene una posizione dominante nella produzione della maggior parte delle materie prime che servono alla transizione verde e i dazi rappresentano un collo di bottiglia che in futuro rischia di restringersi ulteriormente. Del resto, non va dimenticato che se alla Casa Bianca dovesse risalire Donald Trump le prospettive green non potrebbe che peggiorare.
La prospettiva degli hedge fund è sempre finanziaria e finanziariamente parlando, alcuni tra i più grandi gestori di denaro al mondo sono convinti che i 215.000 miliardi di dollari che servirebbero per azzerare le emissioni entro il 2050 non arriveranno mai sul mercato.
Certo ci sono delle differenze e dei settori «verdi» che hanno migliori prospettive di altri. Su energia eolica e reti elettriche le previsioni sono più ottimistiche, mentre sul solare si vede come le scommesse ribassiste hanno superato quelle al rialzo per il 77% delle società, rispetto al 33% del primo trimestre del 2021. Quando l’innamoramento per transizione green era ai massimi storici. E lo stesso discorso vale per le aziende che producono auto elettriche e batterie Motivo? Sempre la Cina. I gestori diffidano dai settori, come il solare e l’automotive dove Pechino la fa da padrone. E anche qui la questione ideologica conta zero. Pesano i dazi, le elezioni americane e le tensioni geopolitiche.
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