FONDO DEI PASCHI DI SIENA – PER MPS SI FANNO AVANTI I FONDI: APOLLO HA GIÀ SCRITTO AL CONSIGLIO, ALTRI TRE (BLACKSTONE, LONESTAR, HELLMAN & FRIEDMAN) ASPETTANO DI VEDERE I NUMERI PER AFFACCIARSI NELLA “DATA ROOM”, DOVE AD APRILE DOVREBBE ARRIVARE UNICREDIT – I FONDI POTREBBERO GARANTIRE AUTONOMIA, MA IL RISVOLTO DELLA MEDAGLIA È CHE PUNTANO AL MASSIMO DEL PROFITTO, E PER RAGGIUNGERE GUADAGNI DEVONO FARE ECONOMIE DI SCALA E DUNQUE TAGLIARE I COSTI (CIOÈ IL PERSONALE)
Rosario Dimito per “il Messaggero”
Quattro fondi in fila a Rocca Salimbeni, in attesa dell'apertura della data room. Il nuovo governo dovrebbe insediarsi nei prossimi giorni ma al di là se dovesse essere confermato Roberto Gualtieri al Tesoro, l'imprinting europeista di Mario Draghi, il suo rigoroso rispetto sugli impegni e regole porta al convincimento che verrà completato entro il 2021 il percorso di uscita dello Stato da Montepaschi, secondo i vincoli assunti nel piano di ristrutturazione del 2017.
Questo significa che con il giuramento dei ministri, andrà avanti il processo di ri-privatizzazione di Mps con l'apertura della data room alla quale ammettere i potenziali pretendenti. Finora è arrivato al consiglio di Mps presieduto da Patrizia Grieco la lettera di un fondo: Apollo, mentre altri tre (Blackstone, Lonestar, Hellman & Friedman), anch' essi di matrice anglosassone hanno annunciato l'intenzione di voler esaminare i numeri. Tutti sono vecchie conoscenze del sistema bancario italiano.
Poi nella partita dovrebbe entrare Unicredit, ma da metà aprile in poi con l'insediamento di Andrea Orcel al timone e inoltre, senza l'obiettivo di voler andare avanti ma solo per garbo istituzionale e un pizzico di opportunità visto che nel server virtuale verrà riprodotto il check-up di Siena, potrebbero farsi vedere Banco Bpm e Bper con Giuseppe Castagna vorrebbe accelerare Banco Bpm-Bper.
ROBERTO GUALTIERI PIER CARLO PADOAN
In data room potrebbe affacciarsi qualche istituto estero presente in Italia. Per ora quindi sulla banca più antica del mondo ci sarebbe l'interesse di quattro fondi che però le Autorità considerano con prudenza.
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Da un lato non avendo sportelli bancari sono quelli che garantiscono l'autonomia, in termini di brand, direzione generale, rete commerciale nella misura in cui - ed è il risvolto della medaglia - questi investitori puntano al massimo del profitto perché in 3-5 anni devono disinvestire con una plusvalenza.
E per raggiungere questi guadagni, devono fare economie di scala, tagliando costi quindi del personale, per reimpostare una riconversione industriale della banca che possa diversificare il business dal retail verso altre attività commissionali che alimentano il conto economico. Finora la data room non è stata aperta perché il piano strategico è stato divulgato e gli advisor Mediobanca e Credit Suisse di cui è gran capo Federico Imbert, nome blasonato nel merchant banking, non avrebbero altri dati da mostrare.
PRO E CONTRO
Apollo, Blackstone, Lonestar, Hellman & Friedman non sono riusciti finora ad acquisire banche. Eppure tutti e quattro hanno studiato tanti dossier. Nel 2016 Apollo fece un'offerta multipla a Carige: aumento di capitale di 550 milioni di cui 50 riservati ai soci e 695 milioni per acquistare gli Npl.
Sarebbe stato ossigeno provvidenziale per sventare il successivo commissariamento, ma i Malacalza non ne vollero sapere e rimossero il duo Castelbarco-Montani che pure avrebbero messo in sicurezza l'istituto. Più o meno coevo a questo tentativo, Apollo e gli altri tre investitori hanno provato l'acquisizione delle quattro good bank (Etruria, Ferrara, Marche, Chieti), al centro di un coraggioso salvataggio organizzato da Bankitalia con il supporto del sistema bancario che ha separato i crediti deteriorati convogliandoli nella Rev.
Va detto che il Tesoro gestione Gualtieri stava creando una dote per l'acquirente Unicredit con la norma sulla trasformazione delle Dta in capitale, cartolarizzazione, scorporo dei rischi legali più aumento da 2,5 miliardi deciso dal cda. Tutto potrà fare brodo favorendo un acquirente banca. In particolare la norma sulle Dta può essere applicata in caso di fusione da completare entro il 2021 e per Siena ci sarebbe un vantaggio in termini di nuovo capitale di 2 miliardi. Un fondo però, non ne può beneficiare.