IL FONDO MONETARIO BOCCIA LA RENZECONOMICS. L’ITALIA E’ IL FANALINO DI CODA DELLA CRESCITA EUROPEA ED IL DEBITO AUMENTA NONOSTANTE I BASSI TASSI D’INTERESSE. PERSINO LA GRECIA FA MEGLIO DI NOI – GLI INVESTIMENTI USA IN SPAGNA SONO IL DOPPIO DI QUELLI IN ITALIA, E L'ECONOMIA DI MADRID E' IL 30% PIU' PICCOLA DELLA NOSTRA

 

1. FMI SBUGIARDA I NUMERI DEL GOVERNO

 

Francesco Semprini per la Stampa

 

L' Italia veste la maglia nera in Europa con la crescita più bassa del Vecchio continente, superata finanche dalla «cenerentola» ellenica. Sul piano globale la congiuntura economica mostra un po' più di spinta, sebbene all' orizzonte permangano rischi eterogenei tra i quali lo spettro di una guerra commerciale.

christine lagardechristine lagarde

 

È questa l' istantanea scattata nel World Economic Outlook (Weo), il rapporto del Fondo monetario internazionale pubblicato in occasione degli incontri primaverili congiunti con la Banca mondiale. Un' istantanea che condanna l' Italia in ultima posizione non solo in Eurozona ma anche nell' Unione, con il Pil a +0,8% per il 2017 e il 2018 rispetto allo 0,9% del 2016. Le stime sono in ribasso dello 0,1% e dello 0,3% rispetto a quelle del Weo di ottobre, ma in rialzo dello 0,1% rispetto alla revisione di gennaio. In ogni caso ben inferiori a quelle del Def, che vede il Pil in crescita dell' 1,1% nel 2017 e dell' 1,0% nel 2018. Mentre l' Ocse lo fissa a +1,0% per entrambi gli anni.

 

padoan dijsselbloem lagarde noonan sapinpadoan dijsselbloem lagarde noonan sapin

«L' output resta decisamente al di sotto del potenziale, così come quello di altri Paesi europei», spiega il Fmi, che ritrae però una prospettiva più rosea sul mercato del lavoro italiano.

 

Dopo l' 11,7% del 2016, il tasso di disoccupazione scenderà all' 11,4% nel 2017 e all' 11,0% nel 2018, mentre l' Eurozona segna 9,4% e 9,1%. Il debito pubblico resta sopra il 130%: dopo il 132,6% del 2016, il Fmi prevede un 132,8% del Pil nel 2017 e un 131,6% nel 2018. Sono previsioni migliori rispetto a quelle di ottobre, quando era stato previsto un debito al 133,4% per quest' anno e al 132% nel 2018.

 

Le stime restano superiori di qualche decimale rispetto a quelle contenute nel Def, che calcola 132,5% nel 2017 e 131,0% nel 2018. Il deficit italiano si attesterà al 2,4% del Pil nel 2017, invece, per poi scendere all' 1,4% nel 2018, a fronte delle previsioni di ottobre a 2,2% e 1,3%. Stime superiori anche in questo caso a quelle del Def, e in base alle quali il pareggio di bilancio per l' Italia ci sarà nel 2022.

fmifmi

 

A livello planetario il Fmi rivede leggermente al rialzo il Pil per il 2017 a +3,5%, ovvero 0,1% in più delle stime di gennaio, mentre per il 2018 lo lascia invariato a +3,6%. Un po' più di spinta che rischia di fare i conti con «significativi rischi al ribasso», in primis protezionismo e guerra commerciale: «Sarebbe una ferita auto-inflitta», afferma Maurice Obstfeld, capo economista del Fmi. Un monito rivolto all' America di Donald Trump, come quello sulla deregolamentazione spinta del settore finanziario che potrebbe tradursi in «eccessive prese di rischio e aumentare la possibilità di crisi».

 

Fra i rischi c' è anche quello di un rialzo «troppo veloce» dei tassi da parte della Federal Reserve , che potrebbe avere un impatto sull' economia globale. Ci sono poi le incognite sul futuro delle Economie emergenti, sebbene ad ora il blocco dei Brics - Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa - continui a crescere. Il Fmi conferma le stime di crescita per gli Stati Uniti, a +2,3% nel 2017 e +2,5% nel 2018. Di gran lunga distaccata Eurolandia, che segnerà un +1,7% per quest' anno e un +1,6% per il prossimo, in rialzo, rispetto alle revisioni di inizio anno.

 

La sede dell FMI a Washington La sede dell FMI a Washington

«La riprese economica dell' Area Euro procede», ma «l' incertezza di alcune elezioni e le incognite del dopo Brexit potrebbero pesare», sottolinea Fmi. L' uscita dall' Ue non sembra però penalizzare la Gran Bretagna, di cui il Fmi rivede al rialzo di mezzo punto percentuale il Pil per il 2017. Il rapporto afferma che la strategia monetaria della Bce dovrebbe restare accomodante, con spazio per un «ulteriore allentamento in caso l' inflazione non decollasse».

 

2. IL DEBITO, LE BANCHE E L’INSTABILITA’ POLITICA

 

Andrea Montanino per la Stampa

 

Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato le sue previsioni per l' anno in corso e per il 2018. La buona notizia è che non ci sono crisi all' orizzonte e che anzi l' economia mondiale cresce più di quanto previsto solo sei mesi fa. La Brexit aveva portato gli economisti di Washington a immaginare una forte contrazione della crescita inglese; oggi il pericolo sembra rientrato e la revisione al rialzo è addirittura di 0,9 punti percentuali per il 2017, cosa abbastanza inusuale.

 

tabella Fmitabella Fmi

Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove l' attesa di politiche fiscali espansionistiche da parte dell' amministrazione Trump - tagli di tasse e spesa pubblica - spinge le stime verso l' alto. Tra i tanti segni «più», spiccano purtroppo i «meno» che riguardano l' Italia.

 

Per il 2017 e 2018 il Fondo monetario stima una crescita ferma allo 0,8 per cento, inferiore alle stime ufficiali del governo della scorsa settimana. Rispetto alle stime pubblicate dal Fondo monetario a ottobre dello scorso anno, il 2017 e il 2018 sono stati rivisti al ribasso rispettivamente di 0,1 e 0,3 punti di Pil. Quindi, mentre il mondo va meglio del previsto, per l' Italia ancora nubi.

 

Tre fattori influenzano queste valutazioni. Primo, l' alto debito pubblico. Malgrado il consistente calo dei tassi di interesse dovuto alla politica monetaria accomodante della Banca centrale europea, il debito italiano in rapporto al prodotto interno lordo ha continuato a crescere. La preoccupazione è che l' Italia si possa trovare in un futuro non troppo lontano a sostenere costi elevati per finanziare l' ingente debito, una volta che la politica monetaria avvierà la sua normalizzazione.

 

BANCHEBANCHE

Secondo, lo stato del sistema bancario. Alti costi, bassa redditività e crediti incagliati trasmettono segnali ai mercati di un sistema ancora fragile e dove i problemi strutturali non sono stati risolti. Non c' è incontro a Washington dove, al momento di parlare di Italia, qualcuno non ricordi il valore dei crediti incagliati, sottolineando che gli altri Paesi europei, Spagna in testa, il problema lo hanno risolto.

 

Terzo, l' instabilità politica. A prescindere dal fatto che vi saranno o meno elezioni anticipate, l' Italia andrà al voto entro i prossimi 12 mesi in un contesto di forte incertezza sulla capacità dei partiti tradizionali e europeisti di riuscire a fornire un messaggio convincente all' elettorato. In più, la frammentazione che potrebbe derivare dal voto non garantirebbe la governabilità, proprio quando invece ci sarebbe bisogno di una leadership forte capace di dialogare con francesi e tedeschi sul futuro dell' Europa.

 

BANCHEBANCHE

I tre fattori brevemente descritti sono naturalmente una rappresentazione parziale della realtà. L' Italia è l' unico Paese al mondo che ha avuto un avanzo primario nel suo bilancio pubblico ininterrottamente per 25 anni (unica eccezione, il 2009); le sue aziende esportano nel mondo prodotti di prima qualità generando un significativo surplus commerciale; importanti riforme della giustizia, della pubblica amministrazione e del lavoro sono già operative o in fase di implementazione; il governo Gentiloni sta continuando l' azione riformatrice intrapresa dal predecessore; grazie all' euro e all' Europa, non sappiamo più che cosa vogliano dire inflazione a due cifre e la svalutazione competitiva.

 

spagna andalusiaspagna andalusia

Ma l' Italia continua a rimanere fanalino di coda tra le economie europee, malgrado il contesto internazionale favorevole. Il rischio è che, una volta superate le elezioni francesi, si inizi a guardare all' Italia come all' anello debole. Bisogna allora risolvere quello che c' è da risolvere (banche), chiarire il percorso che porterà alle elezioni, e cambiare la narrativa intorno all' Italia per tornare ad attrarre talenti e capitali.

 

Un solo numero per capire quanta strada ancora possiamo fare: il valore degli investimenti di aziende americane in Italia è circa 28 miliardi di dollari (dati Bureau of Economic Analysis); in Spagna hanno invece investito 62 miliardi di dollari, più del doppio, in un' economia che è il 30 per cento più piccola della nostra.

 

Per attrarre investimenti, generare crescita e dunque abbassare il rapporto fra debito e Pil servono le giuste politiche e soprattutto stabilità politica in un orizzonte di medio termine. Sarebbe da dire: facciamo come gli inglesi e andiamo a elezioni, se non ci fosse quell' intoppo della legge elettorale.

 

Ultimi Dagoreport

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…