GAUDIUM MAGNUM P.A.: I DEBITI SARANNO PAGATI

Fabrizio Forquet per "Il Sole 24 Ore"

«Abbiamo lavorato da un anno per sbloccare i debiti della pubblica amministrazione con i fornitori e abbiamo costruito, con la disciplina di bilancio, la possibilità di avere il via libera della Commissione. Ora quel via libera c'è e io non vedo ragioni per non procedere con un provvedimento d'urgenza». Vittorio Grilli, a meno di sorprese, lascerà a breve la scrivania che fu di Quintino Sella, ma nella sua stanza al primo piano del ministero dell'Economia non c'è ancora traccia di scatoloni.

Farete un decreto? «Da parte mia non vedo ostacoli. Il ministero dell'Economia è pronto. Certo, ci sono ancora molti aspetti tecnici da definire. E la decisione sullo strumento da adottare non tocca a me. Ma se è vero che siamo davanti a un'emergenza, e io credo che sia vero, è giusto partire prima possibile. Ci stiamo lavorando con la massima urgenza, poi toccherà al presidente Monti decidere quando spingere il bottone».

Il governo è in ordinaria amministrazione, ma in piena emergenza economica il concetto di amministrazione ordinaria, definito in modo vago dalla dottrina costituzionale, non può essere interpretato (e non lo fa certamente il Quirinale) in modo restrittivo. Perciò tutti guardano a Monti perché, dopo le aperture di Bruxelles, intervenga immediatamente per avviare il pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche dei debiti verso le imprese, un tassello fondamentale per far fronte al credit crunch e ristabilire un flusso ragionevole di liquidità nel sistema economico.

Il pressing della Confindustria, in questo senso, dura da mesi, il Governo ha adottato più di un provvedimento, ma finora i risultati sono stati modesti. Su uno stock di debito che, secondo le stime prudenziali della Banca d'Italia si aggira intorno ai 70 miliardi, ne sono stati pagati ad oggi solo alcuni milioni. Il timore che si possa ancora perdere tempo è alto.

«Non si è perso tempo. La scarsa solidità delle nostre finanze, e l'impossibilità di ricorrere a un uso diretto del bilancio, ci hanno costretto a cercare strade impervie. Ma se oggi la Commissione ci dà margini più ampi sulla valutazione di questi debiti ai fini del conteggio del deficit e sul debito, ciò avviene perché in questo anno abbiamo messo ordine nei nostri conti, fino all'uscita dalla procedura di deficit eccessivo». Ci sarà il cambio di passo? «Ora possiamo mettere in campo risorse dirette, quindi non vedo difficoltà insormontabili nell'intervenire con urgenza. Ovviamente servirà anche un consenso ampio del Parlamento, perché un eventuale decreto dovrà comunque essere convertito in legge dal Parlamento. Qui si tratta di cambiare, anche se solo una tantum, i saldi di bilancio. Non è un'operazione banale».

Il rischio è che la burocrazia e le resistenze nella pubblica amministrazione possano ancora una volta rallentare, rinviare, bloccare il processo di liquidazione dei debiti. A cominciare dal problema della certificazione dei crediti che andranno effettivamente pagati. «In questo senso la piattaforma per la certificazione che abbiamo messo su in questo anno ci tornerà utile. Ma soprattutto voglio precisare che da parte del Tesoro non verranno messi inutili ostacoli o complicazioni burocratiche. Sarebbe assurdo chiedere alle amministrazioni di mandare milioni di fatture al Tesoro. Loro sanno chi sono i loro fornitori e potranno pagarli direttamente. Da parte nostra ci sarà un controllo ex post non ex ante. Nessuno avrà più alibi».

Resta la questione di come verranno reperite le risorse per i pagamenti. Si ricorrerà a emissioni di titoli del Tesoro? Saranno le singole amministrazioni ad andare sul mercato? Si ricorrerà ancora una volta alla Cassa depositi e prestiti? Forse è il caso di fare chiarezza su questo. «Andiamo con ordine. Tra i pagamenti, innanzitutto, ci sono le spese per investimento dei Comuni. Si tratta di circa 10 miliardi sui 70 totali stimati. In questo caso molto spesso le risorse ci sono, i Comuni le hanno. Si tratta, quindi, semplicemente di permettere loro di spenderle, attraverso un allentamento del Patto di stabilità interno.

Cosa che ora, dopo il sì della Commissione, possiamo fare. Ci sono poi i debiti legati alla spesa corrente delle amministrazioni in sofferenza di cassa. In questo caso dobbiamo provvedere ad approvvigionarci, attraverso l'emissione di titoli di Stato, di liquidità da riversare agli enti interessati. Ma potremo anche pagare alcuni debiti direttamente con titoli di Stato. Non credo invece nel ricorso alla Cdp. È un soggetto privato, fuori dalla Pa, non ha senso usarla per pagare debiti che non sono suoi».

La Commissione ha dato il via libera, ma come reagirà il mercato davanti a queste nuove emissioni di titoli di Stato? «Non potrà che reagire positivamente. Stiamo facendo un'operazione di trasparenza. Eppoi in questo modo, dando liquidità alle imprese e rafforzando indirettamente il sistema creditizio, possiamo contribuire a rilanciare la crescita e quindi a rafforzare il denominatore nel rapporto tra deficit/debito e Pil. Teniamo insieme crescita e rigore».

 

VITTORIO GRILLI FOTO ANSA VITTORIO GRILLI jpeglogo confindustriaGIORGIO SQUINZI ministero economia

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’. UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA) - L'ULTIMA SPERANZA DI CALTARICCONE: ESSENDO MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS, A DECIDERE LA DEROGA DAL ‘’PASSIVITY RULE’’ SARÀ L’ASSEMBLEA: SE IN FORMA ORDINARIA (A MAGGIORANZA), CALTAPERDE; SE STRAORDINARIA (CON I DUE TERZI DEL CAPITALE PRESENTE), CALTAVINCE...

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...