1. GIÀ ENTRATE NEL DIMENTICATOIO LE DEVASTANTI ACCUSE DI CORRUZIONE CHE SERGIO DE GREGORIO HA SCARAVENTATO NEI CONFRONTI DEL CAVALIERE NERO. IN REALTÀ QUESTA SOMMA, RISULTA RIDICOLA PERCHÉ 3 MILIONI CORRISPONDONO AD APPENA L’1% DEGLI UTILI REALIZZATI NEL 2006 DA FININVEST E APPENA ALLO 0,05% DEI RICAVI COMPLESSIVI 2. PIETRO MODIANO NON STA PIÙ NELLA PELLE. TRA POCHI GIORNI GIUSEPPE BONOMI, ATTUALE PRESIDENTE DEGLI AEROPORTI MILANESI DOVRÀ LASCIARE IL SUO INCARICO 3. ALFIO MARCHINI COLTO SUL “FATTO”: “LA MIA STORIA PARLA PER ME!” (SIAMO A CAVALLO!)) 4. QUALCUNO DOVREBBE AVVISARE VITTORIO GRILLI CHE, OLTRE A GUARDARE LE EVENTUALI FATTURE PAGATE DA FINMECCANICA O DA CHI PER ESSA ALL’EX-MOGLIE AMERICANA, IL PALLIDO MINISTRO DOVREBBE TENER D’OCCHIO I DATI SFORNATI DA VIA NAZIONALE

1 GIÀ ENTRATE NEL DIMENTICATOIO LE DEVASTANTI ACCUSE DI CORRUZIONE CHE SERGIO DE GREGORIO HA SCARAVENTATO NEI CONFRONTI DEL CAVALIERE NERO
La macchina dell'informazione si è scatenata sul fenomeno Grillo e i riflettori dei giornalisti cercano di cogliere nei gesti, negli umori e negli odori del Masaniello genovese la soluzione del nodo politico.

La ricerca anche del più semplice respiro è diventata talmente ossessiva da far passare in seconda linea vicende che per la loro gravità meritano di non essere dimenticate. Una di queste riguarda le accuse di corruzione che l'ex-senatore napoletano Sergio De Gregorio ha scaraventato nei confronti del Cavaliere impunito. Per due giorni se ne è parlato nelle pagine della cronaca nazionale come un "affaire" politico-giudiziario di estrema gravità, poi è sparita nel nulla quasi a dimostrare che un simile misfatto ha un valore marginale rispetto alle elucubrazioni sull'ingovernabilità.

Per gli osservatori più sensibili questo è un altro segno dell'assuefazione del Paese a ogni manifestazione, anche la più vergognosa e malefica, di imputridimento civile. Sembra quasi che il "crimine" politico anche quando raggiunge i livelli più alti non faccia più notizia e diventi soltanto cronaca.

Eppure si tratta di una vicenda rivelatrice del degrado che è entrato anche nelle pieghe dei grandi quotidiani e dei talkshow ed è netta la sensazione che non siano stati percepiti in pieno gli obiettivi della manovra orchestrata da Berlusconi per far cadere il governo Prodi.

In pochi , ad esempio, hanno sottolineato che l'operazione De Gregorio non rappresentava per il Cavaliere il fine primario, ma era soltanto il corollario di una strategia di sopravvivenza che mirava a difendere esclusivamente gli interessi personali e delle sue aziende.

Si e preferito invece sottolineare con enfasi i giornali la cifra di 3 milioni pagati a De Gregorio per il suo tradimento, una cifra definita enorme e abnorme. In realtà questa somma, liquidata per due terzi in nero, risulta ridicola perché 3 milioni corrispondono ad appena l'1% degli utili realizzati nel 2006 dal Gruppo Fininvest ed appena allo 0,05% dei ricavi complessivi.

In quell'anno Mediaset capitalizzava in Borsa 10,13 miliardi di euro, una cifra rispetto alla quale il compenso versato a De Gregorio rappresentava un modestissimo 0,029%. Se poi dagli accertamenti dei giudici napoletani ,che stanno aspettando per domani o sabato la deposizione del Cavaliere, saltasse fuori che la spesa complessiva affrontata per comprare tutti i seggi necessari si aggirava intorno ai 20 milioni, il risultato non cambierebbe molto.

Resta il fatto che l'Operazione Libertà orchestrata nelle stanze di Arcore e di Palazzo Grazioli non ha intaccato le tasche del Cavaliere, ma pur avendo un significato devastante è già entrata nel dimenticatoio. Forse l'unico che se ne ricorda è il ragionier Spinelli, l'uomo che dal 1978 tiene i conti a Milano2-Segrate e che è stato oggetto di un sequestro lampo.

Un altro mistero ormai dimenticato.


2. PIETRO MODIANO NON STA PIÙ NELLA PELLE
Nella casa milanese dell'ex-banchiere Pietro Modiano non stanno più nella pelle.
La moglie Barbara Pollastrini, che ha sposato in prime nozze, con un matrimonio officiato da "Servire il popolo", il sondaggista Manheimer, aspetta con ansia che il sindaco Pisapia sciolga la riserva sulla presidenza della Sea, la società che gestisce gli aeroporti.

Da molti anni la signora ha dimenticato i suoi trascorsi rivoluzionari che l'hanno portata a vivere da maoista l'ebbrezza del '68 e quella nel Partito Comunista nel quale ha militato come segretaria regionale.

Nel 2001 il Pd l'ha portata in Parlamento e cinque anni dopo è diventata ministro per i diritti e le Pari Opportunità nel governo Prodi.

Quest'ultimo ha sempre avuto per lei e per il marito un'attenzione particolare. Lo ha seguito sin dalle prime esperienze del ‘77 dentro il Credito Italiano dove Modiano è arrivato con la laurea presa all'università Bocconi, la madre di tutti i sapientoni. Dai piani alti di piazza Cordusio il banchiere poi è passato a IntesaSanPaolo diventando direttore Divisione Banca dei Territori, ma non ha mai legato con Corradino Passera e oggi a 62 anni si trova alla presidenza della "Carlo Tassara spa" e di Nomisma, il centro studi bolognese tanto caro a Prodi.

Nel settembre 2011 si è battuto inutilmente per una patrimoniale e in un'intervista che alla luce delle sue esperienze in banca ha fatto sorridere la finanza milanese, ha preso di petto i derivati frutti tossici di un albero malato: "poiché l'albero si giudica dai frutti - aggiunse candidamente il banchiere - non possiamo negare di aver fatto errori".

Adesso Modiano e la moglie Barbara Pollastrini solitamente ingioiellata, non hanno voglia di fare polemiche e autocritiche. Tra pochi giorni Giuseppe Bonomi, attuale presidente degli Aeroporti milanesi dovrà lasciare il suo incarico per aver già svolto due mandati. In pole position c'è lui, Pietro Modiano, che è pronto a prendere il volo forte della tesi del socio di minoranza Gamberale per il quale, secondo Il Sole24Ore, bisogna procedere a un ribaltone totale del management di Sea.

3. ALFIO MARCHINI COLTO SUL "FATTO": "LA MIA STORIA PARLA PER ME!"
Nei pub di Londra più fetenti frequentati da Dagospia si racconta che ieri sera intorno alle 17 la Regina Elisabetta è corsa al bagno più volte per un rigurgito di gastroenterite.
Dopo aver sorseggiato il tè offerto da un maggiordomo che nei tratti e nello stile ricordava Vittorio Grilli, la sovrana si è ripresa e si è collegata in streaming con il quotidiano "Il Fatto" per seguire la lunga intervista che il direttore Padellaro e Antonello Caporale hanno fatto ad Alfio Marchini, il manager romano che Elisabetta ha ammirato e premiato durante un torneo di polo.

Ne valeva la pena perché finalmente Alfio il bello che gli avversari di sinistra chiamano "berluschino de Roma" ha potuto volare alto e spiegare meglio la strategia che dovrebbe portarlo in Campidoglio. La Regina Elisabetta non è rimasta colpita dall'idea che l'erede della famiglia di costruttori romani voglia spostare la sede operativa dal Campidoglio al Corviale, l'orrendo serpentone di cemento dove la qualità della vita non esiste.

E non è rimasta nemmeno impressionata quando il 41enne ingegnere ha sparato cannonate nei confronti del sindaco dalle scarpe ortopediche Alemanno che ha tradito una città "con risorse meravigliose sia a destra che a sinistra". A lei, questo sindaco sul quale la Gabanelli sta preparando una micidiale puntata di "Report", non è mai piaciuto.

Nella camera da letto di Buckingham Palace hanno avuto ben altro peso alcune frasi scandite con solennità che Marchini ha pronunciato di fronte ai due giornalisti del "Fatto", il quotidiano che già l'ultima domenica di gennaio gli aveva dedicato un piccolo monumento.

Dopo aver dichiarato con verginale innocenza che la mafia è una cosa seria, Alfio ha svicolato abilmente sui costi della sua campagna e , citando per l'ennesima volta Sant'Agostino, ne ha ripetuto le parole: "ama, fai ciò che vuoi".

Il punto più alto è stato quando tra l'ammirazione palese dei due intervistatori ha detto: "la mia storia parla per me!". Qui la Regina ha avuto un altro attacco di gastroenterite perché le è parso di risentire l'eco delle parole pronunciate durante la Guerra dal Generale De Gaulle e da Winston Churchill.

Poi intorno alle 17,40 quando la trasmissione in streaming è terminata Elisabetta si è ripresa e avrebbe voluto dire al candidato Marchini di fare molta attenzione a quel campione italiano di wrestling che si chiama Goffredo Bettini.

Perfino sulle rive del Tamigi hanno capito che l'ingegnere teneramente cattolico può essere trascinato in Campidoglio per rilanciare quella politica del cemento che ai tempi di Veltroni diede soddisfazioni enormi ai costruttori romani.


4. GRILLI DOVREBBE TENER D'OCCHIO I DATI SFORNATI DA VIA NAZIONALE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ieri durante i lavori del consiglio Ecofin a Bruxelles il pallido ministro Grilli è rimasto spiazzato dall'ultimo bollettino della Banca d'Italia dove si legge che il 65% delle famiglie italiane non riesce più a vivere con lo stipendio.

Ad aprile dell'anno scorso il ministro del Tesoro uscente aveva sostenuto a Washington (proprio davanti al governatore Visco) che nel terzo trimestre ci sarebbe stata "una moderata ripresa". La tesi di un arrivo imminente della ripresa l'ha sostenuta anche poche settimane fa rispondendo a Strasburgo all'impertinente domanda di un europarlamentare tedesco.

Qualcuno dovrebbe avvisarlo che, oltre a guardare le eventuali fatture pagate da Finmeccanica o da chi per essa all'ex-moglie americana, il pallido Grilli dovrebbe tener d'occhio i dati sfornati da via Nazionale".

 

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