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CHE GODURIA LAVORARE ALL'ETRURIA - 17 MILIONI DI EURO IN CONSULENZE IRREGOLARI: LE ACCUSE DI BANKITALIA - IL PADRE DI LADY BOSCHI ERA UN HABITUÉ DELLA PROCURA DI AREZZO, MOLTO ALLEGROTTA CON LE INDAGINI: È FINITO SOTTO INCHIESTA 10 VOLTE DAL 2008, 4 VOLTE DAL PROCURATORE ROSSI. MA RESTA APERTO SOLO UN FASCICOLO, IN FASE DI ARCHIVIAZIONE

1.PM ROSSI HA GESTITO 4 PROCEDIMENTI SU PADRE MINISTRO BOSCHI

 (ANSA) - Sono stati in tutto dieci i procedimenti aperti dalla procura di Arezzo a partire dal 2008 che hanno visto l'ex vice presidente di Banca Etruria, Pierluigi Boschi, nel ruolo di indagato o co-indagato, di cui quattro hanno avuto come titolare l'attuale procuratore Roberto Rossi. Ne resta aperto uno solo su cui c'è una richiesta di archiviazione e che risale al dicembre 2014, quando Rossi era già alla guida della procura toscana.

roberto rossiroberto rossi

 

E' il quadro che emerge dalle carte che la procura generale di Firenze ha inviato al Csm, che deve decidere se c'è stata incompatibilità tra il ruolo di procuratore di Rossi e un incarico di consulenza per il governo svolto dal magistrato sino a dicembre dello scorso anno.

 

Tutti i procedimenti in questione si sono chiusi con l'archiviazione; sull'ultimo deve pronunciarsi il gip , ma dalle carte inviate al Csm non emergerebbe l'ipotesi di reato, che comunque per la procura di Arezzo non ha trovato riscontri, visto che anche in questo caso è stata chiesta l'archiviazione. L'attenzione del Csm è tutta puntata sulle date dei procedimenti. L'incarico di consulenza di Rossi è cominciato con il governo Letta e poi è stato più volte prorogato con l'autorizzazione del Csm vista l'assicurazione del magistrato che non c'erano ragioni di incompatibilità.

MARCO DONATI ROBERTO ROSSI MARIA ELENA BOSCHI AREZZOMARCO DONATI ROBERTO ROSSI MARIA ELENA BOSCHI AREZZO

 

Nell'audizione del 28 dicembre scorso davanti ai consiglieri Rossi non solo aveva confermato di non aver alcun conflitto di interessi ma aveva anche aggiunto di non conoscere nessuno della famiglia Boschi. Lo aveva smentito però un articolo pubblicato da Panorama in cui si raccontava che da sostituto aveva indagato su Pierluigi Boschi, chiedendone il proscioglimento per turbativa d'asta, riciclaggio ed estorsione in relazione a una compravendita immobiliare. Il procuratore aveva allora mandato una lettera al Csm per spiegare che non aveva parlato di quelle indagini solo perchè nessuno gli aveva posto una domanda specifica e confermando che non aveva mai visto di persona il padre del ministro.

 

ROBERTO ROSSIROBERTO ROSSI

Ma a quel punto la Prima Commissione, che si stava avviando per l'archiviazione del fascicolo, ha riaperto il caso, di cui si sta occupando anche il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Dalle carte giunte da Firenze emerge ora un quarto procedimento di cui Rossi si è occupato e che è stato definito subito anche in questo caso con il proscioglimento.

 

La lente di ingrandimento dei consiglieri è puntata sulle date di questi procedimenti, anche tenuto conto che prima di diventare procuratore nel luglio del 2014 Rossi ha avuto la reggenza dell'ufficio e dunque anche il coordinamento di tutti i procedimenti. La decisione su come chiudere il caso sarà presa probabilmente l'11 febbraio.

 

 

2.IL DISSESTO DI ETRURIA E QUEI 17 MILIONI DI CONSULENZE IRREGOLARI - GLI ISPETTORI DI BANKITALIA: INCARICHI DOPPI E SPESSO INUTILI

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

In due anni hanno pagato consulenze per oltre 17 milioni di euro. Incarichi esterni — ritenuti in molti casi inutili dagli ispettori di Bankitalia — autorizzati con delibere risultate illegittime o addirittura illecite perché attestavano dati falsi. E ancora «lavori affidati a professionisti diversi, ma che avevano come oggetto la stessa materia».

 

PIER LUIGI BOSCHIPIER LUIGI BOSCHI

C’è pure questo tra i documenti allegati alla relazione del liquidatore Giuseppe Santoni per chiedere lo stato di insolvenza di Banca Etruria. Nella battaglia di lunedì mattina tra il commissario e gli ex vertici dell’istituto di fronte al Tribunale di Arezzo che dovrà decidere se accogliere l’istanza, rischia di finire sotto osservazione anche il lavoro dei magistrati che da oltre tre anni indagano sul dissesto.

 

Le ispezioni ordinate da Palazzo Koch e lo stesso dossier di Santoni evidenziano infatti numerose irregolarità — compiute dai vertici — che non sono mai state contestate.

Le 102 fatture in 2 anni

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Tra il 2013 e il 2014 «risultano pagati lavori di consulenza per 17 milioni e e 381 mila euro». Il lavoro degli ispettori evidenzia «varie anomalie» nelle 102 fatture emesse, ma soprattutto «una serie di debolezze di processo» e per questo era stato chiesto ai vertici — l’allora presidente Lorenzo Rosi e i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena — «il rafforzamento dei presidi per una gestione più puntuale delle spese» che invece non risulta effettuato.

 

In particolare viene contestato il «pagamento di 35 fatture a fronte di prestazioni non preventivamente contrattualizzate» per 2 milioni e 666 mila euro, 4 per 180 mila euro e una di 2 milioni e 283 mila euro «da parte del servizio amministrazioni fornitori in assenza di delibera». Sono invece 14, per un totale di 180 mila euro, le fatture «per delibere di importo inferiore a quanto pagato».

 

Ben più alto, 5 milioni e 118 mila euro il valore delle fatture giustificate da «delibere con importo generico» e addirittura 17 fatture per un totale di due milioni e 815 mila euro «per le quali la data della delibera è successiva alla data del contratto o della fattura». Comportamenti contestati anche all’ex direttore generale che sarebbe andato in svariati casi oltre i propri poteri.

LORENZO ROSI 2LORENZO ROSI 2

 

I prelievi sui conti

Tra le anomalie contestate c’è anche la provenienza del denaro utilizzato per pagare i professionisti esterni.

 

Le verifiche degli ispettori hanno infatti accertato che non sempre sono stati utilizzati i conti normalmente «dedicati» alle consulenze e questo fa sospettare che in alcuni casi il versamento possa aver preso strade diverse. Il mancato rispetto delle «strategie e dei budget aziendali» viene infatti sottolineato proprio per sollecitare ulteriori controlli e soprattutto per evidenziare come tutti questi sprechi abbiano contribuito a provocare il dissesto che ha portato Etruria al fallimento.

 

ignazio viscoignazio visco

Nelle relazioni di Bankitalia — che danno conto delle ispezioni terminate nel febbraio 2015 con la decisione di commissariare la Banca — appare evidente come nel comportamento dei vertici ci siano gli estremi per procedere penalmente ipotizzando il falso in bilancio, ma soprattutto il reato di aggiotaggio informativo. Una strada che i magistrati guidati dal procuratore Roberto Rossi hanno invece scelto finora di non percorrere, nonostante le sollecitazioni contenute nei dossier.

 

E proprio su questo si giocherà l’esito dell’udienza di lunedì mattina durante la quale Santoni insisterà sulla necessità di dichiarare lo stato di insolvenza. Evidenziando come la situazione patrimoniale sia stata causata da operazioni di dissipazione che configurano una bancarotta fraudolenta.

fsarzanini@corriere.it

 

 

3.«PROCESSO PER I VERTICI ETRURIA» L' ACCUSA: OSTACOLI AI CONTROLLI

Fabrizio Boschi per “il Giornale

 

E pur (qualcosa) si muove. Così come disse Galileo Galilei nel 600 al tribunale dell' Inquisizione, oggi gli obbligazionisti truffati lo dicono al tribunale di Arezzo. Dopo settimane di incomprensioni, silenzi, contraddizioni e insinuazioni, il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, si ficca dentro al pantano di Banca Etruria. E lo fa puntando dritto verso gli ex capi dell' istituto.

 

ignazio visco mario draghiignazio visco mario draghi

I rinvii a giudizio per Giuseppe Fornasari che ha rivestito il ruolo di presidente fino all' aprile del 2014, per Luca Bronchi, suo direttore generale che restò in carica qualche mese in più e per Davide Canestri, direttore centrale, sono arrivati prima della fatidica data dell' 8 febbraio, quando il collegio fallimentare si riunirà per discutere lo stato di insolvenza presentato dal commissario liquidatore, Giuseppe Santoni, propedeutico per ipotizzare il reato di bancarotta fraudolenta contro gli ex amministratori: l' ex presidente Lorenzo Rosi, i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro Maria Elena, oltre a tutti i membri del cda dal 2010 in poi.

 

Due le contestazioni della procura: la cessione della società Palazzo delle Fonti, che conteneva quasi tutto il patrimonio immobiliare della banca e la non corretta comunicazione, nel 2012, della situazione economica e patrimoniale della banca. I tre sono accusati di ostacolo alle autorità di vigilanza, con pene dai 4 agli 8 anni, aggravate dal fatto che Banca Etruria è quotata in borsa, avendo fornito a Banca d' Italia dati non veritieri sulla situazione già disastrosa dell' istituto. Per qualche giorno la palla passa agli avvocati difensori, rispettivamente Antonio D' Avirro, Antonio Bonacci e ancora Luca Fanfani (figlio dell' ex sindaco Giuseppe, già legale della famiglia Boschi, oggi membro laico del Csm in quota renziana), che possono chiedere interrogatori o integrazioni di documenti.

giuseppe fanfani ex sindaco arezzo oggi csmgiuseppe fanfani ex sindaco arezzo oggi csm

 

L' udienza davanti al gup resta comunque fissata: 10 marzo.

Voci di corridoio davano da tempo il procuratore Rossi pronto all' attacco. La chiusura indagini del primo filone dell' inchiesta, appunto sull' ostacolo alla vigilanza, era nell' aria, così come gli sviluppi sul secondo fascicolo, quello su alcune fatture che, per la procura, sono state emesse per operazioni inesistenti. Da questo filone d' inchiesta esce Rosi, l' ultimo presidente della banca, indagato nel terzo fascicolo sul conflitto di interessi, insieme all' ex consigliere Luciano Nataloni (già vicepresidente di Banca Federico Del Vecchio acquisita nel 2006 da Etruria), titolare dello studio commerciale associato di Firenze che ha come clienti alcune delle aziende finanziate dalla banca.

 

La procura ipotizza per loro il conflitto di interessi per circa 185 milioni di euro di fondi deliberati, di cui ne sarebbero stati erogati realmente 140 a vantaggio di ex membri del cda ed ex sindaci revisori.

 

giuseppe fornasarigiuseppe fornasari

L' inchiesta su Fornasari, Bronchi e Canestri, invece, è stata aperta dalla procura aretina a fine 2013, dopo che a Rossi arrivò la relazione degli ispettori di Bankitalia su Etruria i quali avanzavano criticità di rilevanza penale nel bilancio 2012, ovvero quando Pierluigi Boschi, faceva già parte del cda della banca, chiamato dallo stesso Fornasari (presidente dal 2009) come rappresentante del mondo dell' agricoltura e della Coldiretti.

 

Tanto per definire un po' il personaggio, Fornasari è nel board della banca dal 2005: democristiano di ferro, deputato per quattro legislature, sottosegretario di due governi Andreotti, ma in particolare grande esperto di nomine bancarie ed amico dei pezzi da novanta della finanza, quelli che in quegli anni si spartivano le poltrone delle Casse di Risparmio.

david canestridavid canestri

 

Fornasari divenne presidente nel 2009 succedendo al massone Elio Faralli (morto nel 2013), padre-padrone di Popolare Etruria per 29 anni, appartenente alla loggia del Grande Oriente, al termine di un duro scontro tra massoneria e Opus Dei.

 

 

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