collezione torlonia

GUERRA FRA PRINCIPI - DISSEQUESTRATO IL TESORO DEI TORLONIA (2 MILIARDI DI VALORE): IL GIUDICE RESPINGE IL RICORSO DI CARLO, FIGLIO DEL PRINCIPE ALESSANDRO, CONTRO FRATELLI E NIPOTE - LI ACCUSAVA DI VOLER VENDERE LA MITICA COLLEZIONE DI MARMI ALL'ESTERO PER RIPIANARE I CONTI DELLA BANCA DEL FUCINO, DA FONDERE CON IGEA BANCA. MA QUELLA DELIBERA È STATA SOSPESA - E IL RESTO DELLA FAMIGLIA COMMENTA COSÌ…

Alessia Marani per ''Il Messaggero''

ALESSANDRO POMA MURIALDO GIUSEPPE DI PAOLA

 

 

Revocato il sequestro giudiziario di tutti i beni della famiglia Torlonia, giudicato dall' ottava sezione del Tribunale civile di Roma «inammissibile» il reclamo presentato da Carlo Torlonia contro i fratelli minori, Paola, Francesca e Giulia, nonché il nipote Alessandro Poma Murialdo. Si chiude così la dolorosa controversia interna allo storico casato romano sulla maxi-eredità lasciata dal principe Alessandro alla sua morte, avvenuta a 92 anni, nel dicembre del 2017.

 

Nel mirino un patrimonio tra palazzi, dimore storiche, opere d' arte, quote societarie e conti correnti, stimato in almeno due miliardi di euro. Il cui pezzo forte è costituito soprattutto dalla famosa Collezione di marmi originali del mondo romano e greco valutata dalla Sovrintendenza in circa 600 milioni di euro.

 

villa albani torlonia 4

Carlo Torlonia, primogenito di Don Alessandro, aveva impugnato il testamento convinto che quella sterminata eredità non fosse stata ripartita a dovere, chiedendo «l' accertamento della lesione della propria quota legittima». Per questo tra il novembre e il dicembre del 2018 era stato emesso un provvedimento di sequestro giudiziario e conservativo che, però, adesso il Tribunale ha revocato.

 

IL PRONUNCIAMENTO

Ma con un' ordinanza firmata dal presidente Eugenio Curatola, adesso, il collegio giudicante non solo dissequestra ogni bene ma dichiara «l' inammissibilità del reclamo incidentale proposto da Carlo Torlonia». In particolare, il Collegio «ritiene che - si legge nel dispositivo - allo stato, la dedotta lesione della quota di legittima non è suffragata da sufficienti elementi di prova, apprendo, al contrario difficilmente ravvisabile».

PAOLO VI CON ALESSANDRO TORLONIA E ASPRENO COLONNA ULTIMI ASSISTENTI AL SOGLIO PONTIFICIO

 

Premettendo la rilevante entità del compendio ereditario (oltre alla collezione di marmi, «le inestimabili proprietà di Villa Torlonia, già Villa Albani, delle collezioni d' arte in questa custodite e altri beni»), il Tribunale rileva che «Carlo Torlonia non è stato pretermesso e che, anzi, con il testamento gli sono state attribuite quote di beni in misura superiore alla quota di 1/6 spettante come legittima», riferendosi soprattutto «alla stessa proprietà di Villa Torlonia, alla Collezione di marmi, alla cappella in San Giovanni in Laterano, alla collezione di vasi etruschi, ai beni della moglie di Alessandro», tenendo conto anche delle «donazioni effettuate in favore dello stesso Carlo».

marmi torlonia

 

LE ACCUSE

Il primogenito dei Torlonia parlò di presunte «firme falsificate» del padre, di «conti correnti chiusi» e confuse operazioni societarie effettuate prima del decesso a suo danno. Sospettando che il resto della sua famiglia volesse «vendere all' estero» parte della collezione privata per fare cassa e ricapitalizzare l' antica Banca del Fucino per rendere operativa la fusione con il gruppo Igea Banca. Anche su questo punto, argomentando più in generale la non necessità del sequestro dei beni, il Tribunale ha commentato che «il prospettato pericolo risulta insussistente vista la sopravvenuta sospensione delle delibere con le quali era stato approvato il progetto di fusione».

 

Non solo. Non risparmiò critiche al nipote Alessandro Poma Murialdo, figlio di Paola, che il nonno nominò curatore testamentario, accusato di non avere agito in maniera equa. «Ora il Tribunale riconosce che le cose erano state fatte correttamente - fa sapere la famiglia - e che neanche il sequestro aveva senso. Rimane pur sempre una vicenda lacerante che mai avremmo voluto affrontare». Intanto il restauro della Collezione d' arte, in capo alla Fondazione Torlonia, va avanti e tramite un accordo con il Mibact, presto potrà essere esposta per la prima volta al pubblico nella Capitale.

fanciulla torlonia ritrovata a vulcimarmi della collezione torlonia

 

sarcofago collezione torlonia

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...