MENTRE TUTTI GUARDANO ALLA GREXIT, IN VENETO IL RISIKO BANKARIO CAMBIA LA FACCIA ALLA FINANZA ITALIANA - MENEGUZZO, BIAZI E ZONIN GIOCANO A RISIKO, MENTRE LA CATTOLICA ASSICURAZIONI RESTERA' L'UNICA QUOTATA CON VOTO CAPITARIO. E POTREBBE CRESCERE IN POP. VICENZA

Camilla Conti per "il Giornale"

 

antonio patuelli premia gianni zoninantonio patuelli premia gianni zonin

Sono entrate nel vivo le grandi manovre dei dogi della finanza veneta che devono fare i conti con la riforma delle Popolari, e dunque con la trasformazione in spa, decisa dal governo Renzi in vista del nuovo risiko teso al consolidamento del settore invocato dalla Bce.

 

La rivoluzione a Nordest investirà il feudo vicentino della Pop Vicenza, sorvegliata speciale della Bce e avviata verso la quotazione in Borsa nel 2016, e quello veronese del Banco Popolare (che oggi in cda indicherà i suoi advisor), passando per Montebelluna (altra sorvegliata con attenzione dalla Bce) dove ha sede Veneto Banca. Chi scommetterà sulla nuova veste delle banche venete partecipando anche, da azionista, al prossimo valzer di acquisizioni?

 

ROBERTO MENEGUZZO ROBERTO MENEGUZZO

Sullo sfondo si muove la Fondazione Cariverona di Paolo Biasi la cui potenza di fuoco sul fronte degli investimenti futuri sfiorerà il miliardo (cifra ottenuta sommando i 250 milioni di liquidità già in cassa con i circa 400 milioni che potrebbe incassare dall’alleggerimento in Unicredit imposto dall’autoriforma delle fondazioni più altre eventuali dismissioni), mentre le Generali sono concentrate sul business internazionale e al momento restano a bordo pista.

 

Paolo Biasi Paolo Biasi

Sullo scacchiere potrebbe invece muoversi un’altra compagnia assicurativa su cui vanno tenuti i riflettori accesi, cioè la Cattolica, che ha chiuso il 2014 con 107 milioni di utile, ha distribuito ai soci 35 centesimi di dividendo e può contare su circa due miliardi di riserve tecniche. Ma soprattutto è l’unica cooperativa assicurativa quotata a Piazza Affari. Nella furia rottamatrice di inizio anno a Palazzo Chigi si sono infatti dimenticati della compagnia veronese. Risolto il problema del voto capitario a valle con la riforma delle banche popolari, il governo potrebbe presto ritrovarselo a monte con la presenza di una mutua nel salotto buono dei soci.

 

BANCA POPOLARE DI VICENZA BANCA POPOLARE DI VICENZA

La Cattolica, infatti, non solo ha le casse piene, ma è anche legata fino al 2022 da un rapporto di partnership strategica e industriale con la Popolare di Vicenza: l’istituto di Gianni Zonin è socio di maggioranza dei veronesi con il 15% (su cui ha una minusvalenza stimata sui 250 milioni, avendo i titoli a un prezzo di carico medio intorno ai 17 euro) e Cattolica a sua volta ha investito 50 milioni nella Vicenza di cui è azionista con lo 0,9% (partecipazione cui aggiunge in portafoglio lo 0,2% in Veneto Banca e lo 0,5% di Ubi).

 

VENETO BANCA VENETO BANCA

Non solo. Il presidente Paolo Bedoni ha già lasciato intendere nei mesi scorsi di voler partecipare al risiko delle Popolari in veste di polo aggregante strizzando l’occhio proprio all’«amica» vicentina che peraltro starebbe per mettere in cantiere un aumento di capitale di 1,5 miliardi (oggi è in calendario il comitato esecutivo dove sarà fornito un aggiornamento sul rafforzamento patrimoniale).

 

Secondo alcuni analisti l’operazione potrebbe avvenire a sconto, con un’offerta anche tra 10 e 15 euro, quindi assai interessante per chi come Cattolica ha munizioni da spendere. Non sembra dunque un caso che sulla compagnia scaligera abbia scommesso Palladio Finanziaria rilevando il 2,044% con un esborso di 24 milioni. Proprio mentre sta sciogliendo lo storico legame con le Generali (di cui ormai ha meno del 2%) perché l’investimento non risponde più alle logiche di business che l’avevano sostenuto. Molto più attraente puntare sulla cooperativa Cattolica.

 

ASSICURAZIONI  CATTOLICA  ASSICURAZIONI CATTOLICA

Per il governo è un’anomalia da sanare, in quanto destinata a rimanere nei prossimi mesi l’unica società finanziaria quotata in Borsa a mantenere il voto capitario. Per il mercato ha quindi un atout in più se un giorno dovesse trasformarsi in spa. E anche prima, se dovesse diventare un azionista importante della «nuova» Vicenza aperta al mercato ma controllata da una cooperativa. Alla faccia della riforma Renzi.

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…