carige

''INVESTIRE SOLDI PUBBLICI SAREBBE MENO COSTOSO DELL'INSTABILITÀ FINANZIARIA'' - BANKITALIA NON CHIUDE ALL'INTERVENTO DELLO STATO IN CARIGE, ANZI: IL DIRETTORE GENERALE IN AUDIZIONE AL PARLAMENTO DICE CHE ''L'ARRIVO DI SOCI PRIVATI È NELL'INTERESSE DI TUTTI, MA BISOGNA EVITARE ALTRI DANNI'' - DOMANDINA: MA CHI SAREBBERO 'STI PRIVATI CHE TUTTI EVOCANO? E' LA SOLITA MANFRINA PRIMA CHE POI ARRIVI COMUNQUE IL TESORO, COME FU CON MPS?

Manola Piras per www.startmag.it

CARIGE

 

Bankitalia non critica la prospettiva di un intervento dello Stato in Carige. E’ quello che si desume dall’intervento oggi in Parlamento del direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

 

LE NOVITA’ DI BANKITALIA SU CARIGE

La scelta del governo di “prevedere l’eventualità di una ricapitalizzazione precauzionale della banca (definito extrema ratio, ndr) risponde all’esigenza di tutelare la stabilità finanziaria in ogni evenienza e di evitare una possibile crisi di fiducia, con ripercussioni negative sul corretto funzionamento del sistema finanziario”. E anche se si procedesse a una ricapitalizzazione precauzionale, ”gli esborsi di risorse pubbliche sarebbero comunque inferiori ai ben più ingenti costi economici e sociali che deriverebbero da fenomeni di instabilità finanziaria”, ha detto Panetta in un’audizione davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato sul” disegno di legge di conversione del decreto legge 1/2019, recante misure urgenti a favore di Banca Carige”.

FABIO PANETTA

 

L’ingresso dello Stato nel capitale delle banche “credo non sia nell’interesse di nessuno, a meno che non ci sia l’esigenza di evitare danni peggiori: la soluzione che si sta ricercando è di mercato”, ha poi aggiunto Panetta, rispondendo alle domande dei parlamentari.

 

LE PROSPETTIVE DI CARIGE SECONDO BANKITALIA

Per Carige arrivi un partner in tempi contenuti. Nel futuro dell’istituto di credito genovese la Banca d’Italia vede con favore un’aggregazione, definita “la soluzione più adeguata” per risolvere la crisi.

vittorio malacalza

 

ECCO CHE COSA HA DETTO PANETTA (BANKITALIA) DEL DECRETO SU CARIGE

“Un’operazione di aggregazione rappresenta la soluzione più adeguata ed efficace per preservare tali valori e sfruttare le potenzialità inespresse – ha spiegato -, salvaguardando nel contempo sia i depositanti sia le famiglie e le imprese finanziate dalla banca”. E’ “auspicabile”, ha sottolineato Panetta, che “la ricerca di un partner – deliberata dal CdA di Banca Carige lo scorso novembre – si concluda con esito positivo in tempi contenuti”.

 

TUTTI I SUGGERIMENTI DELLA BANCA D’ITALIA SU CARIGE

In quest’ottica Bankitalia suggerisce di “procedere speditamente nelle iniziative di ristrutturazione aziendale avviate dai commissari straordinari”, nominati il 2 gennaio scorso a seguito delle dimissioni del Consiglio d’amministrazione dell’istituto avvenute a fine dicembre. Pochi giorni prima, l’assemblea di Banca Carige non aveva deliberato l’operazione di rafforzamento patrimoniale prevista dal piano di conservazione del capitale approvato dal Cda stesso e trasmesso alla Banca Centrale Europea il 30 novembre. “L’amministrazione straordinaria – ha ricordato il dg di Palazzo Koch – è volta a fronteggiare l’incertezza derivante dalle difficoltà nella governance e a individuare le soluzioni più idonee a preservare la stabilità della banca, prima fra tutte una soluzione basata sul ricorso al mercato”.

 

IL DECRETO DEL GOVERNO

Per quanto riguarda poi il decreto varato l’8 gennaio scorso, “la soluzione individuata nel DL è da apprezzare alla luce dei vincoli imposti dal nuovo contesto regolamentare europeo, che precludono l’adozione di interventi a cui in passato si è fatto ricorso per affrontare situazioni di crisi” ha commentato Panetta.

 

mario draghi

LE CARATTERISTICHE DI CARIGE SECONDO BANKITALIA

In particolare, sul fronte degli interventi pubblici di sostegno contemplati nel dl, il direttore generale dell’Istituto centrale ha evidenziato come siano destinati a una banca “solvibile” e che “presenta valori e potenzialità da non disperdere”. Tra questi ha elencato il “forte radicamento in tre regioni (Liguria, Lombardia e Lazio)”, “l’elevata fidelizzazione della clientela”, “gli ampi margini di miglioramento in termini di costi, efficienza e produttività della rete distributiva”, “il potenziale per ridurre – mediante l’utilizzo di modelli per il calcolo dei requisiti patrimoniali – l’assorbimento patrimoniale a fronte dei rischi assunti”.

 

SARA’ LO STATO A RICAPITALIZZARE CARIGE?

Di sicuro, seppure “il rafforzamento di Banca Carige va perseguito innanzitutto mediante strumenti di mercato”, la scelta del governo di “prevedere l’eventualità di una ricapitalizzazione precauzionale della banca (definito extrema ratio, ndr) risponde all’esigenza di tutelare la stabilità finanziaria in ogni evenienza e di evitare una possibile crisi di fiducia, con ripercussioni negative sul corretto funzionamento del sistema finanziario”. E anche se si procedesse a una ricapitalizzazione precauzionale, comunque “gli esborsi di risorse pubbliche sarebbero comunque inferiori ai ben più ingenti costi economici e sociali che deriverebbero da fenomeni di instabilità finanziaria”.

conte e tria

 

Nel caso di Banca Carige “non c’era alcun piano preordinato di chiedere soldi allo Stato”: ne e’ convinto il vicedirettore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta secondo il quale “non credo che sia nell’interesse di nessuno che lo stato entri nelle banche”. Rispondendo alle domande dei parlamentari delle commissioni Finanze di Camera e Senato nell’audizione sulla conversione del Dl contenente misure urgenti per Carige, Panetta ha ribadito che “c’era soluzione privata già organizzata ma c’è stata una legittima posizione dell’azionista che non l’ha fatta passare”, riferendosi alle decisioni della famiglia Malacalza. Secondo il numero due della Bankitalia, inoltre, 320 milioni dei 400 di capitale necessari “erano già li'” ed erano soldi privati stanziati con l’intervento mutualistico delle banche. “Se si fossero trasformati in capitale oggi non saremmo qua e la banca sarebbe a posto”.

 

(Estratto di un articolo di Policy Makerqui l’articolo integrale di Manola Piras)

 

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