LA FORTUNA DI NON CONOSCERE IL VERO PADRE - COSA UNISCE STEVE JOBS, JEFF BEZOS DI AMAZON E LARRY ELLISON DI ORACLE? I TRE GENI CHE HANNO CAMBIATO IL WEB SONO STATI TUTTI ADOTTATI - PER GLI PSICOLOGI C'È UNA RELAZIONE FRA ESSERE STATI ADOTTATI E SVILUPPARE UNA PERSONALITÀ NARCISISTICA, ESSERE ANIMATI DA GRANDI VISIONI, INNOVARE E STRAVOLGERE LO STATUS QUO, MA ANCHE ESSERE EMOTIVAMENTE ISOLATI E TENDENTI A SCOPPI DI COLLERA SE MINACCIATI…
Maria Teresa Cometto per "CorrierEconomia"
Che cos'hanno in comune Steve Jobs, Jeff Bezos e Larry Ellison? Non solo essere i fondatori di tre fra le maggiori aziende americane dell'alta tecnologia, rispettivamente Apple, Amazon.com e Oracle. Ma anche qualcosa di molto più personale: tutti e tre sono stati adottati e non hanno mai incontrato il loro padre biologico. Jobs, scomparso lo scorso 5 ottobre, era nato 56 anni fa da una studentessa universitaria 23enne che lo diede subito in adozione alla coppia Clara e Paul Jobs: da adulto ha poi conosciuto la madre biologica e ha saputo chi era il padre (un siriano musulmano ora manager di un casinò in Nevada), ma non ha mai voluto parlarci.
La mamma del 67enne Ellison aveva 19 anni quando fu messa incinta da un pilota italo-americano dell'aviazione militare Usa, trasferito oltreoceano prima di sapere della gravidanza: così decise di affidare il figlio ai propri zii Lillian e Louis Ellison. Bezos, 47 anni, è l'unico ad essere cresciuto con la sua vera madre, Jackie, che era sposata a Ted Jorgensen ma giovanissima, solo 17enne: il suo matrimonio durò solo un anno e si risposò quando Jeff aveva quattro anni con Miguel Bezos, un immigrato cubano arrivato negli Usa senza un soldo, ma riuscito poi a laurearsi e diventare ingegnere. Miguel ha adottato e ha dato il suo cognome a Jeff, che lo considera il proprio vero padre.
Secondo gli psicologi c'è una relazione fra essere stati adottati e sviluppare una personalità narcisistica. E tutti e tre questi personaggi dell'high-tech sono leader narcisisti, come li ha definiti Michael Maccoby sulla «Harvard Business Review» con un articolo premiato dal «McKinsey award» (gennaio-febbraio 2000): animati da grandi visioni, portati a innovare e stravolgere lo status quo, carismatici e capaci di attrarre moltitudini di seguaci, ma anche emotivamente isolati e tendenti a scoppi di collera quando si sentono minacciati.
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