mary barra sergio marchionne

NON SOLO LA BARRA SBARRÒ LA STRADA A MARPIONNE - LA LETTERA CON CUI L'AD FIAT AVREBBE LANCIATO L'OPA OSTILE SU GENERAL MOTORS. NEL LIBRO DI TOMMASO EBHARDT DI 'BLOOMBERG', PER 10 ANNI ALLE CALCAGNA DEL MANAGER, SI RACCONTA IL MOMENTO CHE AVREBBE CAMBIATO PER SEMPRE IL MERCATO DELL'AUTO. MA ANCHE LA DIFFICILE SUCCESSIONE TRA ALTAVILLA, PALMER E MANLEY - I RUOLI DI MARY BARRA, ELKANN, OBAMA

TOMMASO EBHARDT MARCHIONNE

Paolo Griseri per “la Repubblica

 

Una lettera. Un documento che avrebbe potuto cambiare i destini dell' industria dell' auto.

E che non venne mai usato. Per opportunità. Perché non puoi entrare nei salotti di Washington e fare a pezzi la cristalleria. Con quella lettera Sergio Marchionne avrebbe lanciato l' opa ostile sulla General Motors. Ottenendo da banche e investitori linee di credito per circa 60 miliardi di dollari, la somma necessaria all' operazione. Cifra enorme per un obiettivo ambizioso: creare il più grande produttore mondiale di automobili.

 

MARY BARRA SERGIO MARCHIONNE

«Sergio Marchionne sa che l' operazione è molto rischiosa, che in un attacco del genere si potrebbe giocare tutta la carriera», rivela Tommaso Ebhardt nel libro-racconto sui suoi 10 anni di cronista incaricato da Bloomberg di seguire l' allora amministratore delegato di Fiat.

 

Probabilmente il testo definitivo, certamente il più informato sulla parabola del manager di Chieti.

Aggiunge Ebhardt: «Marchionne valuta l' operazione. Parla con diverse banche, americane ed europee. Trova alcuni pronti ad appoggiarlo. Ha in tasca una lettera che gli garantisce il finanziamento necessario a lanciare un' opa ostile contro General Motors, mi confiderà anni dopo. Una lettera firmata da una banca del vecchio continente disposta a finanziare economicamente la scalata».

 

obama marchionne

Nella primavera del 2015, quando Marchionne studia l' operazione, Mary Barra è appena arrivata al vertice di General Motors. È la prima donna a guidare il gigante di Detroit. Nella ricostruzione di Ebhardt, questo è un elemento che finisce per giocare contro la fusione: «Non ci sono le condizioni neanche per Warren Buffett. L' oracolo di Omaha, uno dei principali azionisti di Gm, è da sempre il punto di riferimento del presidente di Fiat, John Elkann...Buffett fa capire a Elkann che non ha senso buttarsi in un' impesa disperata come quella di scalare Gm. Da Washington arrivano al numero uno degli Agnelli e al manager consigli simili: Mary Barra ha diritto di avere la sua chance senza essere attaccata».

 

Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler

Messaggio chiaro: gli uomini dei palazzi di Washington sono contrari alla scalata. Marchionne non porterà mai la lettera delle banche in consiglio di amministrazione. Anzi. Pochi mesi dopo, il 10 gennaio 2016, la sera prima dell' apertura del Salone di Detroit, nel garage della sua casa in Michigan metterà a punto con John Elkann la strategia: «Non parliamo più di fusioni. Ora devo guardarmi in casa e sputare l' anima per far esprimere al gruppo tutto il suo potenziale. Il mio compito è lasciare una cucina in ordine al prossimo chef».

 

OBAMA E MARCHIONNE JUST MARRIED

La testimonianza di Ebhardt è un' importante conferma di ciò che era trapelato senza dettagli all' epoca: il manager aveva il colpo in canna per conquistare Gm ma venne fermato dall' ostilità di Washington e dai dubbi degli stessi azionisti di Fca. Non è solo una storia passata. Perché il tema delle alleanze è attualissimo e lo stesso Lingotto non esclude affatto che si possa arrivare a un accordo con un altro costruttore.

Marchionne e Obama

 

Nel libro testimonianza Ebhardt rivela che già nel 2013 erano iniziati i contatti con i francesi di Peugeot, che oggi sembrano tornati d' attualità. « Quella volta - racconta - l' interlocutore di Fca è Emmanuel Macron. Il futuro presidente della Repubblica è vicesegretario generale dell' Eliseo. L' opzione interessa a Marchionne e a Elkann. Parigi alla fine decide diversamente, salva Peugeot con un investimento diretto, in un aumento di capitale che porta anche i cinesi di Dongfeng tra gli azionisti».

 

TOMMASO EBHARDT

Ma nella vicenda delle alleanze, nel diverso atteggiamento di Marchionne, desideroso di chiudere ad ogni costo, e di Elkann, più prudente, c' è il nodo di fondo della vicenda personale del manager: l' ossessione per il tempo. È sempre il tempo che lo spinge ad accelerare, a bruciare le tappe. Non solo perché la vecchia Europa viaggia a velocità più lente di quanto accade nel resto del mondo. Ma anche perché lui, Sergio Marchionne, sa che il tempo a sua disposizione sta consumandosi. Il giovane Elkann non solo ha un altro ruolo ma anche una diversa prospettiva.

 

Marchionne non si immaginava che il tempo per lui fosse così breve. La ricostruzione di Ebhardt, le stesse confessioni del manager al cronista confermano che la morte nella clinica svizzera, il 25 luglio scorso, è stata imprevista. Il manager sapeva, e non disse, di avere una grave malattia ma non pensava certo che quella operazione alla spalla avrebbe avuto per lui esiti letali.La ricostruzione di quegli ultimi giorni per chi ha avuto occasione di conoscere Sergio Marchionne è la parte più toccante del libro.

mary barra donald trump sergio marchionne

 

E chiarisce anche attraverso quale selezione si è giunti, in quelle drammatiche ore, alla scelta di Mike Manley come numero uno. Già a gennaio Marchionne aveva confidato che « i candidati sono quei tre di cui parlate sui giornali».

 

I tre erano Manley, il capo della finanza Richard Palmer e Alfredo Altavilla il capo dell' Europa. Ma a luglio, quando Elkann è ormai solo a dover prendere la decisione Ebhardt spiega che «sono rimasti due nomi da portare in consiglio: Manley e Palmer. Il direttore finanziario non se la sente di prendere il posto del Dottore, Manley sì».

 

Più recentemente, in occasione dell' assemblea di Amsterdam, Palmer è entrato nel consiglio di amministrazione aumentando il suo peso al vertice. Che cosa resta della disperata corsa contro il tempo di Sergio Marchionne? Oltre ai conti in ordine di Fca, rimane una visione, un' idea del capitalismo e dell' Occidente. La scommessa che si possano superare i muri culturali che oggi invece la politica costruisce. «Quando morirò - gli confidò una volta uno dei negoziatori di Obama voglio che sulla mia tomba ci sia solo una scritta: "Quest' uomo ha fatto la differenza"». Marchionne quella frase l' ha fatta sua.

elkann marchionneJOHN ELKANN E SERGIO MARCHIONNE jpegJohn Elkann con MArchionne manley marchionnemanley marchionneSERGIO MARCHIONNE TOMMASO EBHARDT E MATT MILLER

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…