TITANIC PER COSTA CROCIERE? - ORMAI IL PROCESSO HA PRESO LA PIEGA DEFINITIVA: IL COMANDANTE CHE AMA L’INCHINO VS COSTA CROCIERE, COSTA CROCIERE VS SCHETTINO, PASSEGGERI VS CARNIVAL (CASA MADRE DELLA COMPAGNIA DI CROCIERE) - L’AVVOCATO EAVES, CHE DIFENDE 500 PASSEGGERI STATUNITENSI, PROMUOVE UNA CLASS ACTION DA 2 MILIONI A TESTA: “STANDARD DI SICUREZZA TOTALMENTE INADEGUATI…”
1- L'AUDIO ARRIVA IN AULA "STANOTTE Ã FINITA LA MIA CARRIERA"
Grazia Longo per "La Stampa"
Da un lato c'è la perizia sulla scatola nera, con la registrazione inequivocabile di quanto avvenne sulla plancia di comando prima e dopo lo scontro sullo scoglio la sera del 13 gennaio, avvenuto alle 21.45 e 7 secondi. Dal «Madonna ch'aggio combinato» di Schettino alle 21.45 e 22 secondi, al «Fabì ho finito la mia carriera di comandante», sempre lui (stavolta rivolto alla moglie) alle 23.08 e 2 secondi, passando al «Mi sento in colpa» del maitre Antonello Tievoli (per cui era stato realizzato l'inchino al Giglio) alle 21.46 e 13 secondi.
Ma da un altro lato c'è la guerra ingaggiata tra Schettino e la Costa. La società era stata informata o no delle dimensioni del disastro? E ancora: perché Schettino diede l'allarme solo un'ora dopo, alle 22.51 e 10 secondi? Decise in modo autonomo di ritardare l'allarme d'emergenza o gli venne suggerito da Ferrarini? La scatola nera infatti ha rivelato quanto venne pronunciato sulla plancia, mentre non esistono registrazioni di ciò che disse il responsabilità dell'unità di crisi Roberto Ferrarini a Schettino. Un nodo cruciale non da poco, perché la perizia dimostra che il comandante, nonostante qualche esitazione, avvertì Ferrarini. «Roberto ho fatto un casino» gli riferisce alle 21.56 e 19 secondi, ma alle 22.06 e 27 secondi minimizza «Non andiamo a fondo, a fondo non andiamo».
Che cosa gli ha risposto Ferrarini? Quali indicazioni gli ha dato? Il difensore di Schettino, l'avvocato Bruno Leporatti accusa: «Assistiamo a un significativo mutamento di posizione da parte di Costa Crociere la quale dopo avere sino ad oggi (ieri per chi legge, ndr) sostenuto che l'unità di crisi non era stata messa in condizione di poter salvare la nave perché ingannata da Schettino in ordine alla consistenza dell'incidente ed alle sue conseguenze, ora, messa di fronte alle informazioni fornite dal comandante, e riportate nella perizia, afferma per bocca dei suoi legali, che la sua struttura di terra ed i suoi componenti nulla avrebbero potuto fare per coadiuvare la nave ed il suo comandante perché la gravità e l'estensione del danno impedivano di fare qualcosa di utile».
La Costa però smentisce questa posizione e ribadisce che «le informazioni fornite da Schettino furono frammentarie e imprecise». A proposito della gravità dell'incidente la società ammette, tuttavia, «la difficoltà di intervenire per l'enorme rapidità con cui si verificò l'allagamento della nave».
Le uniche telefonate registrate di Ferrarini sono quelle alla capitaneria di porto di Livorno. Durante l'interrogatorio, invece, il manager ha affermato di non aver insistito nel dare suggerimenti a Schettino «perché solo il comandante ha tutti gli elementi per valutare la situazione e prendere le decisioni più corrette».
2- CARNIVAL NEL MIRINO "STANDARD DI SICUREZZA TOTALMENTE INADEGUATI"
Grazia Longo per "La Stampa"
Sorriso aperto, atteggiamento friendly, tipicamente americano, ma idee granitiche che non ammettono repliche: «Francesco Schettino non è l'unico colpevole. Questo disastro poteva capitare in qualunque parte del mondo perché gli standard di sicurezza della Carnival non sono adeguati».
A puntare il dito contro la società madre da cui dipende la Costa crociere è l'avvocato statunitense John Arthur Eaves, 46 anni e una lunga esperienza sul fronte rimborso danni. Fu lui, tanto per dire, a far ottenere 4 miliardi di vecchie lire a ognuna delle famiglie delle vittime della strage del Cermis - il 3 febbraio 1998 - quando un aereo militare statunitense tranciò le funi del tronco inferiore della funivia uccidendo 20 persone. All'epoca rappresentava cinque famiglie tedesche e una famiglia polacca, oggi invece si schiera dalla parte di 150 persone tra passeggeri, membri dell'equipaggio e parenti delle vittime del naufragio della Costa Concordia.
L'avvocato Eaves non ha esitazioni nel ribadire che «Non c'è adeguata tecnologia né sufficiente preparazione degli equipaggi per queste emergenze in mare come a terra». Si concede anche qualche osservazione su Schettino: a differenza dei superstiti che, in aula, lo hanno visto «nervoso e agitato», per l'americano l'ex comandante è «molto calmo, ascolta con grande attenzione, ma sono i suoi avvocati a distrarlo con un gran parlare».
A proposito delle responsabilità della Costa, Eaves aggiunge: «Troppe cose non funzionavano sulla nave, dalla mancanza di comunicazione, di controllo ai comportamenti nel corso dell'incidente. Per non parlare dei limiti di alcune strumentazioni come ha rivelato la scatola nera».
L'avvocato è pronto a dare battaglia fino alla fine «anche se questo dovesse comportare una lunga ed estenuante lotta tra Italia e Stati Uniti come accadde per il Cermis». Il motivo è semplice. «Purtroppo a causa della trascuratezza e dei limiti della Carnival sono morte 32 persone. E se noi non vinciamo oggi questa causa, difficilmente potremo cambiare il sistema. E questo singnifica che altre persone potrebbero correre il rischio di morire».
Ma l'avvocato Eaves non è l'unica minaccia a stelle e strisce che aleggia sulla Costa. Negli Stati Uniti sono infatti già oltre 500 le persone tra passeggeri ed equipaggio della Concordia - che hanno deciso di promuovere una class action contro la Carnival. Ognuna di loro ha rifiutato gli 11 mila euro di risarcimento offerto dalla compagnia di navigazione e ora, grazie anche a Eaves, punta ad ottenere 2 milioni di euro a testa entro un anno.












