LATTE PARZIALMENTE… AGGIOTATO - OTTO MAGNAGER (TRA CUI L’EX BAZOLIANO CARLO SALVATORI, EX PRESIDENTE UNICREDIT E VICEPRESIDENTE DI MEDIOBANCA) FINISCONO SOTTO INCHIESTA PER AGGIOTAGGIO E INSIDER TRADING PER LA SCALATA DI LACTALIS A PARMALAT - IL GIRO DI INFORMAZIONI SOTTO BANCO AVREBBE FAVORITO GLI APPETITI FRANCESI A DISCAPITO DELLA CORDATA ITALIANA CHE PASSERA, ATTRAVERSO INTESA, VOLEVA METTERE SU - NELL’INDAGINE ANCHE LA COPPIA MARITO-MOGLIE FABIO CANÈ E PATRIZIA MICUCCI: LUI (CHE LAVORAVA PER INTESA) PASSAVA A LEI (CHE LAVORAVA PER LACTALIS) INFORMAZIONI RISERVATE PER FAVORIRE I TRANSALPINI…

Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

Otto inviti a comparire in Procura, per interrogatori fissati subito la settimana prossima, sono stati notificati ieri sera dalla Guardia di Finanza ad altrettanti indagati di aggiotaggio e insider trading nell'inchiesta che il pm Eugenio Fusco sta svolgendo sulle asimmetrie informative che avrebbero marcato la cessione in marzo da parte di tre fondi azionari esteri ai francesi di Lactalis del 15,3% di azioni Parmalat determinanti per il controllo del gruppo di Collecchio (poi perfezionato con l'Opa lanciata da Lactalis): blitz che portò i francesi al 29% (già sufficiente per la governance) e azzerò le velleità di Intesa di aggregare una ventilata cordata italiana per Parmalat.

L'ipotesi di aggiotaggio è contestata a quattro nuovi indagati, tutti rappresentanti legali dei fondi esteri Zenit, Skagen e Mackenzie; a Massimo Rossi, candidato dei fondi nella lista presentata il 18 marzo per il rinnovo del Cda di Parmalat; e al banchiere Carlo Salvatori (ex presidente di Unicredit e già vicepresidente di Mediobanca) quale presidente di Lazard Italia, advisor dei tre fondi azionari.

Per l'accusa i fondi, che ufficialmente affermavano al mercato di non avere alcuna intenzione di cedere le proprie quote in Parmalat, quantomeno dal 15 febbraio avrebbero invece comunicato a Intesa la disponibilità a vendere il proprio pacchetto, il 22 marzo ceduto in blocco (15,33%) a Lactalis.

Insider trading è l'ipotesi di reato per Fabio Canè, responsabile dei progetti speciali nell'investment banking di Intesa San Paolo (ad esempio tra i manager più impegnati nell'operazione Cai-Alitalia); e per Patrizia Micucci, responsabile dell'investment banking per l'Italia di Société Générale, l'advisor di Lactalis che strutturò gli equity swap usati dai francesi per scalare il gruppo di Collecchio e poi curò la cessione a Lactalis da parte dei tre fondi esteri del decisivo 15,3%.

Canè e Micucci sono marito e moglie, e per un certo periodo si sono dunque ritrovati su fronti opposti nell'affare, rappresentanti di due cordate concorrenti davanti al medesimo venditore (i fondi). Ma se l'ipotesi di reato è la stessa, due e distinte sarebbero state le condotte a integrarlo.

Per ora si riesce ad afferrare quella di Canè, che per il pm tra il 18 e il 21 marzo avrebbe passato alla moglie informazioni sul prezzo al quale Intesa era disposta ad arrivare per rilevare il 15,3% di Parmalat dai fondi esteri: così avrebbe permesso ai francesi di Lactalis, in quel momento coadiuvati appunto dalla SocGen per la quale lavorava sua moglie, di formulare un'offerta a un prezzo appena superiore a quello ipotizzato da Intesa.

«Rimaniamo convinti che non ci siano stati comportamenti che hanno leso il nostro interesse», aveva commentato in maggio l'allora amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, quando l'inchiesta era iniziata con le perquisizioni nella banca, in SocGen, al Crédit Agricole, in Lazard, e nelle società Brunswick e Image Building che si erano occupate della comunicazione dei fondi esteri e di Lactalis.

 

callisto tanziCarlo Salvatoricane_fabioPatrizia Micucci Corrado Passera Ad di Intesa San Paolo

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