francesco milleri alberto nagel mediobanca

NAGEL NON È RIUSCITO A METTERE A CUCCIA MILLERI. ALMENO PER ORA – LA PROPOSTA DI MEDIOBANCA (I QUATTRO I POSTI DEI CONSIGLIERI IN USCITA IN CAMBIO DI 22 IMPEGNI DA RISPETTARE) È STATA RESPINTA DA DELFIN, LA CASSAFORTE CHE FA CAPO AGLI EREDI DI LEONARDO DEL VECCHIO – MILLERI CHIEDE CINQUE IMPEGNI E CINQUE CONSIGLIERI. LA TRATTATIVA VA AVANTI PER EVITARE CHE DELFIN PRESENTI UNA SUA LISTA IL PROSSIMO 28 OTTOBRE – LA PARTITA DI BANCA GENERALI E L’EMENDAMENTO DEL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI GIORGIA MELONI, FAZZOLARI…

Articoli correlati

FRATELLI DI MEDIOSBANCA - MILLERI/DELFIN MANDA UN MESSAGGIO A NAGEL: SE SUL RINNOVO DEL CDA FAI COME

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”

 

Alberto Nagel

Prosegue il confronto tra Mediobanca e Delfin in vista del deposito delle liste per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia. Ieri la banca milanese ha inviato una nuova proposta alla cassaforte lussemburghese che fa capo agli eredi di Leonardo Del Vecchio, incardinandola su due punti.

 

Primo, l’offerta di tutti e quattro i posti che si rendono liberi con l’uscita dei consiglieri che hanno raggiunto i limiti di età previsti dallo statuto (75 anni). Secondo, la garanzia di una rappresentanza all’interno dei comitati endoconsiliari. Un invito rivolto a Delfin, primo socio di Mediobanca con il 19,8%, e a Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con il 9,9%.

 

FRANCESCO MILLERI

La proposta per arrivare a una lista unica ed inclusiva per il nuovo cda «non è in linea con le richieste, fatte ad agosto, della cassaforte degli eredi di Del Vecchio», secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier.

 

Ma da quanto emerge l’accordo per Delfin resta la via privilegiata. Purché ci sia un presidente di garanzia, cioè un nome condiviso. Quindi ora le parti continueranno a trattare. In alternativa, la cassaforte cui fa capo Essilux preferirebbe non aderire tenendosi due rappresentanti nel cda di Mediobanca, «liberi di esprimere la propria opinione».

 

[…]

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Lo spirito della proposta di Mediobanca è di trovare un accordo a supporto dell’esecuzione del piano e della stabilità nella governance, in linea con le banche italiane ed europee vigilate con cui Mediobanca compete sui mercati, da tradurre poi in un patto parasociale con Delfin e Caltagirone. […]

 

La holding guidata da Francesco Milleri punta poi a «un profondo rinnovamento dell’attuale board e alla nomina di un nuovo presidente al posto di Renato Pagliaro», al vertice della banca da maggio 2010, aggiungono le fonti vicine al dossier.

Una richiesta, quella di Delfin, che Mediobanca considera non opportuna perché un cambio radicale del cda, che nel triennio ha raggiunto risultati record, potrebbe essere interpretata come una mancanza di autonomia del board stesso.

 

Alberto Nagel

È un confronto delicato per Delfin che voterà il rinnovo del board di Piazzetta Cuccia, per la prima volta senza Del Vecchio. Il focus della finanziaria è sulla presidenza. Le stesse fonti vicine al dossier sottolineano come «alle condizioni offerte da Mediobanca a Delfin conviene allora presentare una propria lista e avere, alla peggio, due consiglieri ‘liberi’».

 

Per Delfin l’alternativa all’accordo con Mediobanca sarebbe quindi di presentare una lista di minoranza con cinque candidati. Oppure una lunga, composta da sette nomi, il massimo per una lista di minoranza, che a quel punto sfiderebbe quella del cda e che, se risultasse la più votata avrebbe la metà del board aprendo scenari complessi.

 

I SOCI DI MEDIOBANCA

[…] Uno dei quattro posti offerti dalla banca milanese alle minoranze sarebbe riservato a un candidato indicato da Caltagirone. C’è ancora tempo per raggiungere un accordo che dovrà essere chiuso entro il 28 settembre, termine per il deposito delle liste in vista dell’assemblea di Mediobanca, convocata ieri da Piazzetta Cuccia per il 28 ottobre.

MEDIOBANCAFRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…