ilva traranto acciaeria italiana franco bernabe

NIENTE SOLDI E TROPPO CARBONE: BERNABÈ STA PER LASCIARE L'EX ILVA AL SUO DESTINO – IL PRESIDENTE DI “ACCIAIERIE D’ITALIA” RIMETTE IL SUO MANDATO ALL'ASSEMBLEA DEL GRUPPO E LANCIA L'ALLARME: LA PIÙ GRANDE ACCIAIERIA D'EUROPA CHIUDERA’ SE GLI AZIONISTI PUBBLICI E PRIVATI (INVITALIA E ARCELOR-MITTAL) NON APRIRANNO SUBITO I PORTAFOGLI – È FINITO IL CREDITO PER LE FORNITURE DI GAS – IL MANAGER DENUNCIA “I RITARDI ACCUMULATI NELL’AVVIO DEL PIANO DI DECARBONIZZAZIONE”

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”

 

franco bernabe foto di bacco

La ex Ilva di Taranto, l’acciaieria più grande d’Europa, rischia seriamente di chiudere i battenti se gli azionisti pubblico e privato (Invitalia e Arcelor-Mittal) non interverranno in tempi brevi per risolvere la situazione. Il grido d’allarme è stato lanciato dal presidente di Acciaierie d’Italia Holding, Franco Bernabè, sentito ieri presso la Commissione Attività Produttive della Camera, il quale ha contestualmente messo il proprio mandato a disposizione del governo.

 

L’assemblea che dovrà sancire la sua uscita dal gruppo è già stata convocata per il 26 ottobre e salvo sorprese dell’ultimo momento il manager non tornerà sui suoi passi. Il tempo è ormai scaduto, come sottolinea lo stesso Bernabè: «I ritardi che si sono accumulati nell’avvio del Piano di decarbonizzazione, nella costruzione dell’impianto per il DRI, nella realizzazione del primo forno elettrico e nel revamping di AFO5 con sistema di cattura della CO2, rendono molto incerto il futuro del sito».

 

arcelor mittal

L’unica speranza è che gli azionisti mettano a disposizione nuove risorse per il rilancio, ma questo passo sembra ancora molto lontano. Il ministro Raffaele Fitto, infatti, che è stato investito dalla premier Giorgia Meloni del difficile compito di trovare una soluzione, dopo un duro confronto con l’altro ministro Adolfo Urso, naviga ancora in alto mare.

 

Indiscrezioni attendibili riferiscono che Fitto ha firmato un accordo preliminare lo scorso 11 settembre, per un piano di decarbonizzazione del costo di 4,6 miliardi, di cui 2,27 miliardi sarebbero in carico alla parte pubblica e compresi nel Repower Eu attualmente in discussione a Bruxelles. Un piano che non potrà essere approvato prima di fine anno e che comunque, come il Pnrr, ha scadenza nel 2026 mentre il processo di decarbonizzazione del sito di Taranto prevede investimenti lungo un decennio. Inoltre, secondo l’accordo, gli altri 2,6 miliardi li metterebbe l’azienda attraverso i suoi flussi di cassa mentre Mittal da ulteriori versamenti di cash.

 

ilva taranto 10

Questa situazione di stallo rischia di precipitare a breve, scontrandosi con le necessità più urgenti. La prima è quella del pagamento del gas, visto che una delibera dell’Arera del 3 ottobre pone fine entro ottobre al servizio in default (che permette una dilazione nei pagamenti) e impone il passaggio al servizio commerciale. [...] Con il rischio imminente di una interruzione definitiva della fornitura di gas.

 

La situazione finanziaria dell’acciaieria è molto precaria poiché, non essendo più consolidata all’interno del gruppo Mittal, e non possedendo la proprietà degli stabilimenti, sequestrati dalla magistratura, non ha garanzie da offire alle banche per finanziare il circolante. L’aumento dei costi dell’energia ha così costretto a diminuire progressivamente la produzione che nel 2023 calerà sotto i tre milioni di tonnellate. [...]

 

ilva taranto 1

Ma la mancanza di segnali concreti ha convinto Bernabè a fare un passo indietro anche perché i suoi poteri come presidente della holding sono quasi inesistenti, visto che tutta la gestione operativa è affidata al socio privato attraverso la nomina di presidente e ad della Acciaierie d’Italia spa.

ARCELORMITTALARCELORMITTAL 1franco bernabe foto di bacco (1)

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…