“NON ABBIAMO BISOGNO DI UNICREDIT” - LA CFO DI COMMERZBANK, BETTINA ORLOPP, ALZA LE BARRICARTE DI FRONTE ALL’IPOTESI DI SCALATA DA PARTE DELL'ISTITUO ITALIANO GUIDATO DA ORCEL: “QUESTIONI COME QUESTA CAUSANO DISORDINI, SUL RISANAMENTO DEI CONTI SIAMO SU UNA STRADA ECCELLENTE” – UNICREDIT SI PREPARA A CHIEDERE ALLA BCE DI SALIRE NEL CAPITALE DI COMMERZBANK DALL’ATTUALE 9% FINO E OLTRE IL 30% - L’OSTACOLO PER ORCEL SONO ANCHE I SINDACATI TEDESCHI, CHE TEMONO FORTI TAGLI DEL PERSONALE…
Articoli correlati
CHI FERMERA ORCEL NELLA SCALATA A COMMERZBANK? IL VERO AVVERSARIO DI UNICREDIT NON E DEUTSCHE MA...
Estratto dell’articolo di Luca Davi per “Il Sole 24 Ore”
Mentre UniCredit si prepara a chiedere alla Bce di salire nel capitale di Commerzbank dall’attuale 9% fino e oltre il 30% – e a far uscire allo scoperto così il Governo di Berlino -, la banca tedesca inizia a mettersi di traverso. E fa capire senza mezzi termini che l’ingresso nell’azionariato della banca italiana non è gradito.
«Non abbiamo bisogno di UniCredit», dice la cfo di Commerzbank, Bettina Orlopp, secondo quanto riporta l’Handelsblatt. «Questioni come questa causano disordini», si lamenta la manager che sottolinea che il supporto di UniCredit non serve «perché siamo su una strada eccellente».
La seconda banca tedesca, di cui il Governo di Berlino detiene oggi il 14,5% dopo il salvataggio del 2008, dovrebbe registrare risultati in crescita nel 2024. «C’è ancora molto da fare - spiega Orlopp – ma vogliamo generare il costo del capitale al massimo entro il 2027 e siamo più che mai convinti di poterlo fare».
[...] La manager è la prescelta dalla banca nel condurre i futuri colloqui con UniCredit. Ma soprattutto è la candidata numero uno a sostituire l’attuale ceo Manfred Knof, che nei giorni scorsi – alla vigilia del blitz di UniCredit - aveva annunciato che si sarebbe dimesso al termine del suo contratto, che scade nel 2025. In verità il ricambio al vertice potrebbe arrivare ben prima del prossimo anno. [...]
Orlopp dice esplicitamente che vorrebbe che lo Stato tedesco rimanesse per il momento nella banca dopo l’investimento di UniCredit. «Per il momento, tenete» la partecipazione, avrebbe detto Orlopp a margine di un evento a Berlino quando le è stato chiesto cosa dovrebbe fare il governo tedesco con la sua restante quota del 12 per cento. «Per ora è importante, perché credo che prima ci sia bisogno di un po’ di pace e tranquillità».
Qualcosa in più sulla strategia di Commerz si saprà martedì prossimo, quando i vertici di Commerzbank inizieranno due giorni di incontri vicino a Francoforte per discutere la strategia e la risposta a UniCredit.
Di certo la reazione di Orlopp, che ha anche affermato che Commerzbank non si aspettava l’investimento di Unicredit («Siamo stati tutti molto sorpresi dal processo»), non stupisce. Perché di fatto è coerente con il sentimento anti-UniCredit che serpeggia tra i sindacati tedeschi, preoccupati per i possibili tagli in caso di fusione con la controllata di UniCredit, Hvb, e un certo mondo politico che vede nella banca italiana una minaccia da sventare.
Il momento in Germania del resto è delicato. Mentre si avvicina la scadenza elettorale del prossimo anno, la Coalizione Semaforo deve fare i conti con il pressing dell’avanzata dell’estrema destra di Afd e del partito di sinistra Bsw, mentre la pressione è forte sul membro più piccolo della coalizione governativa, i liberali di Fdp, che gestisce il ministero delle Finanze, responsabile della vendita della partecipazione di Commerz che tante polemiche ha generato in Germania.
[...]
A mostrare approvazione per la mossa di Unicredit è invece il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, secondo cui quella firmata dal ceo Andrea Orcel «è un’ottima operazione, una strategia di diversificazione eccellente. È chiaro che è un primo passaggio, hanno acquisito una quota e non è ancora un’operazione completa».
Per Messina quella di UnICredit è «strategia molto coerente con il loro modello di business. Noi abbiamo un modello completamente diverso. Puntiamo su risparmio gestito, asset management e assicurazione. La diversificazione geografica per noi non è una priorità».