IL PARADOSSO DEL GOVERNO “PATRIOTA” SU UNICREDIT: QUANDO ORCEL PROVAVA A SCALARE LA TEDESCA COMMERZBANK, IL LIBERO MERCATO ANDAVA RISPETTATO, ORA CHE ASSALTA BANCO-BPM, SI INVOCA IL GOLDEN POWER – LO SCAZZO CON IL MINISTRO DELL’ECONOMIA RISALE AL 2022, QUANDO UNICREDIT SI ERA PROPOSTA PER MPS, MA AL MEF RIFIUTARONO L’OFFERTA – IL POSSIBILE RIALZO DI UNICREDIT, GLI INTERESSI DEI FRANCESI DI CREDIT AGRICOLE E IL GIOIELLINO DELLA CORONA DI CASTAGNA: LA SOCIETÀ DI GESTIONE DEI RISPARMI “ANIMA”
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
È almeno da un paio di mesi, da quando è partita l’operazione che porta Unicredit potenzialmente vicino al 20% di Commerzbank, che dal governo si guarda alla seconda banca nel Paese con sentimenti contrastanti.
È probabile che a Roma a qualcuno piaccia l’idea che un istituto di Milano, con un management in stragrande maggioranza italiano, possa controllare un sesto del credito al tessuto delle medie imprese tedesche: il peso dell’Italia in Europa ne sarebbe oggettivamente consolidato.
E’ certo però che nel ministero dell’Economia si siano condensate altre preoccupazioni, poco importa se fondate o no: qualcuno teme che Unicredit, con la sua struttura di capitale aperta e imperniata sui grandi investitori internazionali, assuma con il tempo un’identità più tedesca che italiana.
giancarlo giorgetti - assemblea anci
Che magari sposti la sua sede principale a Monaco di Baviera per intercettare il rating più alto della Germania e abbattere i suoi costi di finanziamento. Che diventi, in sostanza, una banca globale.
L’offerta pubblica di scambio annunciata lunedì su Banco Bpm è un segnale in senso opposto. Unicredit non rinuncia al suo profilo italiano e vuole allargare la sua impronta sul mercato nazionale: dal credito, alla gestione del risparmio, fino ai servizi per un tessuto industriale nel pieno di un ricambio generazionale.
[…] Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia, ha evocato i poteri speciali del «golden power» e, secondo il «Ft», studierebbe persino di sospendere la «passivity rule» (ipotesi però smentita). Non è la prima incomprensione fra lui e la banca guidata da Andrea Orcel: già nelle ultime settimane del 2022 Unicredit avrebbe manifestato interesse per partecipare a una sistemazione di Mps – si osserva sia da Milano che da Roma – ma il governo avrebbe lasciato cadere.
GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
Ora però la questione diventa concreta. Andasse avanti l’operazione su Banco Bpm, Unicredit sarebbe disponibile a cooperare per garantire una sistemazione del gruppo toscano in cui la banca di Piazza Meda a Milano ha il 10%. Ma perché quell’offerta vada avanti, restano alcuni aspetti da verificare.
Quando Unicredit ha presentato la sua offerta non vincolante di scambio lunedì, valutava il titolo Banco Bpm 6,65 euro: il 14,8% sopra la sua quotazione del primo ottobre. La corsa del titolo si deve, oltre che all’ottima gestione dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna, a una serie di fattori: le aspettative per l’offerta pubblica di acquisto su Anima, quelle per una progressione della redditività, oltre che all’operazione su Mps.
Per capire se Orcel deciderà di rafforzare la sua offerta bisogna dunque arrivare a marzo quando sarà chiaro se la redditività di Banco Bpm continuerà a crescere malgrado i tassi e la qualità del credito in calo in Italia; e se l’Opa su Anima sarà andata a segno.
GIUSEPPE CASTAGNA MASSIMO TONONI
Certo con il controllo di Anima, Unicredit avrebbe una leva per rinegoziare con Crédit Agricole, quando nel 2027 scadrà l’accordo di distribuzione con Amundi per la gestione del risparmio. Crédit Agricole del resto potrebbe interessarsi a una parte degli sportelli che Unicredit dovesse cedere aggregando Banco Bpm. […]