thomas jordan banca centrale svizzera

IL PEGGING A SUA INSAPUTA - NO, NON È UNA PENETRAZIONE INVOLONTARIA, MA UN FRANCO SVIZZERO “DA PAZZI”, CHE NEGLI ULTIMI TRE ANNI È CROLLATO FINO A TORNARE A QUOTA 1,20 SULL’EURO, OVVERO IL CAMBIO FISSO (‘PEG’) CHE PER ANNI AVEVA STABILITO LA BANCA CENTRALE SVIZZERA - BRINDANO GLI ESPORTATORI, MENO I TRANSFRONTALIERI CHE HANNO VISTO I LORO STIPENDI (TRADOTTI IN EURO) CALARE DEL 10% IN UN ANNO

1. FRANCO SVIZZERO «DA PAZZI»: COSÌ IL BENE RIFUGIO HA PERSO IL 30% IN 3 ANNI (COMPLICI I RUSSI)

Vito Lops per www.ilsole24ore.com del 17 aprile 2018

FRANCO SVIZZERO PRIMA SCHIZZA POI TORNA AI LIVELLI DEL 'PEG'

 

Strana storia quella del franco svizzero. In un momento di generale confusione sui mercati finanziari - complici i dazi commerciali imposti dagli Usa alla Cina e le tensioni con la Russia sulla delicata questione siriana - lo yen viene giustamente acquistato confermando lo standing globale di valuta rifugio. In altri tempi gli investitori avrebbero diversificato le posizioni “rifugio” anche sul franco svizzero che invece sta soffrendo. E come. Tanto che ieri l’euro ha sfiorato quota 1,2 franchi, una soglia simbolicamente molto forte perché è la stessa che la Swiss National Bank ha difeso strenuamente per oltre tre anni (da settembre 2011 a gennaio 2015), proprio per evitare eccessive rivalutazioni del franco con le inevitabili pressioni deflazionistiche sull’economia.

 

Oggi il problema è opposto. Nonostante la banca centrale abbia deciso di lasciare fluttuare liberamente sul mercato (a gennaio 2015 la Snb ha annunciato a sorpresa di abbandonare la difesa del cambio euro/franco a 1,2) non ci sono più pericoli di una rivalutazione della difesa elvetica. Anzi da allora ha perso circa il 30% nei confronti dell’euro. Dopo l’annuncio shock del 2015 si posizionò dall’allora artificiale livello di 1,2 (perché mantenuto tale dalla banca centrale) al valore ritenuto corretto dai mercati, ovvero 0,85. Da allora però il franco non ha fatto che perdere terreno nei confronti dell’euro.

RISERVE DI VALUTA STRANIERA IN MANO ALLA BANCA CENTRALE SVIZZERA

 

Vuoi perché nel frattempo l’economia europea ha ripreso un ciclo espansivo che ha spinto l’euro a rafforzarsi. E adesso, come se non bastasse, a trascinare in giù il franco ci ha pensato indirettamente il presidente degli Usa Donald Trump. Annunciando nuove sanzioni contro la Russia (sul caso Siria) sta spingendo molti oligarchi del Cremlino a fare cassa, riportando a casa gli investimenti e i depositi in quello che per molti può ormai essere definito un “ex paradiso” fiscale. I deflussi di capitale dalla Svizzera, complice la forte spinta che arriva dai magnati di Mosca, stanno avendo un inevitabile impatto sul franco, come visto in forte calo e tornato sull’euro ai livelli di gennaio 2015.

 

Le reazioni sulla divisa elvetica confermano l’ultima tendenza dei mercati. In questa fase di incertezza geopolitica gli investitori più che abbandonare le Borse (che continuano a viaggiare su multipli importanti ma non da bolla finanziaria) o i bond (che invece sono in bolla complici le esagerate politiche espansive delle banche centrali negli ultimi 10 anni) dimostrano il loro nervosismo sul mercato delle valute. Creando alcuni paradossi.

 

Come quello che vede in questo momento - Brexit o non Brexit - la sterlina una sorta di bene rifugio. Mentre il franco svizzero pare al momento aver perso questo status. Allo stesso tempo il dollaro, cresciuto molto su scala globale a partire dal 2011, sta mettendo in difficoltà molti Paesi emergenti che da anni - per dare maggiore stabilità alla propria economia - hanno agganciato (attraverso il peg) la loro divisa al biglietto verde. E oggi stanno pensando di tornare al passato, sganciandosi dal dollaro .

thomas jordan banca centrale svizzera

 

 

2. L’EXPORT SVIZZERO FESTEGGIA LA GRANDE RITIRATA DEL FRANCO

Carlo Alberto De Casa per www.lastampa.it

 

Il franco svizzero continua a perdere terreno sui mercati valutari. Dopo quasi 40 mesi il tasso di cambio fra l’euro e la divisa elvetica è tornato a varcare quota 1,20, la soglia artificialmente imposta dalla Banca centrale svizzera fra il 2012 e l’inizio del 2015, prima del drastico apprezzamento del franco, datato 15 gennaio 2015. Festeggia l’export svizzero, che vede aumentare il valore (contabilizzato in franchi) del proprio fatturato in arrivo dal resto d’Europa e dagli Stati Uniti, mentre la notizia non fa piacere agli importatori e ai «pendolari» del lavoro che hanno visto il loro stipendio – tradotto in euro – scendere di oltre dieci punti percentuali nell’ultimo anno.

FRANCO SVIZZERO

 

 

Sui mercati valutari la sterlina britannica ha proseguito fino a metà settimana il percorso di rafforzamento, arrivando a sfiorare quota 1,44 nei confronti del dollaro, ad appena 4 punti percentuali dai valori pre-Brexit (1,50). I dati sull’inflazione britannica, scesa al 2,5% dal precedente 2,7%, hanno però ridimensionato le aspettative di intervento della Bank of England. Gli operatori si attendono un solo rialzo dei tassi nel 2018, questo ha fatto perdere oltre il 2% alla sterlina, scivolata sotto quota 1,41 sul finire di settimana.

 

 

C’è fermento anche nel comparto delle materie prime, con l’oro che continua a scontrarsi con l’area 1350/1360 dollari, sui massimi degli ultimi 4 anni. Sono tornati anche gli acquisti sull’argento, che ha messo a segno un balzo superiore al 3%, riconquistando i 17 dollari l’oncia. Le parole di Trump sul prezzo del petrolio «mantenuto alto dall’Opec» hanno determinato una flessione del greggio solo temporanea, con la quotazione del Wti che resta sui massimi da fine 2014, oltre 68 dollari al barile.

FRANCHI SVIZZERI

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...