DUE IMPORTANTI BANCHE FRANCESI NEL MIRINO DELLE AUTORITÀ AMERICANE PER IL SOSPETTO DI RICICLAGGIO E DI VIOLAZIONI DELL'EMBARGO NEI CONFRONTI DI IRAN, CUBA E SUDAN - PER COLPA DELLE BANCHE, I FONDI DI DE AGOSTINI NON HANNO (ANCORA?) I SOLDI PER COMPRARE L'AREA SANTA GIULIA DA RISANAMENTO

Da ‘Il Sole 24 Ore'

1-I DUBBI DELLE BANCHE SU IDEA FIMIT-S. GIULIA
Scadrà a fine marzo l'esclusiva di Idea Fimit sull'area di Santa Giulia a Milano di proprietà di Risanamento, ma l'operazione sembra a rischio se non verranno chiuse le negoziazioni che sarebbero in corso, da una parte, con potenziali investitori e, dall'altra, con gli istituti di credito che dovranno finanziare l'importante progetto di sviluppo immobiliare.

In realtà, sul tema (a distanza di poche settimane dalla scadenza dell'esclusiva) c'è ancora grande riservatezza. Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato trovato un accordo di massima tra Risanamento e Idea Fimit. L'area dovrebbe essere apportata al fondo per un valore di 713 milioni, cifra alla quale vanno sottratti i 330 milioni di debiti e i 66 milioni di costi di bonifica. Di fatto il «net asset value» del fondo sarebbe, dunque, pari a 317 milioni. Ora, secondo i rumors, di questa somma 60 milioni saranno versati equity da parte di Idea fimit e altri quattro partner tra cui il gruppo Parnasi. Ma dovrà valutare il da farsi anche De Agostini, che è l'azionista di controllo di Idea Fimit.

Secondo altre interpretazioni, al contrario, l'accordo tra gli investitori non sarebbe ancora stato formalizzato con le cifre esatte che ognuno dovrà iniettare. In questa situazione, ancora da definire, le banche sono alla finestra: 257 milioni dovranno essere versati sul progetto dagli istituti. In tutto, dunque, le banche si dovranno accollare qualcosa come 653 milioni per mandare in porto il progetto Santa Giulia: una somma enorme. Che faranno gli istituti? La prima banca coinvolta è Intesa Sanpaolo che, allo stato, non avrebbe sciolto la riserva. Ora è probabile che la scadenza di marzo venga prorogata ma, se entro 2 mesi il dossier non si chiuderà, sembra facile che possa saltare. (L.G. e C.Fe)

2-IN BPM IL ROAD-SHOW SI FA IN CASA
Un road show per illustrare ai dipendenti «i progetti e gli obiettivi per il prossimo futuro» e condividere «quello che abbiamo in mente per la nostra banca, a partire dall'imminente aumento di capitale». A due mesi di distanza dal suo ingresso in Bpm, Giuseppe Castagna ha annunciato una serie di sette incontri sul territorio per confrontarsi con i circa 8mila dipendenti-soci dell'istituto. Il road-show, cui parteciperanno anche il presidente del cdg Mario Anolli e il presidente del cds Piero Giarda, inizierà il 14 marzo a Milano, per continuare il 19 a Monza, il 21 ad Alessandria, il 24 a Legnano, il 26 a Bologna, il 31 a Roma e il 2 aprile a Foggia. A presentare il programma è stato lo stesso Castagna che, in una mail inviata ieri ai dipendenti, ha invitato anche a segnalare, tramite una casella elettronica ad hoc, eventuali dubbi sui prossimi passi della banca. Anche perché i temi sul tavolo sono tanti, dal nuovo piano industriale, all'aumento di capitale per arrivare alla riforma della governance. Un dossier, quest'ultimo, particolarmente spinoso, anche alla luce dei malumori che emergono dai sindacati. Forse la vera sfida per il management di Bpm sarà proprio questa: più che i mercati, si tratta di convincere un corpo sociale articolato come quello di Bpm della bontà dei cambiamenti. (R.Fi.)

3-AGRICOLE E SOCGEN SOTTO ACCUSA NEGLI USA
Altri due grandi istituti di credito europei sono finiti nel mirino delle autorità americane per il sospetto di riciclaggio e di violazioni dell'embargo nei confronti di Iran, Cuba e Sudan. Le banche strette d'assedio, come ha rivelato il Wall Street Journal, sono le francesi Société Générale e Credit Agricole: il Dipartimento della Giustizia, quello del Tesoro, la procura di Manhattan e l'ente di sorveglianza del settore finanziario dello stato di New York hanno deciso di unire le loro forze per indagare sulle transazioni effettuate con i paesi nella lista nera di Washington, che minacciano di far scattare ingenti multe. Se la storia insegna, infatti, le autorità americane perdonano poco: negli ultimi anni hanno imposto multe per centinia di milioni di dollari a numerose banche europee e internazionali che sono state colte in simili violazioni, da Barclays a Credit Suisse e a Standard Chartered. Il rischio multe quindi è elevato. Basti pensare che un'altra banca francese, il colosso Bnp Paribas, ha stanziato di recente a riserva 1,1 miliardi per coprire il rischio di sanzioni statunitensi relative alle violazioni degli embarghi. (M. Val.)

 

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