PRENDI I SOLDI E SCAPPA. I CAPITALISTI DE ' NOANTRI INCASSANO 10 ED INVESTONO 3 – DAL 2011, HANNO VENDUTO LE AZIENDE ALL’ESTERO, MA HANNO REINVESTITO I GUADAGNI IN ITALIA SOLO PER UN TERZO – STUDIO DELLA KPMG PER L’”ECONOMIA” DEL CORRIERE
Daniela Polizzi per L’Economia – Corriere della Sera
Hanno trasferito in altre mani asset per un valore complessivo di 21,8 miliardi. Aziende come Pirelli, la farmaceutica Rottapharm, gli elettrodomestici della Indesit, Chicco-Artsana, Pomellato, Loro Piana, Italcementi e Bulgari, comprata sei anni fa dal colosso francese Lvmh. Una vendita, quest' ultima, che ha di fatto segnato nel 2011 una sorta di linea di demarcazione.
Da lì è partita infatti un' ondata di cessioni di storiche imprese. Protagoniste, le dinastie di imprenditori italiani che hanno rimesso in gioco i loro marchi, nella maggior parte dei casi conferendo loro un futuro sotto insegne internazionali. Già, ma quanto hanno incassato le famiglie?
Un quadro lo fornisce l' elaborazione di Kpmg realizzata per l' Economia del Corriere sulle otto maggiori operazioni varate appunto dal 2011. Si tratta di circa 10 miliardi, di cui 5,5 entrati nelle casseforti di famiglia nell' ambito di cessioni di aziende private. Altrettanti sono invece transitati attraverso il mercato. Al centro, i Merloni, i Rovati, i Pesenti, le famiglie Bulgari e Trapani, i Rabolini della Pomellato, i Tronchetti Provera, i Loro Piana, i Catelli, ancora soci al 40% di Artsana.
Ma la somma finale, è certamente più alta se nel conteggio si include la famiglia Benetton che, attraverso la cabina di regia Edizione capitanata da Gilberto Benetton, ha incassato tre anni fa 1,5 miliardi dalla vendita di World duty free. Oppure i Marazzi di Reggio Emilia che hanno venduto per circa 850 milioni il loro gruppo di ceramiche agli americani della Mohawk. E ancora i Tabacchi, che hanno passato la Safilo al fondo Hal.
Che cosa hanno fatto del loro «tesoretto»? Hanno reinvestito i capitali nell' economia reale? Qualcuno lo ha fatto. Marco Tronchetti Provera nell' ambito dell' offerta pubblica d' acquisto su Pirelli da parte di ChemChina ha incassato personalmente 150 milioni, reinvestendoli integralmente. Tanto che la sua quota nella «nuova Pirelli» è passata dal 5% al 9% post -opa. E così hanno fatto gli altri alleati della compagine italiana raccolta con Tronchetti in Camfin, tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo, che ha re immesso nel leader degli pneumatici i 750 milioni incassati dalla holding nell' ambito dell' offerta su Pirelli lanciata dalla Marco Polo Industrial, salendo così (in trasparenza) dal 13,1% iniziale al 22,4%.
MARCO TRONCHETTI PROVERA E MASSIMO MORATTI SERATA CALENDARIO PIRELLI
Tra questi, anche Luca Rovati, l' esponente della dinastia che ha fondato la Rottapharm Madaus, ceduta nel 2014 alla svedese Meda a fronte di un corrispettivo di 2,27 miliardi tra cash e un pacchetto di azioni pari al 9% del gruppo acquirente che però poco tempo dopo è stato a sua volta acquisito dalla Mylan. Gli imprenditori guidati dal capostipite Luigi Rovati continuano con la Rottapharmbiotech.
In altre aziende non hanno scommesso in modo consistente preferendo piuttosto partecipare alla costituzione della piattaforma di investimenti Armonia Italy fund promossa dall' imprenditore Sigieri Diaz Della Vittoria Pallavicini, con una dotazione complessiva di 700 milioni, utili per sostenere la crescita delle aziende made in Italy.
Anche la famiglia di Vittorio Malacalza dal riassetto Pirelli ha portato nel suo scrigno una ricca plusvalenza: 240 milioni a fronte di un incasso poco sotto i 500 milioni, ottenuto consegnando il suo 6,89% all' opa promossa da ChemChina. La famiglia, che si è sempre mossa con rapidità sugli asset che gestiva, da due anni si cimenta su Carige (ha il 17,58% della banca) cercando di promuoverne il rilancio. Alle spalle ha la liquidità incassata dieci anni fa con la vendita delle acciaierie Trametal di Genova e dell' inglese Spartan alla Metinvest di Rinat Achmetov che fruttò una plusvalenza di 560 milioni.
Chi ha gettato le basi per ripartire con nuove progetti industriali è l' Italmobiliare della famiglia Pesenti. Dopo la cessione di Italcementi ai tedeschi di Heidelberg, la cassaforte di famiglia ha oggi in cassa 550 milioni netti. Circa 90 Carlo Pesenti li aveva puntati subito sul terzo fondo di Clessidra di cui ha anche rilevato la società di gestione. Obiettivo, investire sulle aziende di taglia media da fare crescere, con un focus complementari.
Ma la strada più battuta da chi ha incassato dopo la cessione della propria impresa sembra invece quella di puntare la liquidità sulle piccole e medie imprese da sostenere, senza un coinvolgimento nella gestione che viene piuttosto affidata a mani esperte. Lo ha fatto Pier Luigi Loro Piana, membro della famiglia che ha ceduto nel 2013 l' 80% della maison a Lvmh per circa 2 miliardi. L' imprenditore usa la bussola (e il fiuto) di Giovanni Tamburi e della sua Tip per investire sulle imprese più promettenti. In solitaria è entrato nel capitale del gioielliere Vhernier.
Il primo e più grande «liquidi ty event», come si chiama nel gergo della City, lo ha vissuto la famiglia Bulgari -Trapani che ha ricevuto 1,3 miliardi. Il più attivo della famiglia è stato senza dubbio Francesco Trapani che si è cimentato con il private equity, investendo in Opera sgr e poi tentando l' avventura (fallita) in Clessidra. Poche settimane fa ha puntato 16 milioni su Tiffany per una quota appena sotto il 5% del gruppo di gioielli. Il suo ex rivale nei preziosi, Pino Rabolini, aveva ceduto (per circa 350 milioni) alla Kering dei Pinault la sua Pomellato. Qualche investimento l' ha varato. Ha il 9% dell' italiana Locman, uno dei pochi competitor degli orologi svizzeri di lusso.
Poi ci sono Aristide, Andrea, Maria Paola e Antonella Merloni (figli di Vittorio), più gli altri rami della dinastia, che hanno ceduto a Whirlpool la Indesit incamerando 690 milioni che fin qui non hanno trovato una destinazione. Alessandro Falciai, l' ex proprietario delle torri della Dmt, ha una passione per i cantieri navali. Ma di coraggio ne ha avuto. Ha preso attorno all' 1,2% di Mps investendo circa 60 milioni.
Quindi, quanto hanno reinvestito le famiglie nelle imprese del Paese? Il totale arriva all' incirca a un terzo di quanto hanno incassato. Non molti per ora si sono rimessi in gioco in una nuova avventura industriale.