LA PRESA DELLA PASTIGLIA - COME OGNI DECENNIO (DAL 1920) TORNA “L’INVENZIONE” DEL CIBO IN PILLOLE: NESTLÈ SI INVENTA “IRON MAN”, TUTTI I NUTRIENTI IN UNA SOLA CAPSULA (CON TUTTI I BIBITONI E BARRETTE CHE SI TROVANO IN FARMACIA…)
Silvia Bencivelli per “La Repubblica”
star trek il replicator che forniva cibo sulle navicelle spaziali
Una pillola, e il pasto è servito. In un’epoca di foodlover e di slowfood , c’è chi torna a dire che presto abbandoneremo gli odori e le scomodità della cucina. E che potremo limitarci a mangiare una compressa tuttocompreso, cioè una compressa al sapore di niente che darà al nostro corpo i nutrienti giusti: proteine, vitamine e un pizzico di sali minerali. L’ultimo progetto salito agli onori della cronaca è della Nestlé: si chiama Iron Man ed è allo studio nei modernissimi laboratori di ricerca svizzeri della multinazionale.
Si tratterà di una macchina simile a quella per il caffè a capsule, spiegano i ricercatori, capace di miscelare polveri di nutrienti essenziali in diverse quantità. Quindi potrà anche permettere di personalizzare la composizione del succedaneo di pranzo e cena, adattandolo alle esigenze specifiche di ciascuno di noi. Se una macchina così fa pensare a un racconto di fantascienza, è perché è un’idea da fantascienza.
nestle sviluppa il cibo in pastiglia
Lo sanno bene i fanatici di Star Trek, che avranno riconosciuto nel progetto Iron Man il fantasioso “replicatore”: un oggetto che permette, appunto, di replicare un pasto, e non solo quello, nelle sue minime componenti molecolari grazie a una tecnologia tipo teletrasporto, e viene usato per evitare di dover fermare le navi stellari a fare rifornimento. Per Ed Baetge, il direttore dei Nestlé Institute of Health Sciences di Losanna, «Iron Man prenderà il posto del vostro microonde in cucina», e non sarà solo una questione di comodità, aggiunge, ma anche di salute.
Con la possibilità di somministrare solo i micronutrienti necessari, sottolinea, si vuole inaugurare infatti un radicale cambiamento di filosofia. Perché «prima il cibo era cibo e basta, da oggi andiamo in una nuova direzione». Va detto però che non è affatto una “nuova direzione” quella di pensare alla sostituzione di un intero pasto con una pillola o un beverone. Le prime a parlare di sostituzione del pasto furono addirittura le suffragette, agli inizi del secolo scorso.
E in particolare fu l’americana Mary Elizabeth Lease che, nel 1893, ed esattamente per il 1993, prevedeva un mondo senza più donne costrette al lavoro in cucina. Poi arrivò la fantascienza, dagli anni Venti in poi: fumetti e riviste che proponevano immagini di robot camerieri alle prese con vassoi di pillole e polverine da servire agli ospiti di un veglione di Capodanno, di un anno non troppo lontano.
Ci fu chi ne approfittò per disegnare strategie di marketing specifiche dirette soprattutto ai ragazzi, come l’”aranciata degli astronauti” che avrebbe dovuto sostituire un’intera colazione. Peccato che si trattasse spesso semplicemente di acqua e zucchero. Mentre dagli anni Novanta si sono affermate le bevande sostitutive del pasto per gli sportivi estremi e per le persone a dieta, in genere non così diverse nella loro composizione dai pasti liquidi somministrati in ospedale.
Finché l’anno scorso non si è avuto il caso di Soylent: un beverone bianco inventato da Rob Rhinehart, ingegnere ventiquattrenne di Atlanta desideroso di comprimere il più possibile il tempo della pausa pranzo. Soylent, spiega Rhinehart, sarebbe perfettamente bilanciato per chi lo beve, economico ed ecologico perché senza sprechi.
Lui stesso lo avrebbe sperimentato bevendo quasi solo quello per cinque settimane e descrivendo la sua esperienza nel proprio blog, con un post di enorme successo e dal titolo, forse inquietante, «Come ho smesso di mangiare cibo».