UN PULLOVER FORMATO STOCK OPTION - IL TESORETTO DI MARCHIONNE AMMONTA A 150 MILIONI DI EURO

Vittorio Malagutti per "l'Espresso"

Un anno fa di questi tempi Sergio Marchionne garantiva che sarebbe rimasto amministratore delegato di Fiat almeno fino al 2015, per «completare la fusione con Chrysler», spiegava. Nei giorni scorsi il manager ha accreditato una data diversa. «Altri tre anni», ha detto, posticipando al 2017 il cambio della guardia. A meno di nuove proroghe, Marchionne lascerebbe quindi l'incarico dopo 13 anni al Lingotto. Dovesse farcela, non diventerebbe il numero uno più longevo della storia di Fiat. Cesare Romiti ha regnato, con vari incarichi, per 24 anni, Vittorio Valletta rimase al timone dal 1928 al 1966.

Di sicuro però il manager italocanadese non teme confronti sul piano dello stipendio. A fare la differenza rispetto ai suoi predecessori sono soprattutto le stock option. Ovvero le azioni a prezzo scontato, o addirittura gratis (stock grant), cedute dall'azienda ai suoi dirigenti come premio e incentivo. A quanto ammonta il tesoretto di Marchionne? "Follow the money", recita la regola aurea del giornalismo anglosassone che dà il titolo a questa rubrica. E allora, documenti alla mano, ecco il calcolo dei compensi in azioni del gran capo del neonato gruppo Fiat Chrysler Automobile, in sigla Fca.

Da principio va segnalato che Marchionne già possiede 3 milioni e 260 mila azioni Fiat (in gran parte frutto di assegnazioni gratuite) che ai prezzi di Borsa di questi giorni valgono quasi 24 milioni. Tra pochi giorni, a partire dal 22 febbraio, il manager avrà poi la possibilità di esercitare la seconda di una serie di tre tranche di diritti. Ciascuna di queste gli dà la possibilità di ricevere, a prezzo zero, 2,3 milioni di titoli.

La scadenza della prima tranche, in verità, era stata fissata per il febbraio 2013, ma il manager, in quella occasione, ha scelto di non passare alla cassa. Poco male. Potrà comunque farlo, se vuole, anche quest'anno o più avanti nel tempo. L'ultima tranche di diritti, invece, maturerà nel febbraio dell'anno prossimo.

In totale, quindi, sulla base delle quotazioni correnti, quei 7 milioni di stock grant possono trasformarsi in azioni per un valore di quasi 51 milioni di euro, che andrebbero a sommarsi agli altri titoli per 25 milioni che già possiede. Se fra due settimane Marchionne deciderà di far valere le sue stock grant farebbe il bis di una fortunata operazione conclusa due anni fa. Già nel febbraio del 2012, infatti, Marchionne aveva esercitato 4 milioni di diritti per rilevare gratis titoli Fiat e Fiat industrial (ora Cnh industrial) per un valore di circa 50 milioni.

Si arriva così al capitolo stock option, che danno il diritto di comprare azioni a un prezzo prefissato e solo a partire da una certa data stabilita dal consiglio di amministrazione, con l'approvazione dell'assemblea dei soci.

L'ultima relazione sulle remunerazioni del gruppo Fiat spiega che a Marchionne spettano in totale 16 milioni e 920 stock option. Ciascuna dà la possibilità al manager di comprare un'azione Fiat e un'altra di Cnh industrial (già Fiat industrial). Per una parte di queste opzioni, circa 10,6 milioni, il tempo sta per scadere: i diritti devono essere convertiti in titoli entro novembre del 2014.

Il resto del pacchetto va invece in scadenza il primo gennaio del 2016. Se le quotazioni di Borsa non subiranno ribassi clamorosi, per Marchionne potrebbe rivelarsi conveniente esercitare già entro novembre il primo blocco di stock option. E così, alla fine, il manager si troverebbe proprietario di 10,5 milioni di titoli, che si sommano ai 7 milioni delle stock grant e ai 3,2 milioni che già possiede. In totale si arriva dunque a 20,8 milioni di azioni della sola Fiat-Chrysler. Un pacchetto che oggi, in Borsa, circa 150 milioni. Eccolo, il tesoretto di Marchionne.

 

 

marchionne elkann x FOTO MARCHIONNE ELKANN Logo "Fiat"JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE ED EMILIO BOTIN FOTO LAPRESSE IL NUOVO LOGO DI FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…