ALLA RICERCA DELL’ETICA PERDUTA - LA DENUNCIA DI GREG SMITH, UNO DEI 12 MILA VICEPRESIDENTI DI GOLDMAN (NUMERO REALE), CHE LE BANCHE D’AFFARI TRUFFANO I CLIENTI È LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA - LO AVEVANO GIÀ DETTO CHIARAMENTE I MERCATI, I TRIBUNALI, LE COMMISSIONI DI INCHIESTA PARLAMENTARI. HA PORTATO AL CRAC DEL 2008, ALLA PERDITA DI LAVORO PER 200 MILA SUPER-BANCHIERI, DI CUI MOLTI DIVENTARONO PRETI O INSEGNANTI - EPPURE NON È CAMBIATO NULLA, E LA COSA FA ANCORA NOTIZIA…

Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

«È come scoprire che ci sono le prostitute a Las Vegas», commenta spietato sul Washington Post Whitney Wilson, che amministra a Wall Street un fondo di due miliardi di dollari, leggendo la lettera-denuncia contro la Goldman Sachs di un vice presidente pentito. «Lo sanno tutti, lo fanno tutti. La Goldman lo ha fatto semplicemente meglio degli altri, più a lungo degli altri e magari più sfacciatamente degli altri. La sola legge che conta qui è fare soldi, sempre più soldi. Il resto è bullshit, sterco».

È un sudario di cinismo quello che da ieri ha avvolto l´"op-ed", la lettera commento spedita al New York Times da un ex campione di tennis da tavolo, Greg Smith, laureato a Stanford, poi divenuto "direttore esecutivo" del settore derivati della Goldman Sachs a Londra, con il solenne titolo anche di "vice presidente". Un´etichetta che suona più importante di quello che davvero è, visto che in quella banca ce ne sono ben 12 mila.

Ma se i commenti, anche quelli dei concorrenti che pure detestano la Goldman più di ogni altra finanziaria essendo da decenni la più potente, sono spesso scrollate di spalle, l´accusa del giovane dirigente è insieme ovvia e terribile: non c´è più religione, in quella chiesa della speculazione finanziaria che ha travolto se stessa e con sé il mondo quattro anni or sono. Non c´è più rispetto per il fedele, per la santità del cliente, che viene impietosamente tosato per aumentare i profitti dell´azienda. E pure sfottuto. "Muppets", erano chiamati gli investitori nelle conversazioni private, pupazzi come Miss Piggy o Kermit la Rana, da manipolare e far ballare.

Il sospetto che in quella cattedrale non ci sia più neppure il Dio della correttezza professionale, è qualcosa che tanto i clienti, e non soltanto della Goldman Sachs, quanto i suoi cardinali e chierici avevano capito da tempo. Certamente lo avevano subodorato in quei giorni di fine estate 2008 quando vedemmo uscire i profughi del grande collasso dai templi di cristallo e cemento a Manhattan, portandosi la propria vita dentro le scatole di cartone. Lo sapevano i funzionari della Sec, la sentinella (spesso appisolata) della Borsa e della finanza quando appioppò 550 milioni di dollari di multa alla GS per avere deliberatamente ingannato i propri clienti.

Lo aveva deciso il tribunale del Delaware quando ha sentenziato che la società era spesso in conflitto di interessi, nel senso che curava i propri, più che quelli degli investitori che le davano fiducia.

Lo aveva proclamato la commissione d´inchiesta del Senato, chiamando a rispondere il "capo di tutti i capi", il Ceo Lloyd Blankfein e il presidente Gary Cohn. Persino Paul Volker, l´ex presidente della Federal Reserve, la banca centrale, non un nemico della finanza, aveva tentato di imporre una "Regola Volker" contro l´uso del danaro dei clienti per «scommettere soldi» a beneficio della banca. Volker ha benedetto la denuncia dell´ex campione di ping pong pentito, come «radicale, ma sostanziale».

La regola Volker non fu mai introdotta e alla guida della Fed, il suo posto fu preso da Alan Greenspan, assai più tenero con gli eccessi e le acrobazie del «nuovo paradigma», dell´illusione di fare soldi con i soldi, in quell´immenso "Schema Ponzi" che crollò nel 2008 risucchiando l´America e l´Europa. Prima fra tutti quella Grecia che proprio alla Goldman Sachs aveva affidato i propri libri contabili per nascondere le truffe del governo di Atene.

Che la "fibra etica" di queste banche d´investimento si fosse «deteriorata», come ha scritto nella sua denuncia il giovane dirigente pentito, sembra davvero la scoperta dell´acqua calda. La Goldman Sachs, con tono doverosamente compunto, ha smentito e deplorato in un comunicato ufficiale e molti, a Wall Street, oggi licenziano l´indignazione morale del direttore «servizio derivati» a Londra, come «uva acerba».

Sarebbe soltanto il rancore di chi, dopo quasi 13 anni di carriera massacrante in aziende che chiedono a tutti di dimenticare vita e famiglia per dedicarsi soltanto ad aumentare gli affari, ancora non aveva fatto il salto all´incarico, ben più remunerativo, di "managing director", di direttore responsabile. Il livello al quale la divisione del bottino, dei "bonus" di fine anno è più succulenta.

Il "pentito" aveva una retribuzione annua lorda di 750 mila dollari, non proprio una miseria, ma in questo universo dove scorrono milioni, tutto è relativo. E per il 2011 anche la distribuzione dei bonus è stata in molti casi, come alla più conservatrice Morgan Stanley, la principale concorrente di Goldman, annullata, rinviata o ridotta drasticamente.

Erano sempre più dollari di quanti avessero comunque incassato i profughi cacciati dal paradiso terrestre in quel settembre 2008 di lacrime e sangue, quando 200 mila uomini e donne, secondo l´agenzia finanziaria Bloomberg, persero il lavoro e 40 mila di loro furono buttati sui marciapiedi di Times Square alle 5 della sera di venerdì 19 settembre, con la scatola di cartone in braccio, il ritratto dei figli con il cane, le foto del viaggio di nozze e un pacco di azioni e di stock options che valevano meno del cartone. Gli angeli, i «padroni dell´universo» caduti dal loro impero non sarebbero più stati riaccolti, perché nel paradiso perduto non si rientra mai.

Molti di loro, perduti i soldi, hanno trovato Dio, sentendo improvvise vocazioni pastorali. Alcune centinaia si sono iscritti a facoltà di teologia e sono divenuti pastori in chiese protestanti, nessuno in seminari cattolici, troppo esigenti. Adam Greene, della Lehman Brothers, non attese neppure il diluvio universale per sentire il richiamo.

Già nel 2007, quando soltanto pochi "insider" avevano avvertito le prime gocce cadere, lasciò il suo BlackBerry, gli abiti italiani, la Bmw M3 obbligatoria in quel mondo, il milione e mezzo di bonus, seguì corsi alla Texas Christian University e oggi è stato ordinato e lavora come direttore spirituale e insegnante di religione alla Bellaire High School del Texas, per 28 mila lordi all´anno, più la refezione in mense. Mancette, ma sicure. Un vecchio e malizioso motto popolare avverte che «in America nessuno ha mai fatto bancarotta vendendo religione».

Meno devota, Rina Lazar, già apprezzatissima analista alla Merril Lynch, abbandonò i bilanci e i calcoli sulla profittabilità delle aziende quotate per darsi alla cucina, ma non casalinga. Guadagna discretamente, 80 mila dollari all´anno in commissioni sulle vendite di apparecchi per cucine "gourmet", da buongustaio, della società "The Pampered Chef", il cuoco viziato. Il suo reddito è meno di un ventesimo di quanto sparecchiava a Wall Street «ma la mia vita vale almeno il 300% in più» dice ora, sempre con il tic delle cifre e delle percentuali.

Oltre cinquemila ex banchieri d´alto rango si sono trasformati in insegnanti, e non di auguste facoltà di economia, ma di elementari, medie, licei. accettando stipendi mensili equivalenti a quando guadagnavano in una settimana quando regnavano alla Lehman Brothers, alla Merril Lynch, alla Morgan Stanley.

Appassita la breve gioia di potersi finalmente occupare di una famiglia e di vedere crescere figli conosciuti a stento nei giorni del weekend fino ad allora, migliaia di matrimoni sono naufragati, sotto il peso di responsabilità finanziarie, mutui faraonici, auto di lusso, scuole private con rette da rapina, vacanze, non più sostenibili con introiti da reverendo o da maestro. Il tasso di divorzi fra gli ex "padroni dell´universo" dopo il 2008 è il doppio della media nazionale.

Nelle prime ore dopo lo shock provocato da quella lettera al New York Times di Greg Smith, istantaneamente girata via e-mail a tutto il mondo delle banche e della finanza, il titolo della Goldman Sachs era caduto in un burrone, perdendo quello che mai aveva perso dal "settembre nero" 2008, il 3% di valore.

Una banca d´investimenti come quella, costruita in anni di successi, reclutando i migliori, distribuendo poi i propri uomini nei governi e nei ministeri di massima importanza nel mondo, si regge su un solo, vero prodotto: la fiducia. La certezza che la Goldman Sachs sia quanto di più vicino possa esistere al sogno di tutti gli investitori, gli speculatori e i giocatori di roulette: «The sure thing», il colpo sicuro. «Oggi la Goldman ha un serio problema di credibilità e di trasparenza», ha ammonito da Yale il professor Jeffrey Sonnenfled, un´autorità indiscussa, «e deve riconoscerlo».

L´ex campione di tennis da tavolo, che aveva sempre vissuto, nonostante i guadagni, una vita frugale, è diventato il campione degli angeli caduti, e dei "muppets", dei pupazzetti, come la Grecia, manipolati, spremuti e poi scaricati. Ma non troverà più lavoro in questa industria. Gli resterà sempre il Signore, certamente più misericordioso dei clienti e dei risparmiatori tosati.

 

GREG SMITHGOLDMAN SACHS Logo " Goldman Sachs "LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpegwall streetMorgan StanleyBarack ObamaIL QUARTIER GENERALE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK GOLDMAN SACHS

Ultimi Dagoreport

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…