LE ROTELLI FUORI POSTO NEL RAPPORTO ‘’INCESTUOSO’’ TRA RCS, SAN RAFFAELE E BANCA INTESA

Gaia Scacciavillani per "Il Fatto Quotidiano"

L'aumento di capitale di Rcs rischiava seriamente di non essere approvato perché richiedeva l'approvazione da parte di una maggioranza qualificata. Se questo non è avvenuto lo si deve al fatto che il professor Rotelli votò a favore. E questa fu una delle sue ultime decisioni e credo che tutti quelli che hanno a cuore le sorti di Rcs devono dare atto a Rotelli di aver salvato il gruppo da questo esito infausto".

Parole sante quelle che il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, l'ultimo "grande vecchio" sul ponte di comando del Corriere della Sera, ha pronunciato un mese dopo la scomparsa del re della sanità privata lombarda avvenuta il 28 giugno.

Bazoli ricambia il favore
Qualcosa di simile potrebbero dirlo gli eredi del professore di Pavia a proposito di Intesa, azionista forte e creditrice di peso di Rcs, che, nelle stesse settimane in cui si decidevano le sorti del Corriere, ha dato un contributo importante al futuro del loro patrimonio. Contributo arrivato 22 giorni dopo la delibera assembleare di Rcs sulla ricapitalizzazione da 400 milioni dell'editrice, approvata proprio grazie al voto di Rotelli.

Si tratta del parere favorevole alla concessione della rinuncia a un privilegio contrattuale della banca (waiver) in relazione a un debito dell'Ospedale San Raffaele di Milano. E, in particolare, alla rinuncia della facoltà dell'istituto di credito di chiedere il default del vecchio prestito Bei da 159,4 milioni residui che era esercitabile a causa del mancato rispetto, nel corso del 2012, di due su tre delle clausole vincolanti (covenant) e dei relativi parametri di bilancio.

Il fragile San Raffaele
La questione è delicata. Perché il finanziamento, garantito con ipoteca sulla sede dell'ospedale milanese e di cui la banca di Bazoli è capofila con circa 60 milioni, era già finito sotto i riflettori per l'utilizzo improprio che la gestione di don Luigi Verzè ne aveva fatto, servendosene in buona parte per saldare precedenti debiti invece che per sostenere ricerca e didattica.

Ma soprattutto perché è anche grazie alla rinuncia contrattuale - trasmessa da Intesa alle altre banche del pool Unicredit, Bnp, Bpm, Mps, Cariparma e Popolare di Sondrio - che gli amministratori del San Raffaele "non hanno ritenuto di individuare una significativa incertezza circa la continuità aziendale", come si legge nella nota integrativa al bilancio dell'Ospedale che a Rotelli nel 2012 era costato 405 milioni oltre all'accollo di oltre 300 milioni di debiti.

Una continuità certificata anche alla luce "della disponibilità di linee di credito cui attingere in caso di eventuali momenti di tensione finanziaria" e a dispetto delle perdite che, benché dimezzate rispetto al 2011, a fine esercizio ammontavano a 30,82 milioni.

La cifra è tanto più importante se si pensa che il capitale dell'azienda ospedaliera ammonta a 100 milioni (76,8 milioni il patrimonio netto) e che per il 2013 gli amministratori ritengono difficile "evitare un risultato netto negativo" nonostante le azioni di risanamento che prevedono risparmi sul costo del lavoro per quasi 10 milioni.

Quindi, al netto di eventuali operazioni straordinarie al momento non in vista, non sembrano rosee le prospettive per il San Raffaele guidato da Nicola Bedin su cui pesano debiti per 350,13 milioni. La Regione Lombardia tra il 2010 e il 2013 ha assottigliato i trasferimenti all'ospedale di ben 27 milioni di euro. Sul fronte dei pazienti solventi, "si sta verificando un calo delle prestazioni anche in relazione al contesto recessivo del Paese". E il San Raffaele non esclude eventuali tagli del ministero della Salute ai trasferimenti legati alla ricerca scientifica.

Il costo del Corriere
Brutta aria, insomma, per la holding Velca cui fa capo l'ospedale e che si consola con i 97,2 milioni incassati dall'altra controllata sanitaria, il gruppo San Donato, alla quale nel corso dell'esercizio ha venduto il 24 per cento del San Raffaele. Ma l'incasso si ferma qui: quest'anno non usciranno dividendi dallo storico polo ospedaliero dei Rotelli che, con i suoi 3.846 posti letto, rappresenta il 27,3% dei ricoveri ordinari delle aziende di diritto privato accreditate con il Servizio Sanitario Regionale lombardo e genera 33,3 milioni di utili su 831,818 milioni di ricavi (dati 2012) e ha un debito bancario di 213 milioni a fronte di una posizione finanziaria netta positiva di una settantina di milioni.

Gli ospedali del San Donato hanno da tempo girato a Velca ben 252,8 milioni, 22,6 dei quali rientrati l'anno scorso. "La liquidità che ha consentito e consente di girare alla società controllante notevoli disponibilità deriva, in buona parte, da due mutui bullet con scadenza 2024, contratti da Istituti Clinici Sant'Ambrogio e San Siro spa e da Istituto Ortopedico Galeazzi spa, nonché da disponibilità liquide di altre controllate", spiegano gli amministratori del San Donato.

Liquidità preziosa, anche perché è difficile che per Velca esca qualcosa di buono dalla sua terza partecipazione, il 47 per cento di Eurocotec. Cioè la holding che attraverso Pandette custodisce la quota nel Corriere della Sera tanto amato dal defunto Rotelli. La partecipazione nel giornale milanese è a bilancio a 147 milioni di euro, ma agli attuali prezzi di mercato ne vale oltre 30 in meno.

A febbraio 2014 scadrà il contratto con il Banco Popolare per il saldo di un altro pacchetto di Rcs a 108,38 milioni, una somma che però supera di oltre 77 milioni il valore attuale delle azioni. Del pagamento dovrebbe essere garante Eurocotec che al 30 giugno 2012 vantava un credito di 113,9 milioni verso la stessa Pandette e aveva a sua volta a bilancio un debito di 49,1 milioni verso Velca.

È una partita di dare e avere parecchio complicata, insomma, quella che collega gli ospedali e l'editoria all'interno della galassia societaria ereditata da Paolo, Marco e Giulia Rotelli. E c'è ancora tempo prima di arrivare alla registrazione delle svalutazioni editoriali, per ora solo potenziali. Nel frattempo le cose potrebbero evolversi ancora, con l'arrivo di Roberto Maroni alla guida della Regione Lombardia.

E con i guai di Bazoli che, dopo l'agosto in barca con Piero Fassino, dovrà fare i conti con i generosi prestiti concessi all'amico Romain Zaleski. Lo stesso che nel 1988 era stato cruciale per parare gli attacchi di Enrico Cuccia intento a minare l'autonomia del professore bresciano all'Ambroveneto e che oggi lo sta mettendo in difficoltà con la sua insolvenza tecnica.

 

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