IL SALTO DEL FOSSATI - IL PATRON DELLA FINDIM APRE A TELCO E CHIEDE PER I PICCOLI AZIONISTI UN PRESIDENTE DI GARANZIA E IL COORDINAMENTO DEI COMITATI AUDIT E REMUNERAZIONE (ALIERTA GLI FARÀ MARAMEO?)

Antonella Olivieri per il "Sole 24 Ore"

L'obiettivo di ottenere per Telecom una governance adatta a una public company non cambia, ma a questo giro Marco Fossati è disposto a sotterrare l'ascia di guerra se dalla parte di Telco ci sarà un «segnale distensivo», per consentire in questa fase delicata «di superare le divergenze sulla governance e di concentrarsi invece prioritariamente sulla discussione dei progetti industriali e strategici per lo sviluppo della società». «E su questo - sottolinea il patron della Findim - si misurerà l'indipendenza del nuovo board».

Un compromesso accettabile per Fossati è di ridurre il consiglio a 11 amministratori indipendenti (con otto posti attribuiti alla maggioranza e tre alle minoranze) come propone il management, ma assegnando presidenza e coordinamento dei comitati audit e remunerazioni alle minoranze, come chiede l'Asati.

I piccoli azionisti dipendenti, peraltro, chiedevano di mantenere a 15 il numero dei consiglieri, assegnando otto posti alla maggioranza e sette alle minoranze, cosa che richiederebbe una modifica statutaria. Nel contesto di una tregua nell'azionariato e vista la forte affluenza dei fondi in assemblea, la soluzione Fossati consentirebbe all'imprenditore brianzolo di giocarsi un solo nome, che necessariamente sarebbe quello del presidente, dato che i candidati Assogestioni non possono assumere cariche.

«Mi pare di capire che un cambio statutario di Telecom potrebbe mettere in discussione i patti Telco e quindi non mi aspetto che i soci della holding l'approvino - osserva Fossati - D'altra parte l'indicazione del mercato è stata chiara: senza i voti di Telco il consiglio Telecom sarebbe stato revocato». E, dunque, se l'ipotesi di ridurre il board a 11 con la formula 8+3 è stata giudicata «insufficiente», tuttavia andare nella direzione di una maggior indipendenza del board e fornire garanzie alle minoranze potrebbe servire a recuperare un dialogo nell'azionariato utile all'azienda.

Anzitutto, secondo Fossati, occorrerebbe definire cosa si intende per indipendenza e sposare questo requisito con le competenze. «Occorrerebbe tracciare un profilo delle professionalità richieste per avere un consiglio che possa aiutare il management nelle scelte industriali, senza escludere la possibilità di inserire amministratori che vengono dall'estero».

«E poi, mantenendo una continuità con la figura dell'amministratore delegato, se presidenza e comitati controlli e remunerazioni fossero assegnati alle minoranze si tratterebbe di un passo, benchè non risolutivo, comunque importante da parte dell'attuale compagine di maggioranza che dimostrerebbe così di avere a cuore gli interessi dell'azienda».

Una governance più garantista, insomma, secondo l'azionista "ribelle", permetterebbe di affrontare con maggior serenità le scelte strategiche che Telecom non può più rinviare. «Se il management o le minoranze dovessero portare progetti alternativi a quelli legati a Telefonica, lo vedremmo subito se il consiglio è davvero indipendente oppure no».

Di governance si discuterà oggi tra gli amministratori indipendenti di Telecom nel comitato preparatorio al consiglio di domani, dove oltre alla procedura parti correlate per il Brasile (nel caso intervengano offerte d'acquisto da qualunque parte), si farà il punto sull'analisi condotta dal gruppo di lavoro coordinato dal general counsel Nino Cusimano riguardo alla best practise nazionale e internazionale in tema di governance.

A quanto risulta, gli indipendenti avrebbero intenzione di portare all'attenzione del board una serie di proposte concrete di modifica della governance. Tenendo presente, tuttavia, che, se si dovesse prospettare una modifica dello statuto, non servirebbe "vincere ai punti" in consiglio. In questo caso infatti la proposta dovrebbe essere approvata da un'assemblea straordinaria dove si decide con la maggioranza dei due terzi dei presenti, quorum impossibile da raggiungere se Telco non fosse d'accordo.

 

 

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