SALVATE IL SOLDATO DRAGHI DAI CATTIVI GIUDICI CRUCCHI: ASMUSSEN, LAGARDE, EUROBUROCRATI ED ECONOMISTI IN SOCCORSO DI MARIO

1. LA BUNDESBANK ATTACCA DRAGHI, L'FMI LO DIFENDE
Alessandro Alviani per "la Stampa
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Sono arrivati in aula insieme, sorridenti, come a voler segnalare che non c'è nessuna tensione tra loro. Una volta iniziata la seconda giornata di udienza alla Corte costituzionale di Karlsruhe, chiamata a decidere se il programma della Banca centrale europea per l'acquisto illimitato di titoli sovrani (Omt) sia compatibile con la Costituzione tedesca, però, le divergenze tra il membro del comitato esecutivo della Bce, Jörg Asmussen, e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, sono tornate a farsi evidenti.

A partire dalla domanda, avanzata dal presidente della Corte, Andreas Voßkuhle, se sia pensabile limitare di più i margini d'azione dell'Eurotower e dunque ritoccare il suo mandato. Positiva la risposta di Weidmann: sono pronto a definire in modo più ristretto il mandato di politica monetaria della Bce e a limitarne lo spazio di manovra, ha notato il numero uno della Bundesbank. Contrario Asmussen, che ha messo in guardia da una discussione su una modifica del mandato dell'istituzione guidata da Mario Draghi.

Asmussen, ex compagno di studi di Weidmann, è tornato poi a difendere il programma approvato a settembre: l'acquisto di titoli sovrani è «uno strumento normale» della politica monetaria, «l'obiettivo dell'Omt non è evitare l'insolvenza degli Stati». Opposta l'opinione degli economisti sfilati ieri a Karlsruhe. Questi interventi di salvataggio «sono estremamente pericolosi», ha argomentato il presidente dell'istituto Ifo, Hans-Werner Sinn. «Dal punto di vista economico ci muoviamo in una zona grigia tra politica monetaria e fiscale», ha aggiunto il numero uno dell'istituto Zew, Clemens Fuest.

Non a caso, a margine, un rappresentante della Bce ha confidato all'Handelsblatt di avere l'impressione che l'Eurotower stia «giocando in trasferta». In fondo nella due giorni di dibattimento è affiorato qua e là un certo scetticismo della Corte nei confronti dell'Omt.

A dare man forte alla Bce ci ha pensato la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Solo l'intervento della Bce ha stabilizzato la situazione e impedito bancarotte statali, senza la mossa di Draghi «ci sarebbero oggi nell'intera Eurozona una stagnazione economica, una disoccupazione più elevata e ancora più tensioni sociali», ha detto Lagarde alla Süddeutsche Zeitung. L'annuncio del programma è stato «il punto di svolta» e «ha evitato una catastrofe».

Per il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, Draghi ha agito in modo molto deciso e difeso con forza l'euro. «Non credo che il comportamento della Bce verrà dichiarato illegale», ha spiegato Schulz alla radio Deutschlandfunk.

In effetti fonti europee fanno capire che a Bruxelles seguono il procedimento con rispetto per l'alta corte tedesca, ma anche con relativa tranquillità: una bocciatura dell'Omt provocherebbe un'esplosione degli spread, riporterebbe indietro l'Eurozona di tre-quattro anni ed equivarrebbe a una catastrofe, scenario che difficilmente a Karlsruhe ignoreranno;

inoltre a Bruxelles ritengono che il comportamento della Bce nell'ambito del suo mandato non sia di competenza delle singole legislazioni nazionali, per cui un eventuale no dei giudici tedeschi all'Omt sarebbe facilmente impugnato davanti la Corte di Giustizia di Lussemburgo - alla quale tra l'altro, per prassi, i tedeschi avrebbero dovuto rivolgersi per raccogliere un parere preliminare. La sentenza arriverà probabilmente dopo le elezioni tedesche del 22 settembre. Intanto ieri lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi ha chiuso stabile a 275 punti.


2. ORA C'È UN "BRACCIO DI FERRO" INTERNAZIONALE PER DIFENDERE DRAGHI
Marco Valerio Lo Prete per "il Foglio"

Le Borse europee ieri hanno perso colpi, per il secondo giorno consecutivo, alla sola idea che possa venir meno il sostegno delle politiche espansive delle maggiori Banche centrali. Oltre alle voci di un graduale rientro dello stimolo da parte della Fed statunitense, pesa soprattutto il processo in corso in Germania al piano di acquisto illimitato di bond statali ideato l'anno scorso dalla Banca centrale europea.

Quello di Milano è stato anche ieri il listino azionario che ha perso di più nel continente (meno 1,6 per cento), avendo risentito pure delle nuove tensioni nel mercato dei titoli di stato. Il Tesoro infatti ha collocato 7 miliardi di bot a un anno, ma con rendimenti in netto rialzo rispetto a un mese fa (da 0,7 a 0,9 per cento).

Queste sono soltanto le avvisaglie di quanto potrebbe accadere se la Corte costituzionale tedesca, conclusa ieri una due giorni di audizioni, deciderà in autunno che il piano Omt (Outright monetary transactions) di Mario Draghi è contrario allo spirito della Costituzione di Berlino o comunque da perimetrare con una serie di condizioni ulteriori. Jens Weidmann, ex consigliere economico di Angela Merkel e presidente dalla Bundesbank che è azionista di maggioranza della Bce, è tornato a perorare davanti ai giudici la necessità di alcuni "limiti" per le mosse del collega italiano Draghi.

Il problema principale dell'Omt è che esso riguarda "specifici premi di rischio" di paesi dell'euro, ha detto, e quindi indebolisce la funzione "disciplinatrice" dei mercati (leggi: dello spread). Se il debito pubblico è più sostenibile per effetto delle politiche monetarie, è il ragionamento, i governi non saranno incentivati a proseguire sulla strada del rigore fiscale e delle riforme. Un modo di ragionare diffuso anche tra gli economisti chiamati dalla Corte a "testimoniare", se è vero che un esponente della Bce ha confessato anonimamente all'Handelsblatt che difendersi a Karlsruhe è "come giocare una partita fuori casa".

Ieri però è partita anche una controffensiva da parte di istituzioni economiche ed élite intellettuali internazionali rispetto ai ragionamenti svolti da ampi settori dell'establishment tedesco. Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, ha definito l'Omt di Draghi come "un punto di svolta" che "ha evitato una catastrofe".

"Un'uscita prematura dalle misure straordinarie potrebbe distruggere di nuovo la fiducia recuperata - ha detto in un'intervista alla Suddeutsche Zeitung - e paesi sovraindebitati dovrebbero combattere di nuovo con il rischio di dover uscire dall'euro". Jim Yong Kim, presidente della Banca mondiale, intervistato dal Wall Street Journal, ha spiegato che nemmeno i mercati emergenti resterebbero immuni dagli effetti nefasti di un'improvvisa chiusura dei rubinetti monetari.

Non solo: mentre l'editorialista Martin Wolf, sul Financial Times, sminuiva ieri le possibili fiammate inflazionistiche paventate da mesi da alcuni osservatori, sul Corriere della Sera e su Handelsblatt è comparso un appello pro Draghi firmato da quattro autorevoli economisti (Francesco Giavazzi, Richard Portes, Beatrice Weder di Mauro e Charles Wyplosz).

L' appello è intitolato "L'autonomia della Banca europea non può dipendere da una sentenza", ed è scritto con toni perentori: "La Corte tedesca farebbe bene ad accantonare il caso, se non vuole mettere a repentaglio la sopravvivenza dell'Eurozona e divenire essa, non la Bce, una minaccia per i contribuenti tedeschi e non solo".

I quattro studiosi - tra cui il bocconiano Giavazzi che a livello globale è riconosciuto (e da alcuni additato) come un sostenitore del rigore fiscale caro alla leadership tedesca - sostengono che l'Omt non è affatto al di fuori del mandato della Bce. Ricordano che ancora nella scorsa estate "i tassi di interesse nei paesi a rischio riflettevano sempre più le attese di un crollo dell'Eurozona", e non soltanto le condizioni macroeconomiche effettive dei singoli paesi.

Infine l'invito a non mettere a rischio "l'indipendenza" dell'Istituto di Francoforte (invito che ai giudici costituzionali tedeschi sarà suonato come l'affronto peggiore).

TELEGRAPH PRO CAV. SULLA SFIDA A MERKEL
Qualunque sia alla fine la decisione di Karlsruhe sul "bazooka" di Draghi, il quotidiano inglese Telegraph, in un editoriale di Ambrose Evans-Pritchard che ha ripreso l'intervista al Foglio dell'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sostiene la necessità di intavolare comunque un "braccio di ferro" con Berlino. "La battaglia dev'essere condotta senza far troppo rumore, ma implacabilmente. L'Italia non può lasciare che la sua base produttiva si atrofizzi ancora" per colpa di politiche sbilanciate a favore dei paesi del nord e comunque destinate a un lento fallimento.

 

 

weidmann draghi Mario Draghi con il membro del comitato esecutivo AsmussenJens Weidmann CHRISTINE LAGARDE Martin Schulz ENRICO LETTA E ANGELA MERKELGIAVAZZI Hans Werner sinn CLEMENS FUEST jpeg

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