ADDIO QUANTITATIVE EASING. MA LO SAPETE CHE LA MAGGIOR PARTE DEI TITOLI ACQUISTATI DA DRAGHI È FRANCESE, IL 30% DEL VALORE COMPLESSIVO? SEGUONO GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - E IL 44% DI QUESTI BOND È BBB, OVVERO A UN GRADINO DALLA ''SPAZZATURA''. L'ULTIMA A ENTRARE NEL CLUB È LA BELGA ANHEUSER-BUSCH, INDEBITATA FINO AL COLLO PER COMPRARE SABMILLER. MA PER DRAGHI GLI ACCANTONAMENTI SONO GIÀ STATI FATTI
1. RISCHIO DOWNGRADE NEL PORTAFOGLIO BCE, IL 44% DEI BOND È BBB
Maximilian Cellino per ''Il Sole 24 Ore''
Con la bocciatura subita proprio questa settimana da Moody' s, Anheuser-Busch Inbev è forse l' ultima società in ordine di tempo che entra a far parte della già folta pattuglia delle «Triple B», il giudizio di rating immediatamente precedente al livello junk. La notizia in sé potrebbe passare quasi inosservata, se non si inserisse in un contesto di mercato in cui analisti e investitori mostrano crescente preoccupazione per il rapido deterioramento della qualità del credito alla vigilia di una fase economica che si preannuncia ben più complessa rispetto a quella attraversata negli ultimi anni.
E se soprattutto i bond del gruppo belga, il principale produttore di birra al mondo che nel 2016 si è largamente indebitato per far fronte all' acquisizione di SabMiller, non fossero fra i più presenti nel portafoglio della Bce, che li ha acquistati a piene mani in nome di quel Corporate sector purchase programme (Cspp) che si avvia a concludere a fine anno.
Una buona fetta dei quasi 180 miliardi di euro di bond societari che al termine del piano resteranno custoditi nei forzieri dell' Eurotower appartengono infatti a Ab InBev.
Impossibile stabilire quanti siano esattamente, visto che l' ammontare preciso ritirato dal mercato non viene reso noto, ma non si tratta certo di una cifra irrisoria. Sono infatti ben 19 le obbligazioni del colosso brassicolo entrate a far parte del forziere Bce e, se si dovesse seguire un criterio che prevede l' equa ripartizione degli acquisti in base al controvalore complessivo emesso, si arriverebbe a 5,6 miliardi di euro, il 3,2% del totale: una cifra teoricamente seconda soltanto a quella sborsata per i bond del gruppo Daimler (6,3 miliardi, 3,5%).
La vicenda ovviamente non stupisce, perché come accennato Ab Inbev è uno dei principali emittenti europei, né spaventa più di tanto gli stessi banchieri centrali per le possibili conseguenze. A chi ieri chiedeva se fosse in qualche modo preoccupato per i rischi collegati alla presenza di titoli high yield nel portafoglio, lo stesso Mario Draghi ha risposto di sentirsi «abbastanza al sicuro» perché la Bce ha effettuato accantonamenti per coprire questo genere di rischi.
E ha anche ricordato che lo scopo del Cspp «non è di massimizzare i profitti o minimizzare le perdite, ma è legato alla politica monetaria: gli incidenti di percorso possono capitare e anzi si sono già verificati». Draghi si riferiva verosimilmente al caso Steinhoff i cui titoli, acquistati originariamente nel 2017, sono stati rivenduti (in perdita) all' inizio di quest' anno quando uno scandalo legato a irregolarità contabili ha messo nei guai la multinazionale gruppo delle catene di arredamento.
Le regole del Cspp in materia sono però piuttosto flessibili: «La Bce può decidere volta per volta in quale modo procedere e nella maggior parte dei casi un semplice declassamento non rappresenta una ragione sufficiente per liquidare le posizioni esistenti», spiega Wolfgang Bauer, gestore del team Fixed Income di M&G Investments, ricordando come il produttore di fertilizzanti tedesco K+S abbia perso lo status di investment grade (cioè almeno «Tripla B») nell' ottobre 2016, ma i suoi bond restino tuttora nel portafoglio dell' Eurotower.
Resta il fatto che fra i 1.209 titoli corporate acquistati attraverso il quantitative easing - fra i quali prevalgono i bond provenienti dalla Francia, con il 30% del valore complessivo, seguiti da quelli di Germania, Italia e Spagna - quasi la metà (il 44%) abbia rating «Bbb», siano cioè al limite inferiore per far parte del Piano e siano anche quelli che quest' anno hanno sofferto di più sul mercato, a partire almeno da febbraio.
Certo, sottolinea ancora Bauer, la Bce agisce come il tipico «cassettista», mantiene cioè i titoli fino al rimborso (anzi, almeno per il momento continuerà a rimpiazzare quelli scaduti) e questo riduce l' importanza dei movimenti di prezzo giornalieri. Il vero rischio resta quindi quello di insolvenza dell' emittente, che un possibile deterioramento del ciclo economico nei prossimi mesi potrebbe rendere in qualche modo più probabile: un motivo in più per indurre il Consiglio dell' Istituto centrale a maggior cautela nel ridurre quel sostegno monetario che finora ha impedito la deriva del sistema finanziario.
@maxcellino
2. FINE DEGLI ACQUISTI DELLA BCE, REINVESTITI I TITOLI IN SCADENZA
Isabella Bufacchi per ''Il Sole 24 Ore''
La politica monetaria della Bce resterà «molto accomodante» e per un prolungato periodo di tempo, anche dopo la «fine» degli acquisti netti del Qe che terminano come previsto questo mese, senza traumi e per Draghi senza una vera e propria «fine». E che l' allentamento monetario nell' Eurozona continui ad avere orizzonti lunghi, pur senza Qe, sta in questa novità di rilievo annunciata ieri dalla Bce e presa con una decisione all' unanimità: il reinvestimento, integrale, del capitale rimborsato sui 2.600 miliardi di titoli in scadenza e acquistati con il Qe continuerà per «un prolungato periodo di tempo successivamente» al primo rialzo dei tassi che resteranno fermi «almeno fino all' estate del 2019».
Il mercato vede il primo rialzo addirittura nel 2020, un motivo di soddisfazione per Draghi perché consolida l' allentamento voluto, e quindi il reinvestimento dell' intero stock potrebbe andare avanti per almeno altri due anni. La Bce dunque resta vigile, guardiana dell' inflazione e della crescita, impegnata a sostenere con lo stimolo della politica monetaria fin quanto necessario famiglie, imprese, soprattutto le Pmi, tenendo il costo del denaro basso e un adeguato livello di liquidità: anche perché i tassi negativi hanno portato più benefici che danni alle banche, valuta la Bce.
Il presidente Mario Draghi non ha lanciato allarmismi sul rallentamento dell' economia, in corso dopo un super 2017. Le previsioni Bce per il 2018-2019 sono calate lievemente (si legga articolo a fianco): «I rischi rimangono ampiamente bilanciati» ma aumentano quelli al ribasso che possono incidere negativamente sulla crescita e che sono «legati a fattori geopolitici come Brexit, il protezionismo, le vulnerabilità dei mercati emergenti, la volatilità dei mercati finanziari». Ma Draghi ha puntualizzato: la crescita è «più bassa» (in termini relativi) ma non è bassa (in termini assoluti). La politica monetaria è fatta sì di «date» ma anche dello «stato» contingente dell' economia, tenendo conto dell' incertezza, della fiducia che scema e dunque del «mood» generale.
Finora è stato il Qe a scandire i tempi della politica monetaria: dopo la fine degli acquisti netti sarebbe arrivato il primo rialzo dei tassi. Il Qe, che partito nel marzo 2015 avrebbe dovuto avere termine nel settembre 2016, è stato via via prorogato così la politica monetaria è rimasta accomodante perché il primo rialzo dei tassi è stato rinviato di conseguenza.
Da gennaio, il testimone della politica monetaria torna allo strumento convenzionale dei tassi: sarà il primo rialzo dei tassi a determinare i tempi del reinvestimento che comunque continuerà per un periodo prolungato di tempo dopo il primo rialzo, rafforzando la forward guidance.
Anche le TLTRO, prestiti mirati all' economia, sono un altro strumento di politica monetaria accomodante pronto ad essere rispolverato, ieri il Consiglio direttivo lo ha menzionato, ma non lo ha ancora discusso e resta nel cassetto.
Si è discusso invece ieri delle modalità del reinvestimento dei titoli in scadenza del Qe, con annuncio ad hoc ma dopo la conferenza stampa, sminuendone l' importanza. L' operazione cosiddetta "Twist" all' americana, dove la Federal Reserve ha venduto titoli a breve per acquistarne a lungo termine, risulta bocciata a favore di una politica che continuerà ad essere «neutrale» nei confronti del mercato e della duration della curva di mercato. Acquistare e vendere titoli come la Fed è un modo aggressivo e invasivo di incidere sui tassi, imponendo al mercato l' aumento dell' offerta sul segmento a breve. La Bce non vende titoli: li reinveste.
E questo reinvestimento resta impostato sulla neutralità rispetto al mercato per evitare distorsioni: la gradualità per mantenere la stabilità. Così la questione della nuova chiave capitale (sono cambiati i pesi nel capitale della Bce delle banche centrali nazionali in base al Pil e alla popolazione dei 19) rispetto alla vecchia è apparsa diluita in un annuncio comprensivo di un allineamento verso la chiave capitale di tutti i Paesi: le deviazioni dalla chiave capitale avvenute finora, per la mancanza di titoli da acquistare nei piccoli Paesi con basso debito oppure per i mancati acquisti per i Paesi sotto programma, saranno corrette gradualmente.
L' Italia vedrà diminuire leggermente ma gradualmente nel tempo la quota dei reinvestimenti nei suoi titoli, sia per la nuova chiave capitale (0,50% circa più bassa rispetto alla precedente) sia per la deviazione (in positivo) rispetto alla vecchia chiave nel tempo corretta. Lo stock fotografato al 31 dicembre 2018 resterà tuttavia invariato a lungo. E questo è quel che conta ai fini della politica monetaria accomondate. «Il Qe fa parte della nostra cassetta degli attrezzi».