SE AD ORCEL SFUGGISSE SIA COMMERZBANK SIA IL BANCO BPM COME USERÀ I MILIARDI IN CASSA A UNICREDIT? – “REPUBBLICA” LA BUTTA LÀ: “L’UNICO SAREBBE L’AGGLOMERATO MEDIOBANCA-GENERALI DOVE CALTAGIRONE E MILLERI SAREBBERO PRONTI A SERVIRGLI LE LORO AZIONI COL BENEPLACITO DEL GOVERNO. MA A TRIESTE GIÀ STUDIANO LE CONTROMOSSE" - ''UNA PRESA DEL BANCO BPM RIMETTEREBBE IN DISCUSSIONE I DESTINI DEL MONTE, VISTO CHE ORCEL NON SEMBRA INTERESSATO ALLA FUSIONE CON SIENA. MANDANDO COSÌ IN FUMO LA DIFFICILE COSTRUZIONE DI GIORGETTI PER UN POLO BANCARIO PIÙ IN SINTONIA CON L’ATTUALE COMPAGINE GOVERNATIVA"
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/economia/2024/11/26/news/orcel_frena_terzo_polo_monte_paschi-423729644/
[…] La combinazione con il Banco Bpm, bisogna dirlo, è la migliore in assoluto dal punto di vista industriale, perché le due reti di sportelli, quella di Unicredit e quella del Banco, sono perfettamente complementari. Soprattutto al Nord dove l’ottima presenza nel lombardo-veneto della banca guidata da Giuseppe Castagna va a colmare una debole presenza di Unicredit nelle stesse aree.
Ma per ben due volte Orcel, negli ultimi due anni, non è riuscito ad affondare il colpo. La prima nella primavera 2022, quando una fuga di notizie fece lievitare il prezzo di Borsa del Banco e poi, a fine 2023, quando le Fondazioni azioniste allineate a Fabrizio Palenzona erano pronte a servirgli le loro azioni su un piatto d’argento. Tuttavia Orcel ha sempre trovato il prezzo poco attraente e ha perso ben due occasioni.
[…] La scintilla si è riaccesa dopo che il Mef ha organizzato la cintura di protezione intorno al Monte dei Paschi, che non si voleva far tornare nelle mani di un gruppo vicino alla sinistra, come la Unipol controllata dalle Coop rosse.
E così è stato chiesto a Castagna di dare una mano comprando il 5% delle azioni e a due imprenditori in sintonia con il governo, come Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri (presidente della Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio) di completare la blindatura.
Con questa architettura un po’ d’altri tempi Giorgetti mandava un segnale ben preciso anche ai francesi del Crédit Agricole, che con il 9,2% del Banco Bpm hanno mire di crescita.
Anche sfruttando la neonata legge Capitali che gli permette di aumentare il loro peso nel cda della banca milanese. Uno spauracchio, quello dei francesi alle porte, che Orcel sta cercando di agitare a suo favore, vestendo i panni del cavaliere bianco. Indiscrezioni di mercato riferiscono infatti che c’è un pacchetto di azioni Banco Bpm messo al sicuro da JP Morgan (che dice no comment) al servizio dei francesi (no comment) una volta ottenuto dalla Banca d’Italia il via libera a salire fino al 20%.
E che Unicredit si sarebbe mossa anche per questo motivo. Ma altre fonti riferiscono che il Mef è andato a fondo della vicenda francese senza trovare conferme. Un giallo che complica ancor più la partita. Se ad Orcel sfuggisse sia la preda Commerz sia il Banco Bpm, avrebbe pochi altri ambiti dove sfogare i suoi miliardi.
L’unico sarebbe l’agglomerato Mediobanca- Generali dove Caltagirone e Milleri sarebbero pronti a servirgli le loro azioni con il beneplacito del governo. Ma a Trieste già studiano le contromosse.
Sullo sfondo non è da dimenticare Intesa Sanpaolo, la prima banca del Paese, che preferirebbe un sistema a tre poli per non vedere la propria leadership insediata da un secondo Big.
Infine, una presa del Banco Bpm da parte di Orcel rimetterebbe in discussione i destini del Monte, visto che non sembra interessato alla fusione con Siena. Mandando così in fumo la difficile costruzione di Giorgetti per un polo bancario più in sintonia con l’attuale compagine governativa.
milleri nagel caltagironeFRANCESCO MILLERI