CATTANEO NON LASCIA L’ENERGIA, DUE START UP IN AUTUNNO - L’ARGENTINA: PAGHEREMO I TANGO-BOND AI CREDITORI USA - PICCOLI SOCI DIPENDENTI CRESCONO IN TELECOM

1. SIDDI: COL NUOVO CONTRATTO 1500 ASSUNZIONI IN 3 ANNI

R.R. per "La Stampa"

 

Flavio Cattaneo Flavio Cattaneo

Una trattativa lunga. Difficile, ma che per il presidente della Federazione europea dei giornalisti (Efj) Morgens Blicher Bierregard, «va sicuramente nella giusta direzione». Una direzione che per la Federazione della stampa si declina in «lavoro» e che garantisce certezze e pluralismo nell’informazione. Questo il cuore del nuovo contratto di lavoro giornalistico appena siglato tra Fnsi e Fieg e che in un contesto difficile per l’editoria introduce per la prima volta «accordi contrattuali per il lavoro autonomo», spiega il segretario Fnsi Franco Siddi.

 

Inoltre sono previsti interventi di sostegno al settore (120 milioni nel triennio 2014-2016) finalizzati a «garantire - insiste Siddi - 1500 assunzioni in tre anni». In quest’ottica il segretario generale dell’Fnsi ha ricordato che il decreto firmato dal sottosegretario Lotti prevede sgravi fiscali sia per le assunzioni a tempo determinato (100%) sia per quelle a tempo indeterminato.

 

2. L’ARGENTINA: PAGHEREMO I TANGO-BOND AI CREDITORI USA

R.E. per "La Stampa"

 

CRISTINA FERNANDEZ DE KIRCHNER DA PAPA BERGOGLIO A SAN PIETRO CRISTINA FERNANDEZ DE KIRCHNER DA PAPA BERGOGLIO A SAN PIETRO

L’Argentina pagherà i creditori americani e non farà default. Il governo di Buenos Aires ha annunciato ieri di aver dato mandato alla Bank of New York di pagare 539 milioni di dollari dovuti ai sottoscrittori americani del concambio dei “tango bond” del default del 2001.

Il ministro argentino dell’Economia Axel Kicillof, appena rientrato da New York, ha annunciato ieri lo sblocco di pagamenti (in scadenza entro il 30 giugno) per un totale di 832 milioni di dollari.

 

Il ministro ha spiegato che «la legge argentina non prevede un default volontario, ovvero un mancato pagamento in presenza delle risorse». Kicillof ha denunciato poi l’atteggiamento del giudice americano Thomas Griesa, «senza dubbio parziale a favore dei fondi avvoltoio», cioè i fondi hedge che hanno acquistato sul mercato i bond del default di tredici anni fa e ne chiedono il rimborso integrale per un valore di 1,5 miliardi di dollari.

 

3. IL TRENO ITALO DIVENTA AMBASCIATORE IN CINA

Da "La Stampa"

 

MONTEZEMOLO E IL TRENO ITALO MONTEZEMOLO E IL TRENO ITALO

Italo diventa ambasciatore in Cina. La «China Tourism Academy», l’ente statale del turismo cinese, ha scelto il treno di Ntv come amico dei propri turisti, in quanto assicura standard di qualità irrinunciabili per la Cina ed è compatibile con le esigenze e le necessità di questo popolo.

 

Così la China Tourism Academy ha assegnato a Ntv il certificato «Welcome Chinese», un attestato che apre le porte ai turisti che vogliano sentire un po’ d’aria di casa anche oltre confine: troveranno su Italo le più moderne condizioni di viaggio in Europa, ma anche informazioni scritte nella loro lingua, sui display del treno e sulle brochure.

 

Il riconoscimento è stato consegnato ieri dal presidente della China Turism Academy, Dai Bin, e dal presidente di Welcome Chinese, Jacopo Sertoli, al presidente di Ntv Antonello Perricone. Presente anche l’ambasciatore cinese Li Ruiyu. Anche l’aeroporto Fiumicino di Roma, primo in Italia, ha ottenuto la certificazione Welcome Chinese.

 

4. ETRURIA, SENZA NOZZE C'È RISCHIO CAPITALE

Fa.P. per "il Sole 24 Ore"

 

AlitaliaAlitalia

Finchè non si troverà un nuovo acquirente, dopo le nozze sfumate con la Popolare di Vicenza, difficile che il titolo di Banca Etruria possa risollevarsi. Dopo la corsa a toccare quota 1 euro, oggi l'azione veleggia a 70 centesimi, poco sopra i prezzi dell' aumento di capitale del luglio 2013. E se qualcuno non si farà vivo, il rischio è di dover ancora mettere mano al portafoglio. Il Tier 1 a fine dicembre era al 6,6% su base regolamentare e all'8,1% su base gestionale. Troppo basso.

 

Anche perchè c'è da fronteggiare un cumulo di crediti deteriorati netti che valevano a fine 2013 oltre il 20% del totale dei crediti. Bastano ulteriori svalutazioni future per assottigliare ancor di più il capitale. Nel frattempo il direttore generale Luca Bronchi è in uscita, così come ha già lasciato l'ex presidente Giuseppe Fornasari.

 

Sotto la loro gestione i crediti malati hanno visto una poderosa escalation, ma soprattutto la piccola banca popolare si era trasformata in un banca d'investimento con i titoli di Stato passati dal 12,7 del totale dell'attivo nel 2010 al 47% del 2013. Così non fai certo la banca del territorio come Bankitalia ha rilevato, chiedendo di tagliare il portafoglio titoli.

 

5. PICCOLI SOCI DIPENDENTI CRESCONO IN TELECOM

A.Ol. per "il Sole 24 Ore"

 

Ora che Telco ha deciso di sciogliersi e il futuro di Telecom Italia (forse) è quello della public company, anche i dipendenti vogliono giocare un ruolo da piccoli azionisti con l'ambizione di crescere. Il piano di azioni ai 52mila dipendenti italiani della compagnia mette in gioco lo 0,4% del capitale che si aggiungerà allo 0,8% già posseduto.

 

Nessun dubbio che i 54 milioni di azioni saranno assegnati perchè in poche ore dall'avvio dell'operazione erano già stati richiesti più di 30 milioni di titoli. Del resto le condizioni sono allettanti: prezzo di 0,84 euro (il prezzo medio dell'ultimo mese scontato del 10%, rispetto ai 93 centesimi della chiusura di Borsa di ieri) e un'azione gratis ogni tre a chi mantiene le azioni in portafoglio per due anni.

 

Con l'1,2% del capitale i dipendenti-azionisti sarebbero quasi a metà del traguardo del 3% che ai tempi della privatizzazione l'allora direttore del Tesoro, Mario Draghi, aveva suggerito all'Asati, nel '98 appena costituita, in linea con le realtà più avanzate d'Europa. Gli acquisti sono finanziabili con il Tfr, che complessivamente vale 1,7 miliardi.

 

6. GTECH SVELA L'OFFERTA PER LE LOTTERIE TURCHE

C.Fe. per "il Sole 24 Ore"

 

Dopo mesi di attesa, è arrivato il giorno delle offerte: quelle per le lotterie turche, le Milli Piyango, per la vendita delle quali ormai da mesi il governo di Ankara sta giocando una partita miliardaria, visto che intende incassare dalla privatizzazione circa 2 miliardi di dollari nell'arco di dieci anni.

 

Secondo il bando di gara dovrebbe vincere l'offerta più alta, ma grande favorito, secondo i rumors, sarebbe il gruppo turco Turkcell, primo operatore di telefonia mobile del Paese. A contendere il ruolo di favorito a Turkcell, si è formata una cordata tra il gruppo italiano Gtech (controllato da De Agostini) e i due gruppi finanziari Kkcg ed Emma Capital.

 

Proprio Gtech sembra pronto allo shopping estero visto che ha mostrato interesse anche per Igt, player americano leader mondiale nelle gaming machine. Ma, tra i concorrenti per le Milli Piyango, ci sarebbero anche l'inglese Camelot, la greca Intralot e il gruppo finanziario di Istanbul Netholding.

 

7. LE SCELTE DEI SOCI SUL RIASSETTO ALITALIA

R.Fi. per "il Sole 24 Ore"

 

Chiarito o quasi il futuro di Alitalia resta da definire il presente. A quanto risulta, la settimana scorsa la compagnia ha informato i soci che il fabbisogno di nuovo capitale per compensare le perdite superiori al budget e per fare fronte a passività pregresse che Etihad non ha intenzione di assumere si aggira tra 200 e 300 milioni.

 

Se il nuovo investimento fosse ripartito tra i 4 principali soggetti (Poste, AdR, Unicredit e Intesa); il carico pro capite sarebbe di 75 milioni di euro (per Poste significherebbe un esborso totale in 6 mesi di 160 milioni) a fronte di una quota nel vettore che, post ingresso di Ethiad, sarà di non più del 5% ciascuno.

 

Si delinea ancora una volta il rischio - stavolta peraltro senza alcun ritorno in termini di governance - che il riequilibrio dei conti Alitalia sia sostenuto anche dai contribuenti italiani. Peraltro l'ulteriore coinvolgimento economico dello Stato, attraverso Poste, potrebbe dare carte da giocare a quei vettori, come Lufthansa, che tentano di boicottare l'operazione Ethiad.

 

8. CATTANEO NON LASCIA L’ENERGIA, DUE START UP IN AUTUNNO

An. Duc. per il "Corriere della Sera"

 

Nel nome delle due società costituite nelle scorse settimane ci sono le sue iniziali. E poi anche la lettera esse. L’azionista al 100% di Essecieffe Investment e Essecieffe Services è l’ex amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo. Passato il testimone al suo successore, Matteo Del Fante, l’ex direttore generale della Rai si è messo subito al lavoro per impostare una nuova attività nel settore dell’energia.

 

Un mercato che conosce bene e dove confida di intercettare l’interesse di una serie di investitori esteri per puntare nel business delle infrastrutture e delle reti. Per ora Cattaneo preferisce tenere le carte coperte e dire che «sta lavorando dalla mattina alla sera per trovare gli uffici, i dipendenti e tutto quanto necessario all’avvio di una start up».

 

SABRINA FERILLI E FLAVIO CATTANEO DA OGGISABRINA FERILLI E FLAVIO CATTANEO DA OGGI

Nei fatti l’ex numero uno di Terna, forte di una sontuosa buonuscita corredata dell’indennità sostitutiva per il mancato rinnovo, vorrebbe raccogliere munizioni per qualche centinaio di milioni e costituire un fondo specializzato nel settore delle reti. Il capitale sociale di 10 mila euro è, insomma, una piccola dotazione per avviare i motori di Essecieffe Investment e Essecieffe Services, quest’ultima è controllata interamente dalla prima che ha un ruolo di holding. Lo schema operativo è già definito.

 

Nel lungo elenco delle possibili attività in campo elettrico si segnalano «la progettazione, lo sviluppo e la costruzione in proprio e per conto terzi di nuovi impianti nonché l’adeguamento e il potenziamento di impianti esistenti», aggiungendo la possibilità di produrre «energia elettrica da qualsiasi fonte e l’immissione della stessa nella rete elettrica nazionale italiana». Nelle prossime settimane Cattaneo avvierà i primi incontri con potenziali investitori e partner finanziari. «L’obiettivo è essere pronti alla vigilia dell’autunno» .

 

9. HERA E LA PRIMA OBBLIGAZIONE "VERDE"

Fr.Bas. per il "Corriere della Sera"

 

Sostenibilità e «green» sono un business che piace all’estero: la multiutility Hera, attiva in Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche, ha lanciato il primo «green bond» italiano, che ha raccolto il successo maggiore tra investitori francesi, tedeschi e britannici. L’obbligazione è destinata a finanziare o rifinanziare investimenti già effettuati o previsti nel piano industriale al 2017 negli ambiti della lotta al cambiamento climatico, riduzione emissioni, qualità nella depurazione acque e ciclo dei rifiuti. L’emissione è stata di 500 milioni, rimborsabili in 10 anni a una cedola del 2,375% e un rendimento del 2,436%. Gli ordini, pari a 1,7 miliardi di euro (più di 3 volte l’ammontare emesso), sono stati raccolti principalmente da investitori stranieri (75% Francia, Germania e Gran Bretagna che hanno registrato le percentuali maggiori), con una prevalenza di asset manager .

 

10. TANGOBOND, LE CONSEGUENZE DELLA SENTENZA

Giu.Fer. per il "Corriere della Sera"

 

«L’Argentina paga» ha scritto ieri il presidente del Paese sudamericano Cristina Fernandez de Kirchner in un tweet, a cui ha allegato il documento che conferma il deposito dei fondi per il pagamento dei creditori che hanno aderito al concambio del debito. E questo ha mandato su tutte le furie NML Capital, l’hedge fund che fa capo di Elliot Management, e alla guida del gruppo dei fondi che, non avendo aderito alla ristrutturazione, ha ottenuto dalla Corte suprema Americana di essere pagato per intero dall’Argentina.

 

Ma se il braccio di ferro tra i fondi avvoltoi e Buenos Aires continua, la sentenza della Corte ha delle conseguenze imprevedibili, a prescindere dal tema Argentina. L’aspetto più interessante è che la Corte ha deciso che nulla osta a che un tribunale americano ordini la «discovery» sugli asset, cioè la ricerca di beni, di Stati stranieri non solo negli Stati Uniti ma anche al di fuori dei suoi confini.

 

FRANCO SIDDI FRANCO SIDDI

Questo non viola l’immunità dello Stato estero, perché destinatario dell’ordine di discovery non è direttamente lo Stato ma soggetti terzi come le banche, che detengono i beni e le informazioni relative. «NML Capital, così come qualunque soggetto creditore di Stato sovrano, può dunque pretendere di sapere quali sono i beni di proprietà di tale Stato e dove si trovano, così da poterli aggredire mediante un’azione esecutiva in qualsiasi parte del mondo», spiega Federico Sutti, managing director Europa e Africa dello studio legale DLA Piper.

 

Adesso toccherà al legislatore intervenire, indica la stessa Corte suprema, per risolvere il fatto che al giudice americano sia consentito di invadere la sovranità di altri Stati (non per niente gli Usa sono intervenuti in giudizio a favore dell’Argentina) .

 

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