1- UNO SMONTEZEMOLATO NEI CASINI! PERSI TUTTI I TRENI, NON SAPENDO DOVE ARRAMPICARSI, LUCHINO ACCUSA PIERFURBY DI VOLER RIGORE & RINNOVAMENTO CON PERSONAGGI COME POMICINO, DE MITA, BUTTIGLIONE, LA MALFA, PISANU. ORA NON È INUTILE RICORDARE CHE CON QUESTI PERSONAGGI MONTEZEMOLO HA AVUTO NEGLI ANNI UN’INFINITÀ DI FREQUENTAZIONI (QUANDO DE MITA E MASTELLA APRIVANO LE PORTE DI RAIUNO AI CONTRATTI DELLA SUA COMPAGNA EDVIGE FENECH ERANO BUONI E ORA SONO FRITTI?) 2- AIRONE PASSERA È TROPPO IMPEGNATO A SALVARE SE STESSO NELLA MISCHIA CHE SI STA CREANDO PER IL DOPO-MONTI PER POTER RICORDARSI DEI PROBLEMI DELL’ALCOA 3- LA PARTITA POLITICA NEGLI STATI UNITI È DECISIVA PER GIUSEPPE ORSI CHE DEVE SUPERARE LA FREDDEZZA DEI VARI CAPO-AZIENDA CHE TEMONO DI PERDERE LA POLTRONA 4- IERI IL PRESIDENTE DELL’ISTAT ENRICO GIOVANNINI HA DETTO UNA PAROLA DI VERITÀ SUL RITARDO DELL’ITALIA DIGITALE. “L’ITALIA HA PERSO IL TRENO DELLA RIVOLUZIONE INFORMATICA”

1-LO SMONTEZEMOLATO NEI CASINI
Quando ieri pomeriggio nei palazzi romani ItaliaFutura ha fatto circolare la nota polemica nei confronti dell'Udc e di Pierfurby Casini, molti si sono chiesti chi fosse l'autore di un documento così maldestro e ignorante.

Fin dal primo discorso fondativo dell'Associazione pronunciato da Luchino di Montezemolo nel luglio 2009 nei saloni della Galleria Colonna, si era colta la debolezza culturale di un movimento che ha il suo punto di forza nel carisma di Luchino, che grazie ai sondaggi dell'amico Pagnoncelli e ai successi della Ferrari, riesce a rimanere ancora nella classifica degli uomini "nuovi".

Purtroppo questa gracilità di fondo dell'Associazione, unita al comportamento amletico del potenziale leader e della sua squadra, ha lasciato spazio all'ironia e sono state rare le occasioni in cui Luchino ha alzato i toni per scrollarsi dalle spalle l'accusa di creare un partito dei "carini" che ha nel merito e nella competenza i suoi fondamentali. Questi due valori sono stati letteralmente mangiati, pur tra mille incertezze, dall'avvento dei tecnici al Governo, e adesso anche un filosofo simpatizzante come Massimo Cacciari si è accorto che Montezemolo "ha perso il treno".

A dire il vero se ne era accorto anche lui, Luchino, parlando prima dell'estate in un'intervista che non è stata pubblicata dal "New York Times" ma sul quotidiano "La Provincia di Cremona" dove bollava il Governo e Corradino Passera dicendo: "la crescita economica non si fa per decreto...questa strada infelice è la stessa scelta da Giulietto Tremonti quando era ministro", e poi aggiungeva: "il Paese non ne può più di una politica autoreferenziale che parla di tutto, dopo Monti ci vorrà una politica dei cittadini consapevoli dei bisogni del Paese".

Parole belle e meditate che hanno preceduto di poche settimane il documento firmato da ItaliaFutura e "Fermare il declino", scritto a sei mani tra gli uomini di Luchino, Oscar Giannino e l'economista Luigi Zingales. Quel testo è stato pubblicato il 15 agosto sul "Corriere della Sera" e portava acqua al mulino di un liberalismo popolare, difficile da conciliare concettualmente, ma secondo gli estensori della lettera "sostenuto dal consenso e dalle idee di milioni di cittadini".

L'effetto politico è svanito ieri nella nota nella quale ItaliaFutura accusa Casini e il suo partito di aver fatto una pesca a strascico dove la politica del rigore e del rinnovamento affoga con la presenza in prima fila all'incontro di Chianciano di personaggi come Pomicino, De Mita, Buttiglione, Giorgio La Malfa, Giuseppe Pisanu "e financo Renata Polverini, che - scrive ItaliaFutura - in un passaggio esilarante del discorso di Casini viene addirittura portata ad esempio come avversaria degli sprechi e dei privilegi!".

Ora è inutile ricordare che con questi personaggi Luchino di Montezemolo ha avuto negli anni un'infinità di frequentazioni (quando De Mita e Mastella aprivano le porte di Raiuno ai contratti della sua compagna Edvige Fenech erano buoni e ora sono detriti?); ciò che conta è il tono provocatorio con cui ItaliaFutura boccia l'assenza di contenuti di Chianchiano e lo scarno programma dell'Udc che ruota intorno alla parola d'ordine "Monti dopo Monti".

Da qui la conclusione degna di un marinaretto: "se al pescatore Casini va dato atto di aver fatto una buona pesca con poca pastura, il fritto misto che esce dalle cucine di Chianciano rischia di essere una pietanza indigesta per gli italiani".

Se questa è la voce del think tank che è nato per cambiare l'Italia, allora c'è da mettersi le mani nei capelli perché mentre era ragionevole attendersi una riflessione sull'incontro di Cernobbio, a Luchino e alla sua squadra sono saltati i nervi al punto da lasciare di stucco anche il quotidiano della Fiat "La Stampa".

Per quest'ultimo la caduta di stile è provocata dall'arruolamento della Marcegaglia tra le braccia del George Clooney di Bologna, Pierfurby Casini. Adesso qualcuno si chiede chi è stato l'autore di questa nota maldestra e ignorante. È difficile pensare che a scriverla sia stata la bella economista Irene Tinagli che insegna all'università di Madrid, e tantomeno Andrea Romano, il giovane professore di Livorno, docente di storia a TorVergata, che a onor del vero ha studiato lo stalinismo su cui ha scritto un libro nel 2002. Scartando anche dal novero degli amanuensi il parlamentare Nicola Rossi, resta Carlo Calenda, il manager che dalla Confindustria è passato ai vertici di Ntv.

Questa caccia all'autore è comunque roba da salotto, un giochino da vacanze trascorse a bordo di qualche yacht. Il risultato è comunque penoso. Invece di porsi le tre domande esistenziali (da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo?) che hanno ispirato il celebre quadro di Paul Gauguin, Luchino & Company hanno aperto un varco così grande da far apparire Lorenzo Cesa e Pierfurby Casini due giganti.

A questo punto l'auspicio è che il 20 novembre, quando si terrà la grande convention dei liberisti popolari, il tono di ItaliaFutura si alzi evitando il gesto estremo con cui Gauguin (ritenendosi incapace di finire il dipinto con i tre massimi quesiti esistenziali) tentò di suicidarsi.


2- LA PARTITA POLITICA NEGLI STATI UNITI È DECISIVA PER ORSI
Gli uscieri di Finmeccanica stanno godendo come pazzi per l'email che hanno ricevuto nei giorni scorsi dal presidente Obama.

Nella sua lettera il leader democratico li ringrazia per la donazione di 30 euro che hanno fatto quattro anni fa e ricorda che nel mese di agosto oltre 1 milione di simpatizzanti ha contribuito con un minimo di 5 dollari.

Gli uscieri di piazza Monte Grappa pensano di spedire 50 dollari perché è con questo gesto simbolico che sperano di contenere i tagli alla Difesa del Pentagono, una vera mannaia sul bilancio di Finmeccanica e della controllata americana Drs. Gli uscieri sanno anche che l'avversario di Obama, il repubblicano Mitt Romney, non è un personaggio sconosciuto a Giuseppe Orsi. Durante la sua esperienza in AgustaWestland il capo di Finmeccanica ha avuto modo di conoscere il leader repubblicano grazie ai buoni uffici di Gianfilippo Cuneo, il guru della consulenza aziendale che una decina di anni fa frequentava Romney per realizzare qualche business.

La partita politica negli Stati Uniti è quindi decisiva per tutti e ai piani alti di Finmeccanica potrà accelerare o frenare il progetto che va sotto il nome Finmeccanica Defence. Questo programma prevede la confluenza in una newco di tutte le attività americane nel campo della Difesa e sta particolarmente a cuore ai manager di Drs capeggiati da William Lynn, l'ex-viceministro della Difesa da pochi mesi a capo della controllata.

Entro la fine dell'anno Orsi - ammesso che resti ancora a capo del Gruppo e sopravviva alla tenaglia dei magistrati di Napoli e Busto Arsizio - dovrà concludere la messa a punto di Finmeccanica Defence e della grande Selex, la nuova società che metterà insieme Elsag, Galileo e Sistemi Integrati.

In questa operazione il manager piacentino deve superare la freddezza dei vari capo-azienda che, preoccupati per le ultime vicende, girano alla larga dal suo ufficio e temono di perdere la poltrona. Fino a poco tempo fa il suo consigliere più ascoltato era l'ottuagenario Caporaletti, ma adesso sembra che il suggeritore più ascoltato sia diventato Giovanni Garofalo, vicepresidente di Telespazio.

C'è poi intorno a Orsi una corte sempre più folta di uomini che hanno tenuto il cordone ombelicale con Giorgio Zappa, il manager di Lecco che a luglio è diventato presidente di Vitrociset e che manda segnali quotidiani a Orsi attraverso i dirigenti e gli amichetti che lo hanno sostenuto nel corso degli anni.

Non è un vero e proprio assedio perché Orsi ha dimostrato di essere un furbacchione superprotetto da lobby potenti e dal piccolo esercito degli uomini che devono curare la sua immagine. In questa compagine, dentro la quale si trova di tutto, pare che si sia aggiunta negli ultimi giorni la società D'Antona&Partners di Milano che fa capo a Rosanna D'Antona, un personaggio molto conosciuto negli ambienti delle pubbliche relazioni.


3- CORRADINO È TROPPO IMPEGNATO A SALVARE SE STESSO NELLA MISCHIA CHE SI STA CREANDO PER IL DOPO-MONTI PER POTER RICORDARE I PROBLEMI DELL'ALCOA. MA FINCHÈ LA GRANCASSA DELLA STAMPA SUONA PER LUI
Corradino Passera può essere davvero soddisfatto per il modo con cui i giornali lo trattano oggi.

Invece di denunciare l'enorme contraddizione manifestata sulla vicenda Alcoa, la grancassa dei quotidiani sottolinea l'impegno del superministro a risolvere la vertenza. L'unica eccezione arriva dal quotidiano "Il Fatto" dove il giornalista Meletti ricorda come non più tardi di sette giorni fa alla festa del Pd di Reggio Emilia, il superministro dichiarò che la situazione Alcoa era "quasi impossibile", e non più tardi di sabato sulle rive del lago di Como Corradino ha dichiarato al gotha di Cernobbio: "non ci sono imprese disposte a farsi carico di questa azienda".

Il rumore degli elmetti sbattuti con forza sul marciapiede di via Veneto dove ha sede il ministero deve essere stato così forte da fargli ricordare che fino al gennaio scorso la società svizzera Glencore aveva dichiarato il suo interesse per l'azienda sarda, tradotto pochi giorni fa in una manifestazione formale di interesse.

Corradino è troppo impegnato a salvare se stesso nella mischia che si sta creando per il dopo-Monti per poter ricordare questi dettagli infimi. Dalla sua parte trova non solo il particolare riguardo dei grandi organi di informazione, ma anche le posizioni di personaggi come l'editorialista de "La Stampa" Luca Ricolfi che oggi scrive un dotto articolo per dimostrare che i salvataggi sono impossibili e che le aziende straniere non hanno alcun interesse a produrre in perdita.

Al ministero di via Veneto è in atto comunque la ricerca a chi ha contribuito alla figuraccia del superministro che impegnato a snocciolare i "cantieri" della crescita, si era dimenticato del cantiere dell'alluminio. Gli indizi portano a individuare nel dirigente Renzo Turatto il primo responsabile di questa smemoratezza. Come Capo Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, Turatto - che ha sempre dimostrato una particolare sensibilità sui rapporti tra Telecom e della società Engineering dove ha lavorato - è l'uomo intorno al quale girano i 150 dossier delle crisi aziendali.


4- "L'ITALIA HA PERSO IL TRENO DELLA RIVOLUZIONE INFORMATICA"
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ieri finalmente è stata detta una parola di verità sul ritardo dell'Italia Digitale.

A pronunciarla è stato il presidente dell'Istat Enrico Giovannini, un uomo piuttosto irascibile che comunque non ha peli sulla lingua. "Abbiamo sostituito le macchine da scrivere con i pc, poi abbiamo continuato a produrre e lavorare come prima. L'Italia ha perso il treno della rivoluzione informatica".

E per concludere la sua requisitoria il buon Giovannini ha aggiunto con un tono sottilmente polemico che l'aumento della produttività non si fa solo a palazzo Chigi o a Montecitorio".

 

 

MARCEGAGLIA CASINI MARCEGAGLIA CASINI CIRINO POMICINO marcegaglia - montezemoloEDWIGE FENECH CLEMENTE MASTELLA jpegluca cordero montezemolo RENATA POLVERINI CON LA PISTOLA BARACK OBAMA E MITT ROMNEY giorgio zappa moglie lapCARLO CALENDAgiuseppe orsi Enrico Giovannini

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…