CON STANDARD SIAMO TUTTI PIÙ POOR - TUTTE LE ACCUSE PESANTISSIME DAI PM DI TRANI ALLA SOCIETÀ DI RATING: MANIPOLAZIONE DEL MERCATO CONTINUATA E PLURIAGGRAVATA, RATING CHE HANNO INDEBOLITO I TITOLI DI STATO ITALIANI E L’EURO ATTRAVERSO INFORMAZIONI “TENDENZIOSE, DISTORTE E FALSATE” - DA MAGGIO A DICEMBRE 2011, DOWNGRADE INCOERENTI CHE HANNO STRONCATO L’ITALIA SUI MERCATI INTERNAZIONALI INDIPENDENTEMENTE DAGLI SFORZI COMPIUTI E IL CAMBIO DI GOVERNO…

L'ACCUSA DI TRANI A STANDARD&POOR'S: FALSATO LO SPREAD

IL PUBBLICO MINISTERO MICHELE RUGGIERO: MERCATO MANIPOLATO AD ARTE. DAI RATING NEGATIVI DANNI GRAVISSIMI ALL'ECONOMIA ITALIANA

Roberto Sommella e Gianluca Zapponini per "MF - Milano Finanza"

Una sfilza di accuse pesantissime tese a dimostrare come Standard&Poor's abbia, da maggio 2011 a gennaio 2012, costantemente manipolato i mercati finanziari causando all'Italia «un danno patrimoniale di rilevantissima gravità» nonché numerosi crolli borsistici. MF-Milano Finanza è in grado di svelare tutto questo nei dettagli, rivelando l'impianto accusatorio, finora solo frammentario, messo in piedi dal pm Michele Ruggiero della Procura di Trani e mosso alla più grande agenzia di rating del mondo e sulla cui testa pende la spada del processo. A giugno, infatti, Ruggiero ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio (si veda MF-Milano Finanza del 1° giugno 2012).

Dalle inedite carte di avviso della conclusione delle indagini preliminari nei confronti di numerosi manager dell'agenzia tra cui l'ex presidente della S&P Financial Services Devon Sharma, e alcuni alti dirigenti del servizio rating, emerge una realtà a dir poco sconcertante, frutto di mesi di lavoro. Accuse che se provate davanti al Gip, che ora dovrà decidere se mandare a processo il colosso americano, rischiano di far riscrivere tutta la storia finanziaria dell'ultimo anno (compreso forse anche il cambio dell'esecutivo in Italia).

Nei documenti dell'inchiesta, scaturita dalle denunce dell'Adusbef e di Federconsumatori, Ruggiero parla di «manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata» messa a punto dai responsabili del rating che «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» hanno posto «in essere una serie di artifici tanto nell'elaborazione quanto nella diffusione dei rating sul debito sovrano italiano».

Giudizi che a detta della Procura avrebbero provocato «una destabilizzazione dell'immagine, prestigio e affidamento creditizio dell'Italia sui mercati finanziari nazionali e internazionali» con la conseguenza di «una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani, segnatamente un loro deprezzamento» nonché un «indebolimento» dell'euro. Una vera e propria strategia atta a gettare discredito sull'Italia e tale da causare danni ingentissimi all'economia, insomma. Ma quale, in concreto, il meccanismo?

Sempre secondo le ipotesi accusatorie di Ruggiero, l'agenzia forniva «intenzionalmente ai mercati finanziari (e quindi agli investitori) un'informazione tendenziosa e distorta (e come tale anche falsata) in merito all'affidabilità creditizia italiana e alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo». Uno stratagemma volto a «disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore», scrive il pm pugliese. Ed ecco nel dettaglio i giorni in cui sono stati pubblicati i rating diffamatori. Il 20 maggio 2011 veniva divulgato un taglio dell'outlook «artificiosamente comunicato e diffuso ai mercati con una tempistica sfalsata e tale da generare sui mercati una volatilità ed un'incertezza che concausava sensibili perdite sui titoli azionari».

Il primo luglio dello scorso anno poi «a mercati aperti ed a contrattazioni in corso» l'agenzia pubblicava un report che valutava negativamente la manovra finanziaria correttiva dell'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti, prima ancora che il testo fosse pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il tutto con pesanti ripercussioni sui titoli di Stato tricolori. Non finisce qui.

Lunedì 5 dicembre, all'indomani della presentazione del decreto Salva-Italia da parte dell'allora neo premier Mario Monti, da S&P arrivava un'altra bordata: un credit watch negativo che di fatto preannunciava un declassamento dell'Italia in un «momento di ripartenza agli occhi della comunità internazionale». Un atto che di fatto ha insospettito ulteriormente i mercati finanziari «nonostante l'intervenuto cambio di leader alla guida del governo».

Declassamento che poi è arrivato come preannunciato nei primi giorni di gennaio scorso, quando il rating dell'Italia è passato di colpo da A a BBB+. Un giudizio, secondo Ruggiero, ancora una volta basato su «argomentazioni incoerenti e incongruenti» rispetto «al precedente declassamento del settembre 2011 (da A+ ad A)» e che non ha minimamente tenuto conto del sensibile «calo dello spread tra Titoli italiani e Bund tedeschi».

Nonostante tutto S&P continua a professarsi totalmente estranea alle accuse, e anche per questo l'agenzia ha la facoltà di produrre documenti a propria difesa.

 

 

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