TE LO DO IO SARMI! - “NATO E CRESCIUTO ALL’OMBRA DI FINI, SURF TRA DESTRA E SINISTRA, SECONDO LE CONVENIENZE DEL MOMENTO”
Alberto Statera per "Affari & Finanza - La Repubblica"
«Alitalià ? Peste Italienne», sghignazzano in questi giorni ai piani alti di Rue de Paris 41, dove ha sede l'Air France, che pure non sta tanto bene. Il facile gioco di parole tra Peste e Poste ha cominciato a girare dopo la visita a Parigi di Massimo Sarmi, amministratore delegato delle Poste Italiane, che il governo Letta ha precettato per fornire all'Alitalia di nuovo in fallimento i mezzi per sopravvivere qualche settimana e per poter negoziare con l'azionista francese.
Il quale, peraltro, ha messo subito per iscritto a firma del presidente Alexandre de Juniac che il nuovo socio italiano non è affatto gradito. Come dar torto all'irritazione e all'ironia dei francesi, non sempre campioni di simpatia? Negli ultimi cinque anni hanno dovuto assistere alla folle operazione elettorale di Berlusconi con i «Salvatori della Patria», e adesso si devono confrontare con un nuovo azionista che invece di far viaggiare le raccomandate ed evitare file sfibranti ai pensionati davanti agli sportelli, vuol fare la banca, l'assicurazione, i telefonini, il sottoscala del potere politico e infine anche l'aviatore.
Il dossier messo insieme a Rue de Paris su Massimo Sarmi (circa due milioni di stipendio) prima della sua visita, racconta di un «commis» nato e cresciuto all'ombra di Gianfranco Fini, per poi fare surf con disinvoltura tra destra e sinistra, secondo le convenienze del momento. Nel 2004, con Berlusconi sulla cresta dell'onda, battezzò l'enorme ufficio postale di Piazza San Silvestro a Roma - come ha raccontato Daniele Martini sul «Fatto» - Sistema Informativo a Livello Virtuale di Integrazione Operativa. Acronimo: S. I. L. V. I. O..
Un bel biglietto da visita del personaggio, accanto al quale siedono alle Poste il presidente Giovanni Ialongo, ex sindacalista della Cisl che si è sistemato con uno stipendio di 600 mila euro; Maria Claudia Ioannucci, ex senatrice di Forza Italia, raccomandata a Berlusconi da quel gentiluomo di Walter Lavitola; Antonio Mondardo, ex assessore leghista alla provincia di Vicenza e Alessandro Rivera, ex dirigente del Tesoro. Poi, giù giù troviamo nell'organico dell'azienda il fratello di Angelino Alfano, la moglie di Attilio Befera, presidente dell'Agenzia delle Entrate, la compagna di Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d'Italia e chissà chi altri.
Resta un mistero invece chi fu il berlusconiano che convinse Sarmi a comprare la «Mistral», piccola e scassata compagnia aerea dell'attore Bud Spencer, che adesso viene citata come prova dell'esperienza che la brigata delle Poste mette in campo sull'Alitalia. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, certamente più esperto di sacrestie e di questioni cielline che di imprese, ha twittato che le Poste non sono «un aiuto da parte del pubblico, ma un'azienda sana che entra al 25 per cento e può essere partner forte».
A parte il fatto che nell'ultimo semestre il risultato operativo dei servizi postali e commerciali segna un meno del 49 per cento, sottoscriviamo Roberto Perotti che su «LaVoceInfo» ha scritto: «Il ministro sa benissimo che ha preso i nostri soldi e li ha buttati dalla finestra. Tanto più che, con involontaria ironia, ha aggiunto che ora ci vuole un piano industriale». Alitalià , Peste italienne.
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