capitalismo azienda coronavirus crisi economica

TIRO AL PIGIONE - AZIENDE A SECCO E IN RIVOLTA: ''NON PAGHIAMO PIÙ L'AFFITTO''. IL 90% DEGLI ASSOCIATI DI CONFIMPRESE HA REVOCATO I BONIFICI AUTOMATICI PER IL PAGAMENTO ANTICIPATO DEL TRIMESTRE APRILE-GIUGNO. ''SERVE UNA CALMIERAZIONE DEI CANONI, DA CALCOLARE SULLA PERCENTUALE DEL FATTURATO FINCHÉ IL MERCATO NON SI RIPRENDE''

Gian Maria De Francesco per ''il Giornale''

 

fabbrica coronavirus 1

Con un decreto liquidità (o decreto imprese) il cui saldo sul fabbisogno statale è zero era scontato che arrivassero proteste e allarmi da parte delle associazioni imprenditoriali e dai liberi professionisti. Se a questo aggiungiamo che l' afflusso di finanziamenti alle aziende che ne faranno richiesta sarà mediato dalle istruttorie bancarie, ne consegue che la situazione già critica del sistema Italia rischia di aggravarsi ancor più.

 

Ecco perché Confimprese, l' associazione che rappresenta 350 brand commerciali (40mila punti vendita e 700mila addetti) presieduta da Mario Resca, denuncia già una situazione insostenibile dal punto di vista delle locazioni.

 

recessione coronavirus

«Chiediamo la rinegoziazione dei canoni calmierati nella fase 2 del post-emergenza, possibilmente solo sulla percentuale del fatturato fino a quando il mercato non si riprende», ha dichiarato Resca sottolineando che, secondo il Centro Studi Confimprese, il 90% degli associati ha revocato i bonifici automatici per il pagamento anticipato dei canoni d' affitto per il trimestre aprile-giugno. Di qui la richiesta di un credito d' imposta da riconoscere ai proprietari immobiliari per consentire la rinegoziazione a canoni più favorevoli dei contratti d' affitto a uso commerciale.

 

A questo si aggiunge la necessità di ridurre gli acconti Irpef, Ires e Irap e abbattere le commissioni sui Pos. «Prevediamo che in tutta Italia il 30% dei negozi non riuscirà più ad aprire. Nel tempo spariranno molti retailer perché non ce la faranno a sopravvivere», ha concluso il presidente Resca.

 

fabbrica coronavirus

D' altronde, anche al Giornale giungono ogni giorno segnalazioni da parte di imprenditori e lavoratori autonomi incerti sulla prosecuzione dell' attività se le condizioni per l' accesso agli aiuti rimarranno quelle finora previste. «Subisco un danno di 100mila euro, per ripianare dovrei chiedere i soldi a chi mi procura il danno e rimborsarli e in più pagare le tasse», scrive Flavio Vigna, titolare di una ditta di noleggio bus e di un' agenzia di viaggi a Novara con fatturato 2019 superiore ai 200mila euro cui le misure di distanziamento produrranno notevole nocumento alla ripresa dell' attività in quanto la capienza dei veicoli dovrà essere necessariamente ridotta.

 

«Presento denuncia contro chi mi ha procurato il danno e poi vedremo», conclude. «Di concreto non è stato accreditato un solo euro ai soggetti che ne dovrebbero beneficiare, sempre per l' immancabile burocrazia», aggiunge Giuliano, lavoratore autonomo del settore delle autoriparazioni dalla provincia di Benevento, lamentandosi dei «proclami del governo che mette a disposizione (a chiacchiere) centinaia di miliardi».

coronavirus furti negozi usa 2

 

Analogo allarme giunge dal Colap, coordinamento delle libere associazioni professionali. «Il 93% dei professionisti prevede una ripartenza delle attività fra 10 mesi e un ritorno ai fatturati precedenti entro 36 mes», denuncia la presidente Emiliana Alessandrucci chiedendo l' introduzione di un sostegno al reddito per 5 mesi (aprile-agosto) sulla base di una domanda unica nonché una semplificazione della cassa integrazione per le aziende sotto i 5 dipendenti.

 

Insoddisfatta anche Confindustria. Il Centro studi di Viale dell' Astronomia ha stimato in 30 miliardi di euro il fabbisogno di liquidità delle imprese se il lockdown terminerà a giugno che diventerebbero 80 miliardi in uno scenario pessimistico con fine epidemia a dicembre. Senza moratoria sui prestiti (efficace per le pmi libere da sofferenze), queste cifre salgono a 42 e 107 miliardi.

file con distanza di sicurezza nei negozi di napoli

 

Se si includono le imprese che già avevano problemi di liquidità, si arriva a 57 e 138 miliardi. Ecco perché Confindustria ritiene necessario un allungamento delle scadenze dei finanziamenti che saranno concessi tramite il dl imprese: sei anni sono pochi. Identico discorso per la Cna. «Il governo faccia di più: abbiamo bisogno di liquidità assoluta, altrimenti si mette in moto un meccanismo di insoluti fra clienti e fornitori che metterebbe in ginocchio l' economia italiana», ha dichiarato il presidente Daniele Vaccarino.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…