lars feld andrea orcel giorgia meloni

"UN SÌ AL MES AIUTA UNICREDIT CON COMMERZBANK" - LARS FELD, CONSIGLIERE DEL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO, CHRISTIAN LINDNER, MANDA UN MESSAGGIO ALLA MELONI SULL'ACQUISIZIONE DELLA BANCA TEDESCA DA PARTE DI ORCEL: "L'UNIONE BANCARIA DOVREBBE ESSERE COMPLETATA. E NON C’È ANCORA PERCHÉ LA RIFORMA DEL MES, CHE GARANTIREBBE UN BACKSTOP, È SOSPESA A CAUSA DELLA POSIZIONE CONTRARIA DELL’ITALIA" - A BERLINO STUDIANO UNA NORMA "SALVA COMMERZ", CHE METTQ PALETTI SU SEDE E QUOTAZIONE...

LARS FELD: “UN SÌ AL MES AIUTA UNICREDIT CON COMMERZBANK”

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/21/news/un_si_al_mes_aiuta_unicredit_con_commerz-423563511/

 

LARS FELD E CHRISTIAN LINDNER

Lars Feld è tendenzialmente a favore di una fusione Unicredit-Commerz, ma siccome comporta anche dei rischi, e se il governo Meloni approvasse la riforma del Mes, ciò «agevolerebbe» l’operazione.

 

Il consigliere del ministro delle Finanze Christian Lindner spiega in quest’intervista perché la Germania si è impantanata e avverte che il governo Scholz rischia di cadere «nelle prossime settimane» se alcune questioni cruciali non saranno risolte.

 

Per il direttore dell’Istituto Eucken, infine, la Ue dovrebbe sospendere del tutto il bando del motore a scoppio. E su questo, l’economista «conta su Meloni».

 

Professore, per anni si è parlato della necessità di “scongelare” il mercato bancario. Ma adesso che UniCredit si è mossa alla conquista di Commerzbank, in Germania avete alzato un muro.

unicredit commerzbank

«Penso che i vantaggi di un ruolo più forte di Unicredit o addirittura di una fusione con Commerzbank siano superiori agli svantaggi. Tuttavia, ci sono anche dei rischi, ad esempio se pensiamo all’attuale regime europeo di risoluzione delle crisi bancarie, per una banca transfrontaliera così grande. In questi casi è molto, molto più difficile organizzare una risoluzione».

 

Perché non è chiaro chi dovrebbe salvarle, se entrassero in crisi?

«Ecco perché l’Unione bancaria dovrebbe essere completata. E non c’è ancora perché la riforma del Mes, che garantirebbe un backstop per le banche, è sospesa a causa della posizione contraria dell’Italia. Dunque penso che sarebbe di grande aiuto se l’Italia approvasse la riforma del Mes. Agevolerebbe l’impegno transfrontaliero di Unicredit in Germania».

 

Pensa che la quota del 12% ancora in mano al governo sarà scongelata?

LARS FELD

«In realtà, questo governo ha meno di un anno di tempo. Poi, vedremo cosa succederà. Ma al momento il ministro delle Finanze è semplicemente attendista. Altri, nel governo, sono più critici».

 

Quindi non vogliono rischiare che Unicredit possa essere un argomento elettorale?

«Non credo che avrà un ruolo nella campagna elettorale. Ci sono altre cose più importanti. La Spd vuole condurre una campagna elettorale su questioni relative al mercato del lavoro e alla politica sociale, come l’aumento dei salari minimi, il miglioramento delle pensioni e così via.

 

La Cdu farà la sua campagna elettorale sui problemi strutturali dell’economia e sull’incapacità di questo governo di risolverli. Pertanto, non credo che la fusione tra Unicredit e Commerzbank sarà una questione importante. Ma se ci sarà un cambiamento nella posizione italiana rispetto al Mes, potrebbe essere d’aiuto».

 

UNICREDIT COMMERZBANK

La Germania è in recessione per il secondo anno consecutivo: è successo solo una volta dalla fine della guerra, nel 2002-3. L’Economist la bollò allora come il “malato d’Europa”. È di nuovo così?

«Guardando al Pil trimestre per trimestre, ho qualche dubbio si tratti una normale recessione, perché in un trimestre la crescita è leggermente positiva, in un altro è leggermente negativa. In generale, il Pil si muove intorno al tasso zero. D’un lato abbiamo il problema dei cambiamenti strutturali legati a una trasformazione verso la neutralità climatica.

 

 

Dall’altro, ci sono problemi strutturali dovuti ai costi eccessivi in quattro ambiti: costi del lavoro e dell’energia troppo alti, regolamentazione e pressione fiscale eccessive. Molte imprese preferiscono investire all’estero. E c’è una forte incertezza in generale. Determinata, in parte, dalla politica economica di questo governo. E finché questa incertezza permane, gli investimenti e i consumi privati non decolleranno». […]

 

andrea orcel

MURO CONTRO UNICREDIT. LA GERMANIA STUDIA UNA LEGGE SALVA COMMERZ

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/20/news/muro_contro_unicredit_la_germania_studia_una_legge_salva_commerz-423566149/

 

Questo matrimonio non s’ha da fare. Il messaggio continua ad arrivare forte e chiaro da Francoforte. In questi ultimi due giorni, con una doppia intervista, Commerzbank si è fatta sentire dalla trincea in cui si è infilata per resistere all’eventuale attacco di Unicredit. Il vicepresidente, Michael Kotzbauer, ha espresso sulla Faz dubbi che dall’eventuale fusione possa nascere una banca europea:

 

DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI

«Sarebbe un’operazione di consolidamento nazionale con scarsi vantaggi per azionisti e clienti», argomenta, con riferimento al fatto che Unicredit controlli già la tedesca HVB. E Kotzbauer ha agitato lo spettro di tagli ai 42mila dipendenti della banca: «Abbiamo una responsabilità verso le loro famiglie». Sulla Wirtschaftswoche, la nuova ad Bettina Orlopp ha continuato a ripetere che l’operazione rischierebbe di mettere in fuga molti clienti.

 

Ma la domanda vera è cosa succede a Berlino, dove il ministero delle Finanze detiene ancora il 12% del secondo maggiore istituto di credito tedesco. E dove Olaf Scholz è sembrato indossare dal primo istante l’elmetto dell’assedio. Da New York ha tuonato che ritiene l’operazione orchestrata da Andrea Orcel «un atto ostile».

 

E secondo una fonte ben informata, il cancelliere avrebbe garantito in via riservata ai sindacati che l’operazione non si farà. Intanto, il governo ha deciso di congelare la quota che ha ancora in mano. E ci vorranno mesi finché Unicredit chiarirà cosa intende fare del 21% conquistato nel frattempo: occorre prima aspettare il parere della vigilanza europea, ossia della Bce.

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

A Berlino, però, rivela una fonte vicina al dossier, si comincia a ragionare sulla possibilità di introdurre qualche paletto per legge. Ad esempio su modello della Polonia, che non consente agli stranieri di acquistare il 100% delle banche e le costringe comunque a lasciarle quotate a Varsavia. 

 

È il caso di ricordare che il caso Hvb ha lasciato qualche ferita aperta in Germania: Unicredit l’ha acquistata e l’ha delistata da Francoforte. E in questi giorni il legislatore ha già dimostrato di essersi attivato per evitare altre sorprese, come quella della banca italiana che ha conquistato nel giro di pochi giorni il 21% di Commerz, in parte attraverso l’acquisto diretto della quota messa all’asta dal ministero delle Finanze, il 4,5%, in parte attraverso derivati.

 

MES KETA - MEME BY EMILIANO CARLI

Una portavoce del ministero delle Finanze ha fatto sapere che potrebbe abbassare dal 5% al 3% la soglia oltre la quale bisogna segnalare l’acquisto dei derivati. L’iniziativa è stata ribattezzata “Lex Commerz”: è una reazione all’operazione Unicredit. Forse non l’ultima: sia Scholz sia il leader dell’opposizione Friedrich Merz, favorito nella corsa alla cancelleria (si dovrebbe votare a settembre, ma c’è chi scommette su marzo) sono contrari alla fusione. e meditano contromosse. […]

LARS FELD

giorgia meloni contro il mesQUANDO GIORGIA MELONI ERA CONTRARIA AL MES - 2

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…