TUTTI I GUAI DI UNICREDIT – IN UN ANNO IL TITOLO HA PERSO IL 35% A PIAZZA AFFARI, IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE E MUSTIER CONTINUA A STACCARE PEZZI ALL'ISTITUTO (L’ULTIMO FINECO) – GLI INVESTITORI SONO IN PRESSING PER LA SOTTOVALUTAZIONE IN BORSA E TRA GLI AZIONISTI C’È MAL DI PANCIA – I RUMORS SU COMMERZBANK E IL DOSSIER CARIGE
Andrea Copernico per www.lettera43.it
Il 12 luglio del 2016, il giorno in cui Jean Pierre Mustier ha assunto la carica di amministratore delegato, il titolo di Unicredit ha chiuso la seduta a 10,5 euro. Veleggiando nei giorni successivi sempre attorno ai 10,7 euro. Il 23 febbraio di un anno dopo, si chiuse con un’adesione altissima, pari al 99,8%, la fase di offerta ai soci dell’aumento di capitale dell’istituto. E una spinta decisiva per il successo della ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro, la più grande mai realizzata in Italia, arrivò dai fondi e dai grandi investitori istituzionali che ormai presidiavano gran parte dell’azionariato della banca.
IN UN ANNO PERSO PIÙ DEL 35% IN PIAZZA AFFARI
Quel giorno le azioni in Piazza Affari archiviarono la giornata a 12,4 euro. Per poi toccare un picco di 18,2 euro poco più di un anno dopo, il 24 aprile del 2018. Il 28 maggio 2019 Unicredit è tornata sotto quota 10. Per la precisione 9,9 euro, alla chiusura della Borsa dove il titolo ha lasciato sul terreno l’1,44% riavvicinandosi ai minimi dell’anno (9,5 euro) toccati il 2 gennaio. Nell’ultimo anno è stato perso più del 35%, nell’ultimo mese il 17,3 per cento. Cosa sta succedendo?
NUOVO PIANO INDUSTRIALE ANCORA LONTANO
Tra gli azionisti il mal di pancia sembra aumentare e la presentazione del nuovo piano industriale, atteso per dicembre, è ancora lontana. Forse troppo per chi non comprende la strategia del banchiere francese né quale “storia” intenda raccontare al mercato.
UNICREDIT - LE TORRI DI CESAR PELLI
Nessuno ha capito come Mustier intende utilizzare gli oltre 22 miliardi di euro portati nelle casse di piazza Gae Aulenti in meno di tre anni. Mustier ripete ormai da mesi che il piano al 2019 prevede solo una crescita organica, non commenta i rumors di mercato soprattutto quelli sulle nozze con Commerzbank (e prima ancora su Société Générale), non intende aprire i dossier Carige se non per contribuire con un obolo al Fondo Interbancario (e solo se le altre banche faranno la loro parte). Nessuno ha capito come intende utilizzare gli oltre 22 miliardi di euro portati nelle casse di piazza Gae Aulenti in meno di tre anni.
Dopo la grande pulizia dei deteriorati e dei Btp in portafoglio, il rafforzamento patrimoniale, la vendita degli immobili, quella della “gallina dalle uova d’oro” Fineco e il taglio dei costi, il mercato si aspetta una mossa. Qualsiasi mossa.
INDICE PUNTATO SULLA SOTTOVALUTAZIONE IN BORSA
Essendo diventata una public company, la banca deve intanto confrontarsi con il pressing di alcuni investitori che puntano l’indice sulla sottovalutazione in Borsa: lo stesso consiglio di amministrazione, stando a fonti finanziarie de Il Sole 24 ore, in almeno due distinte riunioni avvenute nei mesi scorsi ha ascoltato le relazioni degli advisor Jp Morgan e Goldman Sachs sui rischi di un potenziale intervento di fondi attivisti e sulle contromisure potenziali che Unicredit può prendere per anticipare eventuali richieste dei fondi stessi.
jean pierre mustier con elkette versione disegno
RIORGANIZZAZIONE CHE SUSCITA PERPLESSITÀ
Anche la riorganizzazione della struttura ha sollevato qualche perplessità: la figura del direttore generale che sparirà con l’uscita di Gianni Franco Papa il primo giugno 2019 serviva come punto di raccordo tra l’ad e il top management. E anche la nuova divisione Finanza e controllo è rimasta senza responsabile (per il momento la carica è affidata ad interim a Mustier).
MARETTA NELLA STRUTTURA COMUNICAZIONE
In più c’è maretta nella comunicazione, dove la consulente Louise Tingström continua a dettare legge con scelte che suscitano i malcontenti nella struttura. Per esempio ha fatto fuori Laura Spotorno da capa della comunicazione interna, dopo che la stessa che era stata richiamata solo due mesi prima in Unicredit da cui era già uscita una volta. Ora la Tingstrom sembra intenzionata anche a ridurre gli organici dell’ufficio smantellando la struttura comunicazione di Roma.