VESPA A MARANELLO - MONTEPREZZEMOLO DALLA FAMIGLIA AGNELLI SI ASPETTAVA UN GRAZIE. ‘’AH, ADESSO L’HO CAPITO: NON ERA UN MANAGER, ERA UN POETA’’ (GLI OLTRE 7 MILIONI L’ANNO NON ERANO SUFFICIENTI?)

1. IL POETA

"il Foglio" di Maurizio Crippa

LCdM si aspettava un grazie dalla famiglia Agnelli. Ah, adesso l’ho capito: non era un manager, era un poeta.

 

2. MONTEZEMOLO: DALLA FAMIGLIA AGNELLI MI SAREI ASPETTATO UN GRAZIE IN PIÙ

Da “la Repubblica

MARCHIONNE MONTEZEMOLOMARCHIONNE MONTEZEMOLO

 

«Forse se un grazie in più me lo sarei aspettato»: Luca Cordero di Montezemolo a “Porta a Porta” esprime una certa amarezza per il modo in cui si sono conclusi i suoi dieci anni al vertice della Ferrari, riferendosi in particolare alla famiglia Agnelli. «Ho avuto un rapporto molto forte con la famiglia Agnelli e credo di aver fatto qualcosa di importante nel 2004, quando accettai di fare il presidente della Fiat in un momento estremamente drammatico», sottolinea il manager.

 

E in generale, commentando il suo addio alla grande casa automobilistica, aggiunge: «Tutto è avvenuto un po’ in fretta in relazione al grande appuntamento con la quotazione di Ferrari-Chrysler alla Borsa americana avvenuta due giorni fa, c’era necessità di avere una Ferrari dentro un grande gruppo e credo che questo abbia un po’ accelerato i tempi. Non mi ha fatto molto piacere il modo, ma fa parte della vita ed è giusto che chi ne è il proprietario possa prendere delle decisioni».

novella 2000   luca di montezemolonovella 2000 luca di montezemolo

 

Adesso per la Ferrari, conclude Montezemolo, «si apre una fase nuova, diversa, che può essere anche migliore». Tenendo conto del prestigio del marchio, da considerarsi, secondo il manager, come «una parte della bandiera italiana».

 

3 - MONTEZEMOLO: “POCHI GRAZIE DAGLI AGNELLI”

Caterina Grignani per il “Fatto quotidiano

 

La Ferrari e la famiglia. Casa e bottega, sono questi i due pilastri nella vita di Luca Cordero di Montezemolo, ospite sulla poltrona bianca di Porta a PortaHa ammesso che tiene a due cose, la famiglia e la Ferrari. Sull’addio alla Ferrari l’amarezza c’è, senza troppo rancore, però con una nota di non celata commozione: “Io abbandonato dagli Agnelli? Ho avuto un rapporto molto forte con la famiglia Agnelli e credo di aver fatto qualcosa di importante nel 2004, quando accettai di fare il presidente Fiat in un momento drammatico. Forse un grazie in più me lo sarei aspettato ma va bene così”.

sergio marchionnesergio marchionne

 

E sulla Fiat, un altro capitolo di addio almeno geografico, Montezemolo è lapidario: “È un dato di fatto. È una multinazionale con sede a Detroit ed una forte componente italiana”. Alla domanda su Alitalia, l’intervistato, che ha avuto un ruolo nell’accordo con Ethiad, svia e dice che ha bisogno di tempo di riflettere, che non è questa la domanda di oggi. A chiudere il capitolo affari lo stato di salute di Italo che: “Non è in affanno. Abbiamo circa 1100 giovani con un’età media fra i 27 ed i 28 anni. È una bellissima impresa”.

 

Sulla politica: “Abbiamo un premier giovane e coraggioso. Dobbiamo sperare veramente che riesca a fare le cose che ha annunciato" ha detto Montezemolo, ma ha anche aggiunto che “bisogna dargli tempo ma non troppo e convincerlo che le priorità sono lavoro, crescita, il taglio della burocrazia”. Lui se alla politica ha pensato non ha mai fatto il passo perché “una stella lassù mi ha salvato. Ed è stato meglio così”.

MONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARIMONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARI

 

Montezemolo ha ripercorso i suoi venti anni di vita passati alla guida del marchio Ferrari, ricordando il periodo d’oro e la vittoria in Giappone, nel 2000: “Era l’alba in Italia e ricordo la telefonata dell’avvocato Agnelli. Per la prima volta l’ho sentito piangere” ha confidato e poi ha anche descritto il “suo” Schumacher fatto di vittorie ma anche debolezze e momenti in cui andava “tirato su di morale”.

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