IO VOLO DA SOLA - ARABI, RUSSI, CINESI: PER ORA NESSUNO VUOLE ENTRARE IN ALITALIA, E I (POCHI) SOLDI DOVRANNO TIRARLI FUORI SOCI ITALIANI, BANCHE E POSTE

Gianni Dragoni per "Il Sole 24 Ore"

Non ci sarà un nuovo partner industriale né una compagnia aerea che entra nell'azionariato di Alitalia, almeno per adesso. Né arabi, né russi, né cinesi, tutte ipotesi esaminate (e fatte trapelare) nelle ultime settimane dai vertici della compagnia e dal governo, che ha cercato di «dare una mano» all'Alitalia con una missione fino agli Emirati Arabi Uniti.

Per il momento Alitalia va avanti da sola, scelta obbligata in mancanza di pretendenti, mantenendo l'alleanza industriale e commerciale con Air France-Klm, che però, come annunciato, non parteciperà alla ricapitalizzazione e vedrà scendere la sua quota dal 25 al 7 per cento. L'aumento di capitale dovrebbe essere sottoscritto per l'intero importo di 300 milioni di euro, in parte dagli attuali azionisti italiani, i Capitani coraggiosi, con 125 milioni complessivi, in parte dallo Stato con Poste Italiane per 75 milioni, infine dalle due banche - Intesa Sanpaolo e UniCredit - garanti sull'inoptato per 100 milioni.

Questo è trapelato da un incontro ieri a Palazzo Chigi sul piano di salvataggio Alitalia. All'indomani del vertice tra il premier Enrico Letta con il presidente francese Francois Hollande, il quale ha parlato di «discussioni che devono arrivare alla conclusione» tra Alitalia e Air France-Klm, è stata fatta una verifica sulla ricapitalizzazione.

Finora nelle casse della compagnia sono entrati solo 131 milioni (71 versati dai soci, 65 milioni anticipati dalle banche sulla garanzia), un terzo di quanto è necessario all'Alitalia per volare almeno fino a febbraio. Mercoledì 27 novembre scade la proroga del termine per l'esercizio dell'opzione a sottoscrivere degli attuali soci.

Poi ci sarà una seconda fase, circa una settimana ma la stabilirà il cda di mercoledì, per consentire a chi abbia già sottoscritto di acquisire eventuali quote inoptate. Infine la terza fase, l'ingresso di Poste sull'inoptato con 75 milioni e l'intervento finale delle due banche garanti. La ricapitalizzazione, secondo la delibera approvata dall'assemblea dei soci il 15 ottobre, deve concludersi entro il 31 dicembre prossimo.

Benché non ci siano conferme ufficiali, il governo, ieri rappresentato dal consigliere economico di Letta, Fabrizio Pagani, e dal capo di gabinetto del ministro dei Trasporti, Giacomo Ajello, avrebbe stimolato i soci privati, rappresentati ieri dal presidente della compagnia Roberto Colaninno e dal d.g. di Intesa, Gaetano Miccichè, ad arrivare almeno a 125 milioni, perché le Poste mantengano il loro impegno.

È da vedere chi, tra i privati, verserà i 54 milioni mancanti per arrivare a 125 (ne hanno messi 71), si parla di piccole quote dei vari Pirelli, Maurizio Traglio e qualche altro. Si torna a parlare di un possibile maggior intervento di Atlantia, che ha versato circa 26 milioni, tuttavia la società autostradale ha già smentito di aver preso l'impegno a coprire fino a 50 milioni. Uno sforzo supplementare la società dei Benetton potrebbe farlo, vista la preoccupazione per i suoi interessi nella società di gestione di Fiumicino (AdR), il principale scalo della compagnia.

Anche l'a.d. di Poste, Sarmi, è arrivato ieri a Palazzo Chigi, dopo l'uscita di Colaninno. Dei potenziali partner sondati (o sognati) come Etihad di Abu Dhabi, Qatar Airways che aveva già rigettato le avance di Alitalia in estate, Aeroflot o altri, nessuna traccia.

Alitalia per ora va da sola, ma così non ha i capitali per svilupparsi e infatti è congelato lo sviluppo nel lungo raggio. La prossima settimana la compagnia dovrebbe presentare ai sindacati il piano industriale, con gli esuberi (2-3mila), i tagli alla flotta (circa 15 aerei) e agli stipendi (si ipotizza fino al 20%) che ora tutti fanno finta di ignorare.

 

 

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