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CAFONAL DEL ROCCO A NUDO - SI PROIETTA IL DOCUMENTARIO SULLA SUA VITA, E SIFFREDI SI BUTTA IN MEZZO AI FAN: ''VEDRETE COME SONO VERAMENTE'' - ''MIA MADRE VOLEVA CHE ANDASSI A LAVORARE ALLA SIP, SAREI FINITO A CASA DELLE SIGNORE A DIRE: 'SALVE, LE CAMBIO IL CAVO'. IL MEDICO DI FAMIGLIA MI DISSE 'SARAI DANNATO, TI DROGHERAI, TI AMMALERAI DI AIDS'. MA IO VOLEVO FARE QUESTO LAVORO, ERA LA LIBERTÀ''

selfie rocco siffredi foto andrea arrigaselfie rocco siffredi foto andrea arriga

Foto di Andrea Arriga

 

ROCCO SIFFREDI: "MIA MADRE VOLEVA CHE ANDASSI A LAVORARE ALLA SIP"

ADNKRONOS - "Mia madre voleva che io andassi a lavorare alla Sip perché ci lavorava mio zio. Di sicuro sarei stato uno di quelli che arrivava a casa delle donne per cambiare il cavo dicendo 'signora non funziona il telefono'. Lo avrei fatto apposta". Rocco Siffredi si racconta e racconta all'AdnKronos 'Rocco', il docufilm diretto dai francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai di cui è protagonista e che sarà nelle sale dal 31 ottobre al 3 novembre.

 

Dai pasti in famiglia nella casa di Budapest alle riprese di film pornografici a Los Angeles, dalle stradine italiane di Ortona alle ville americane della Porn Valley, il film ripercorre la storia di una vita ossessionata dal desiderio e offre uno sguardo in filigrana ai retroscena dell'industria del cinema porno, oltre allo scandalo e all'apparente oscenità.

 

rocco siffredi saluta luigi de filippis foto andrea arrigarocco siffredi saluta luigi de filippis foto andrea arriga

"Io a 13 anni ho visto il primo giornale porno e ho capito che volevo fare questo lavoro. C'erano amici che volevano fare i poliziotti, il medico, io volevo fare il pornostar", sottolinea. E nonostante tutti gli dicessero che era sbagliatissimo ("Ricordo il medico di famiglia che mi diceva 'sarai dannato, ti drogherai, ti ammalerai di Aids e non avrai una famiglia'"), è andato avanti, "questo lavoro perché per me rappresentava la libertà".

 

rocco siffredi fan4 foto andrea arrigarocco siffredi fan4 foto andrea arriga

Ma non è stato sempre tutto semplice: "Questo film per me è stata una vera e propria terapia - ammette - Era importante quasi farlo per esorcizzare un po' tutto quello che era la mia montagna di problemi, autocreati, con cui convivevo da almeno 20 anni".

 

 

2. SIFFREDI: ANDATE A VEDERE “ROCCO”, MI VEDRETE COME PERSONA

Gianmaria Tammaro per www.lastampa.it

 

Un cardigan nero, abbottonato fino all’ultimo bottone, e una maglia bianca; un paio di jeans scuri, scarpe comode, e un giaccone lungo e nero, abbandonato sulla spalliera di una sedia. Rocco Siffredi è seduto su una piccola poltrona al primo piano dell’Hotel Ilaria di Lucca, e sorride: metà santo e metà tentatore.  

rocco siffredi fan2 foto andrea arrigarocco siffredi fan2 foto andrea arriga

 

Dal 31 ottobre al 3 novembre, sarà al cinema con «Rocco», il documentario che Thierry Demaizière e Alban Teurlai, cineasti d’annata e veterani del genere, gli hanno dedicato («perché loro? Perché sono francesi. E meglio loro, libertini, che un italiano che ha la tendenza a dire che il porno è una cosa negativa»).

 

Tema del film: le sofferenze di un (porno)attore. Che bellezza. Perché non c’è solo il sesso. Ma pure il dolore, la colpa, e il rimpianto di un padre e di un marito. «C’est la vie», dice Siffredi. E c’est la vie, infatti. Rocco è un film su questo: la vita. Potente, intenso, a volte massacrante (per Siffredi, più che per lo spettatore). Soprattutto onesto. Ma perché andare a vederlo ce lo dice lui, il protagonista. 

rocco siffredi con le fans foto andrea arrigarocco siffredi con le fans foto andrea arriga

 

 

 

Questo è, per certi versi, un film molto più intimo, molto più nudo, dei tanti film porno che ha girato nella sua carriera.  

«Il problema più grande l’ho avuto nel momento in cui hanno fatto vedere il film a me e a mia moglie a Parigi. Ho fatto interrompere la proiezione a otto minuti. Erano terrorizzati. Hanno detto: “cazzo, ma gli fa schifo?”. Ho chiesto di andare al bagno, ed erano convinti che fossi andato a vomitare». 

 

Era così?  

rocco siffredi con la moglie rozsa foto andrea arrigarocco siffredi con la moglie rozsa foto andrea arriga

«No (ride, ndr), ma avevo tanta tensione. In questo film, mi sono raccontato senza pensare minimamente alle conseguenze di quello che sarebbe successo dopo: di quello che mia moglie sapeva e di quello che non sapeva. Poi, dopo due anni, mi chiamano e mi dicono che il film è pronto, e io ho avuto un po’ di...» 

 

Paura?  

«Molta». 

 

In Rocco non c’è solo l’amore, o il sesso. C’è soprattutto la colpa.  

«E la cosa più strana, adesso, è che la sto promuovendo. Per me il senso di colpa è stato un po’ la goccia che ha riempito il vaso, piuttosto che farlo traboccare. La mattina vai sul set, e dai il bacino a tua moglie. Torni la sera e sai che hai fatto sesso con tre ragazze meravigliose, e sai che c’è una donna che ti sta aspettando e che ti ha fatto pure da mangiare. Tu la guardi, e dici: “poverina”. Cerchi i suoi occhi, che ti perdonano. Lei, mia moglie, dice a tutti di essere abituata. Ma so che non è così. So che dentro di lei, a qualcosa ha dovuto rinunciare. E questo ripetuto per venti, venticinque anni, ti lacera». 

rocco siffredi con la moglie rozsa foto andrea arriga.rocco siffredi con la moglie rozsa foto andrea arriga.

 

È questo che le ha fatto dire: “smetto!”?  

«Questo, sì. E anche quando sono andato all’Isola dei Famosi, che mi ha fatto letteralmente esplodere». 

 

Crede che anche la società in cui è cresciuto, il posto da dove viene, e tutto quello che le hanno sempre insegnato hanno, in qualche modo, contribuito a questo senso di colpa?  

«Ognuno di noi è fatto in maniera diversa. Siamo delle energie, e tu ti trovi bene con qualcuno perché ha le tue stesse energie. Purtroppo, se sei sensibile, hai la tendenza a soffrire di più. Se io fossi stato una persona completamente insensibile, me ne sarei fregato. Io sono una persona che ha la tendenza a mettersi dall’altro lato, qualunque cosa faccia. E mi chiedo sempre: “come la sopporterei, io, al posto suo?”». 

rocco siffredi con la moglie rozsa e l amica del cuore enrica astengo foto andrea arrigarocco siffredi con la moglie rozsa e l amica del cuore enrica astengo foto andrea arriga

 

Quindi è tutto un problema di…  

«È un problema di educazione. È un tabù che è radicato in noi. Non siamo ancora pronti ad accettare quell’animale che in certi momenti ci piace essere. E noi che lavoriamo nel porno, rappresentiamo proprio quello: quello di cui non bisogna parlare, quello che vuoi nascondere. Non bisogna sentirsi perversi perché ci piace il sesso. La maggior parte degli italiani, invece, ha la tendenza a discostarsi. Un po’ com’è successo con Tiziana Cantone, no?»  

 

rocco siffredi con la moglie rozsa e il figlio leonardo foto andrea arrigarocco siffredi con la moglie rozsa e il figlio leonardo foto andrea arriga

In che senso?  

«Finché lo fa lei, finché sono i suoi i video, va bene, ti piace. Ma non la sposeresti. E quella ragazza si è ammazzata. È questa la cosa più schifosa. A noi, piace portare la gente al patibolo. Godiamo quando questa gente, poi, si ammazza. E questo è terribile». 

 

Un film porno può essere, secondo lei, “cinema”?  

rocco siffredi con la moglie e il figlio foto andrea arrigarocco siffredi con la moglie e il figlio foto andrea arriga

«Per me, la pornografia non si limita a un uomo che tira fuori l’uccello. Per me, è qualcosa di sgradevole, qualcosa di meccanico, e il 90% dei film porno è così, purtroppo. Personalmente quando un film è bello, con o senza il sesso, è bello e basta. Ma anche al contrario di quello. Se c’è una donna che fa sesso con più uomini e ti piace, ed è bello e ti coinvolge, anche quello è cinema». 

 

Parla spesso delle donne come un vero romantico.  

«Io mi sono dedicato a scoprire la donna. Ad avere una visione diversa. Di portare le donne a sensazioni e sentimenti diversi. L’ho fatto per più di venti anni». 

 

Perché la gente dovrebbe andare al cinema per vedere Rocco?  

rocco siffredi con il figlio leonardo foto andrea arrigarocco siffredi con il figlio leonardo foto andrea arriga

«In parte perché c’è tanta sincerità e la storia è una storia molto umana, che rappresenta tantissime persone. E poi per i miei fan, che sono abituati a vedermi fare il mio mestiere così bene, potranno vedermi anche come persona. E se a qualcuno non dovesse piacere, c’est la vie». 

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