american fiction

IL CINEMA DEI GIUSTI - AVETE VISTO “AMERICAN FICTION” SU AMAZON PRIME? MAGARI CINQUE NOMINATION GLI OSCAR SONO UN PO’ TROPPE. MA È L’UNICO FILM DIRETTO E INTERPRETATO DA AFRO-AMERICANI CHE RAPPRESENTI L’INTERA COMUNITÀ - UN FILM CON MILLE RIFERIMENTI ALLA CULTURA E ALLA SUBCULTURA NERA, DELLA QUALE IL PROTAGONISTA SENTE COME UNA ZAVORRA DA SUPERARE, MA DOVE POI GLI STESSI NERI RICASCANO COSTANTEMENTE - ANCHE SE NON CREDO CHE ABBIA GRANDI POSSIBILITÀ DI VINCERE TUTTI I SUOI OSCAR, CREDO PERÒ CHE VADA VISTO, CAPITO E DIGERITO… - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

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Avete visto “American Fiction” di Cord Jefferson su Amazon Prime? E vale davvero le cinque nomination agli Oscar che ha avuto? Magari cinque nominations, inoltre importanti, miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore protagonista, Jeffrey Wright, e non protagonista, Sterling K. Brown, musica, oltre ai due Spirit Award già vinti, per Wright e la sceneggiatura, un Bafta, per la sceneggiatura, sono un po’ troppe. Ma ricordiamoci che è l’unico film diretto e interpretato da afro-americani che, già premiato con ben sei Black Reel Awards, che rappresenti l’intera comunità.

 

Che Jeffrey Wright è un attore meraviglioso che illumina, come ha scritta la critica americana, qualsiasi film in cui appaia, che Cord Jefferson è il non scordato show-runner di un piccolo capolavoro seriale come “Watchmen”, che in tanti abbiamo amato, che il romanzo originale, “Erasure”, è scritto da un personaggio di culto, Perceval Everett, amato docente della University of Southern California. E che il tema trattato è un totale divertimento per chi abbia anche un po’ di interesse nella letteratura americana e afro-americana.

 

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Già l’idea che il protagonista, anche lui docente di inglese, Thelonious Ellison detto “Monk”, autore di saggi e romanzi che si vede rifiutare i suoi ultimi lavori perché non “abbastanza neri”, decida per gioco di scrivere un romanzo, che firmerà “Stagg R. Leigh”, con chiaro riferimento allo Staggerlee o Stackolee di tanti blues, tutto costruito sui più facili stereotipi della letteratura e del cinema nero e che questo, col titolo “Fuck”, gli frutti un contratto da 750 mila dollari e diventi un successo letterario in grado di vincere premi che Monk non riuscirebbe mai a vincere e goda perfino di una trasposizione cinematografica, è una delizia.

 

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 Mettiamoci pure che Monk, in tutto questo, abbia problemi con la famiglia a Boston, una madre malata di Alzheimer, la amata sorella medico che muore improvvisamente, il fratello Cliff che si scopre gay e lascia la moglie, una possibile fidanzata, Coraline, che abita di fronte alla loro casa al mare. Su tutto domina l’eleganza di Jeffrey Wright, grande attore di teatro (“Angels in America”), di cinema e tv, che ricorderete in “Basquiat”, “Westworld”, “Batman”, “Casino Royale”, mai premiato con l’Oscar, che attraverso ogni situazione, di famiglia o del suo mondo letterario, con una ironia che a volte ci sfugge, ma che diventa un gioco ulteriore dentro il gioco del regista e sceneggiatore Cord Jefferson.

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Con mille riferimenti alla cultura e alla subcultura nera, della quale, giustamente, il protagonista sente come una zavorra da superare. Ma dove poi gli stessi neri, romanzieri, editori, cineasti, ricascano costantemente. Al punto che Jefferson, e con noi il nostro protagonista, a un certo punto usciranno dalla storia per mostrarci i finali alternativi alla trasposizione cinematografica più adatta per Hollywood.

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Chi ha amato “Watchmen”, e la sua feroce riproposizione, all’interno di una serie di supereroi in un mondo distopico dove i neri hanno il potere, del massacro di Tulsa, per decenni nascosto agli americani, si ritroverà in questa geniale parodia del mondo letterario afro-americano e americano. Anche se non credo che il film abbia grandi possibilità di vincere tutti i suoi Oscar, contro colossi come “Oppenheimer” o “Poor Things” o “La zona d’interesse” (magari la sceneggiatura?), credo però che vada visto, capito e digerito. Lo trovate su Amazon. Gratis.

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