AMORE ACIDO - AGGUATO ALLO STUDENTE “PREMEDITATO E CRUDELE”, LA COPPIA DIABOLICA DI MILANO RISCHIA 16 ANNI - IL MOVENTE? NON LA GELOSIA, MA UNA SPREGEVOLE RIVALSA - I DUE RAGAZZI VIVEVANO “COME FOSSERO IN UNA SETTA” - LEI È INCINTA E TEME I TEMPI DEL PROCESSO: “CHISSÀ QUANDO CI RITROVEREMO”

1. ATTACCO CON L’ACIDO, PREMEDITATO E CRUDELE

G.San. per il “Corriere della Sera

 

l acido sequestrato a casa di alexander boettcherl acido sequestrato a casa di alexander boettcher

È passato del tempo. Giorni. Avevano architettato il progetto. Comprato l’acido. E poi sono iniziate le telefonate: la trappola che ha attirato Pietro Barbini, 22 anni, in quella strada della periferia di Milano, via Giulio Carcano, che nel pomeriggio del 28 dicembre era scura e quasi deserta. Era da tre giorni che gli aggressori chiamavano, con la scusa di dover consegnare un pacco.

 

E, secondo la ricostruzione dell’accusa, quelle chiamate dimostrano «la costante presenza dell’intento criminoso» nella mente di Martina Levato, 23 anni, studentessa della Bocconi, e del suo amante, Alexander Boettcher, 30 anni. Significa che per giorni i due avrebbero macerato nelle loro teste l’idea dell’agguato con l’acido muriatico. Premeditazione lucida. Un’aggravante, che si aggiunge alla crudeltà, ai «motivi abietti», all’uso di quella sostanza che in supermercato costa 64 centesimi e che invece ha devastato il volto del ragazzo. L’accusa è di «lesioni gravissime», come ha riconosciuto ieri il tribunale. La pena massima è di 12 anni, che diventano 16 con le aggravanti.
 

acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levatoacido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato

Il 5 gennaio gli investigatori dell’Ufficio prevenzione generale della polizia, guidati dalla dirigente Maria José Falcicchia, hanno raccolto i documenti medici sulle condizioni di Pietro. La fredda elencazione del linguaggio sanitario descrive le deturpazioni drammatiche che l’acido sta provocando: lo «sfregio permanente del viso», sulla fronte, le palpebre, le guance, il mento; la «necrosi estesa al naso», che si è allargata anche alle mucose, mettendo in dubbio la possibilità di una futura ricostruzione; e poi l’occhio destro, che i chirurghi dell’ospedale Niguarda hanno già più volte operato.

 

martina levato in tribunalemartina levato in tribunale

L’acido penetrato dei tessuti ha continuato per giorni la sua azione devastante. E soltanto scorrendo questo quadro clinico si può comprendere quali siano le conseguenze di un gesto all’apparenza così banale e insensato, come quello che della studentessa della Bocconi. 
 

Nella richiesta di modificare il reato contestato alla coppia, presentata ieri, il pubblico ministero Marcello Musso ha inserito anche una frase sul movente. Che sarebbe nato da un «sentimento spregevole, trattandosi di parole scritte che fanno riferimento a particolari rapporti sessuali, non a ragioni di gelosia, ma semmai di rivalsa».

 

alexander boettcher e martina levatoalexander boettcher e martina levato

Le chat e gli sms raccolti dai poliziotti raccontano di un rapporto «morboso» tra i due amanti; Martina l’estate scorsa ha girato i messaggi a Pietro, con cui aveva avuto un flirt ai tempi del liceo; lui le ha consigliato di allontanarsi da quello «squilibrato». In questi contatti, Martina deve aver percepito che Pietro la considerasse ancora «disponibile» e questa sensazione l’ha vissuta come un’intromissione nella storia ossessiva e totalizzante che stava vivendo con Alexander.

 

Martina Levato Alexander BoettcherMartina Levato Alexander Boettcher

Come sia possibile un distacco così completo dalla realtà lo spiega un investigatore: «Quei due ragazzi, in particolare lei, vivevano ormai come se fossero una setta; loro due chiusi in se stessi, un mondo esterno popolato di fantasmi». Questi fantasmi erano solo nella testa di Martina e nella sua ansia di tenere vicino a sé quell’amante con cui aveva iniziato a camminare su un sentiero di pratiche ed emozioni sempre più estreme. Su quel sentiero alla fine ha attirato Pietro, studente a Boston, il più bello della scuola ai tempi del liceo. E si è presa la sua assurda «rivalsa». 
 

Boettcher, che inseguiva Pietro con un martello, sostiene che «ideazione e programmazione» dell’agguato siano state opera di Martina. Lei ha provato a scagionarlo. La polizia indaga su altri due casi di aggressioni con acido a Milano, avvenuti nell’autunno scorso: per capire se Pietro sia stato l’unica vittima della coppia. 

 

QUEL LABIALE TRA MARTINA E ALEX: TI AMO, MI MANCHI

Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera

 

martina levatomartina levato

Prima di arrivare di fronte ai giudici si nasconde in un giaccone blu, cappuccio tirato sulla fronte, bavero alzato sulla bocca. Scoperti restano solo gli occhi, che guardano a terra. In aula si libera il volto. Martina Levato resta con i capelli lucidi e neri sciolti sulle spalle, a tratti un sorriso quasi eccitato, minuta, il maglione grigio a rigoni. Subito, con lo sguardo, cerca Alex, che sta nella «gabbia» dall’altra parte della stanza, seduto in jeans e felpa grigia, con un tutore alla spalla destra.

 

Lei lo segue con gli occhi, ma lui all’inizio si rivolge altrove, parla attraverso le sbarre con i suoi avvocati. Martina con i legali non parla, sembra concentrata solo su di sé e all’agente della polizia penitenziaria, una donna, che le sta vicino e non conosce la storia, racconta: «Io e quel ragazzo lì ci amiamo, è successo quello che è successo. Ora mi spaventano i tempi lunghi del processo, magari sono anni. Aspetto un bambino, è suo. Quanto tempo dovrà passare perché ci ritroviamo...». Poi inizia l’udienza.

 

Il pubblico ministero, Marcello Musso, parla di «atteggiamento mafioso», perché la studentessa starebbe facendo di tutto per scagionare il suo compagno, che invece secondo l’accusa ha preso parte al «comune progetto criminoso» (un concorso che i legali Francesco Cieri e Jacopo Morandi proveranno a contestare). In aula parla il giudice. Passano i minuti. E Martina sembra seguire ancora mentalmente il filo che nella sua mente la lega ad Alexander. Solo muovendo le labbra, in modo marcato perché sia comprensibile oltre i sei, sette metri di distanza, più volte gli dice: «Ti amo». E Boettcher una volta, quasi di sfuggita, risponde: «Mi manchi». 
 

 Alexander Boettcher e martina levato Alexander Boettcher e martina levato

Ecco, per capire il senso di questo muto scambio di parole, bisogna riallacciare la storia: Martina e Alexander si conoscono un anno e mezzo fa; iniziano una relazione, anche se lui è sposato da 7 anni; vengono arrestati tra il pomeriggio e la notte del 28 dicembre scorso. Passano 10 giorni nel carcere di San Vittore e si rivedono per la prima volta ieri mattina.

 

La domanda è: se l’idea dell’agguato all'ex compagno di liceo di Martina è nata dentro la deriva psicotica che aveva preso la loro storia, il carcere e il processo sono riusciti a spezzare quel filo? Un filo che non era fatto soltanto di sentimenti, ma era invece invischiato in una dinamica psicologica con profondi tratti patologici: dare un taglio a questa catena significherebbe che Martina e Alexander stanno rientrando nella realtà, stanno comprendendo cosa significhi davvero distruggere per sempre la vita di un ragazzo innocente, della sua famiglia e, anche, delle loro famiglie. 
 

alexander boettcher e martina levatoalexander boettcher e martina levatoalexander boettcher  in tribunalealexander boettcher in tribunale

Sarà materia, questo rapporto, di indagine da parte degli psichiatri. Il legale di Martina, Paola Bonelli, quasi certamente chiederà una perizia. L’estate scorsa la ragazza aveva tentato il suicidio, ingoiando pastiglie di «Tavor», perché soffriva la lontananza da Alexander; agli psichiatri del carcere ha raccontato di aver subito una violenza che non ha mai avuto il coraggio di confessare, se non quando ha incontrato per la seconda volta il presunto responsabile e lo ha ferito con un coltello («Mi ha aggredito alle parti intime» ha denunciato lui; «Ha cercato di abusare di me», ha controdenunciato lei). 
 

Un passaggio chiave nel processo sarà quello di stabilire chi ha istigato chi, nel progetto dell’aggressione. Entrambe le famiglie, quella di Martina e quella di Alexander, hanno raccontato che i loro figli erano cambiati molto dall’inizio della relazione. 
 

alexander boettcher in tribunalealexander boettcher in tribunale

La madre di Alexander, ieri, ha atteso l’intera mattinata fuori dall’aula del tribunale, ha risposto con garbo ai giornalisti che l’hanno avvicinata, ha trattenuto il pianto a lungo pur di riuscire a dare un abbraccio di sfuggita al figlio che veniva portato fuori dalla polizia penitenziaria. I genitori di Martina, due insegnanti, sono invece rimasti a casa. Per evitare di vedere la loro figlia che si copriva il volto di fronte ai fotografi. 

 

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