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"ANTIMAFIA È UNA PAROLA CHE ANDREBBE MESSA IN QUARANTENA" - DON CIOTTI A "OGGI" RANDELLA I "PROFESSIONISTI DELL'ANTIMAFIA" CHE, GRAZIE ALLA PATENTE DI "BUONI", HANNO FATTO PORCATE: "QUALCUNO NE HA FATTO UN CAVALLO DI TROIA PER IL MALAFFARE. NON È UNA CARTA D’IDENTITÀ: L’ANTIMAFIA È UN FATTO DI COSCIENZA, CON ATTI CONSEGUENTI…" - "LA MEMORIA DI GIOVANNI FALCONE, COME QUELLA DI CENTINAIA DI ALTRE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE, È UNO STIMOLO PREZIOSO MA ANCHE ESIGENTE. NON BASTA RICORDARE"
Anticipazione da "Oggi"
COPERTINA OGGI - 19-26 MAGGIO 2022
In un’intervista a OGGI, in edicola da domani, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, rivela: «Ero a Palermo quel 23 maggio 1992, il giorno tremendo di Capaci. Dovevo parlare di droga con gli insegnanti delle scuole. I segni della vita sono importanti. Da lì non me ne sono più andato».
E spiega come decise di «tradurre in responsabilità e impegno il sacrificio di quelle vite». Racconta anche della scelta di Gian Carlo Caselli, che andò da lui al centro Abele a Torino per dirgli: «Io faccio domanda per la Procura di Palermo. Lascio qui la famiglia, mia moglie, i figli. Se puoi, dagli un’occhiata…».
A trent’anni dalla strage, dice don Ciotti, «la memoria di Giovanni, come quella di centinaia di altre vittime innocenti delle mafie, è uno stimolo prezioso ma anche esigente. Non basta ricordare».
Ma avverte: «Vedo il rischio che parole come legalità o antimafia si riducano a un concetto astratto di cui qualcuno ci ha rubato la sostanza... La parola antimafia sarebbe da mettere in quarantena. Non è una carta d’identità: l’antimafia è un fatto di coscienza, con atti conseguenti… Qualcuno ne ha anche fatto il cavallo di Troia per il malaffare».
don ciotti camera ardente gino strada
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