canapa caffe' roma

"LA MARIJUANA? È MENO TOSSICA DEI FARMACI": ARRIVA A ROMA IL “CANAPA CAFFÈ”: PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA SARA’ POSSIBILE CURARSI INALANDO CANNABIS IN IN UN BAR - MA LA TERAPIA E’ MOLTO DISPENDIOSA: IL PREZZO OSCILLA TRA I 21 E I 24 EURO AL GRAMMO

Marilena Vinci per la Stampa

CANAPA CAFFE' ROMACANAPA CAFFE' ROMA

Riscoprire la canapa indiana e i suoi usi alimentari e curativi sfidando la legge che la rende illegale. Accade in un locale pubblico di Roma nel quartiere storico e universitario di San Lorenzo, dove aprirà tra poco i battenti il Canapa Caffè.

 

È un bar-negozio dove sarà possibile consumare cibi e bevande a base di questa pianta: da pasta, panini e torte fino alla birra e alle tisane, acquistare alimenti e cosmetici realizzati con la canapa e, per la prima volta in Italia, potersi curare inalando cannabis in un' apposita therapy room. Tutto previo tesseramento.

 

L' idea nasce dall' esigenza di due trentenni, Carlo Monaco e Luigi Mantuano, di curarsi con la cannabis terapeutica: Carlo soffre di anoressia nervosa, Luigi di attacchi di panico. A prescrivere loro questa cura è stato un medico in Spagna che gli consigliato anche di coltivarsi le piante, cosa che in Italia però non si può fare, neanche se il fine è la salute.

 

«L' idea del Canapa Caffè nasce dalla voglia di sdoganare un tabù e rendere accessibile una terapia che potrebbe sostituire almeno dieci farmaci di uso comune», afferma Carlo.

Una scelta consapevole ma in qualche modo obbligata dagli sgradevoli e deludenti effetti dei tradizionali farmaci psichiatrici:

 

CANAPA CAFFE' ROMACANAPA CAFFE' ROMA

«Non mi facevano stare al 100%, avevo nausea, vomito e mancanza di concentrazione - racconta Luigi - Si parla di benzodiazepine che portano a chiuderti, a stare in casa, mentre la cannabis è tutt' altro. I danni dei farmaci tradizionali a lungo termine sono molto più gravi di quelli che può fare un fiore. Con le benzodiazepine le case farmaceutiche dicono di curarci, in realtà ci intossicano».

 

A seguire la terapia dei due ragazzi in Italia è il medico Carlo Privitera, convinto sostenitore dell' utilizzo della cannabis in parecchie patologie fisiche e mentali: «Secondo molti studi scientifici mondiali questo metodo rappresenta per molte malattie il gold standard, ossia il migliore per far star bene un paziente». La cannabis terapeutica non ha qualcosa in più rispetto ai più comuni farmaci ma qualcosa in meno, assicura il medico: «Meno effetti collaterali. Mi sentirei la coscienza meno limpida nel prescrivere per esempio a un malato di sclerosi multipla l' interferone, che presenta effetti collaterali come epatite, febbre, artralgie e un peggioramento della qualità della vita».

 

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A poter essere trattate con la terapia della cannabis sono malattie neurodegenerative e con infiammazioni intestinali, tumori ed epilessia. A livello di patologie psichiatriche ansia e depressione. «Qualche dubbio sorge sulla schizofrenia - confessa il dottor Privitera - non perché ci siano effetti collaterali ma perché non esiste un sistema di supporto per il paziente durante la terapia».

 

La controindicazione della cannabis terapeutica? Non ha a che fare con la salute ma col portafoglio. Curarsi con questa pianta è infatti molto dispendioso. Il prezzo oscilla tra i 21 e i 24 euro al grammo, la si può acquistare in farmacia o tramite Asl previa ricetta medica. «Per riuscire a comprarla per tutti abbiamo fatto un gruppo d' acquisto - dice Carlo - così siamo riusciti ad abbassare un po' il prezzo».

 

Il prezzo proibitivo e l' illegalità della coltivazione spingono molti a ricorrere al ben più conveniente mercato nero: «A Roma con 10 euro al grammo trovi erba terapeutica della Spagna, - spiega Carlo - comunque arriva». L' altra strada, percorribile come associazione, è appunto quella del gruppo di acquisto.

 

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Non è solo una questione di soldi, dice Luigi: «Vogliamo far notare la nostra presenza, siamo in tanti. Il Canapa Caffè nasce per questo». Intanto in Parlamento giace la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. Fino ad allora Carlo e Luigi rischiano 4 anni di carcere e fino a 30mila euro di multa.

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