julian assange

ASSANGE, SE NON CI FOSSE BISOGNEREBBE INVENTARLO – “AVVENIRE” SCAGIONA IL FONDATORE DI WIKILEAKS: “NON È UN MOSTRO DI SIMPATIA E NEMMENO DI TRASPARENZA. MA IL CALDERONE CHE HA SCOPERCHIATO CI RIGUARDA. INFORMARE È COSA DIVERSA DALL'OSSEQUIO AI POTERI. IN QUESTO, CON I SUOI ECCESSI E LE SUE PERSONALI DERIVE, ASSANGE È UN AUTENTICO EROE DEI NOSTRI TEMPI” – “SENZA DI LUI, NON SAPREMMO NULLA DELLA REPRESSIONE CINESE IN TIBET, DI CERTI MANEGGI AMERICANI IN AFGHANISTAN E IN IRAQ E SOPRATTUTTO DIFFICILMENTE AVREMMO CONOSCIUTO I SEGRETI INCONFESSABILI DELLA PRIGIONE DI GUANTANAMO”

Giorgio Ferrari per “Avvenire”

 

julian assange

Julian Assange ha un handicap mediatico fin troppo evidente: non è simpatico, non buca lo schermo. In compenso senza di lui, senza la piattaforma WikiLeaks, senza la mole immane di documenti che quel blindatissimo vaso di Pandora contiene, tutti noi sapremmo molte meno cose sui governi, sulle banche, sugli apparati militari e soprattutto su quel mondo sotterraneo dove si consumano misfatti, ricatti, scambi e malversazioni all'ombra di un perbenismo ufficiale che non risparmia quasi nessuna nazione.

 

guantanamo 4

Senza WikiLeaks non sapremmo nulla della repressione cinese in Tibet, delle esecuzioni sommarie in Kenya, di certi maneggi americani in Afghanistan e in Iraq e soprattutto difficilmente avremmo conosciuto i segreti inconfessabili della prigione di Guantanamo.

 

Il merito - o il demerito secondo molti e secondo le varie Corti che lo hanno messo sotto accusa - è principalmente dovuto a questo cinquantunenne australiano, padre putativo del giornalismo investigativo contemporaneo (quello storico ha più di un secolo e il new-journalism, quello di Gay Talese, Norman Mailer e Tom Wolfe almeno cinquant' anni) e vera e propria spina nel fianco dei potenti.

 

JULIAN ASSANGE PORTATO VIA DI PESO DALL AMBASCIATA DELL ECUADOR

Anarcoide, sovversivo, senza alcuna disciplina, Assange - autentico mad dog dell'informazione - ha accumulato in vent' anni nell'immenso antro digitale del suo archivio segreto una mole immane di informazioni riservate, che di volta in volta ha offerto senza fini di lucro alla stampa internazionale.

 

Dodici anni fa Assange viene arrestato a Londra su mandato di cattura emesso dalla Svezia, in base a un'imputazione di stupro, ma è rilasciato pochi giorni più tardi. Troverà rifugio due anni dopo nell'ambasciata ecuadoregna, mentre anche gli Stati Uniti lo reclamano: la sua attività e soprattutto la diffusione di 251mila documenti diplomatici del Dipartimento di Stato gli procurano una richiesta di estradizione per il reato di spionaggio.

 

pamela anderson julian assange

Per sette anni Assange resterà domiciliato fra quelle mura con lo status di rifugiato politico concessogli dal presidente Rafael Correa. Se pensassimo che Julian Assange sia l'emblema della persecuzione nei confronti della libera stampa dovremmo tuttavia soffermarci non tanto sulla sua personale situazione (esecrabile sul piano dei diritti civili quella sorta di lungo arresto domiciliare sotto l'ala dell'Ecuador a Londra), quanto sull'uso che delle informazioni riservate di cui è venuto via via in possesso si è fatto.

 

Già nel 2013 si segnalava come collaboratore assiduo di RussiaToday, l'emittente internazionale strettamente legata a Vladimir Putin, utilizzando la quale nel 2016 diede il via a una campagna denigratoria nei confronti di Hillary Clinton (che di per sé aveva vari scheletri nell'armadio e un'imbarazzante utilizzo della sua mail privata) che in parte spianò la strada al trionfo di Donald Trump, assai più gradito al Cremlino della concorrente democratica.

ASSANGE PUTIN TRUMP

 

Il che gli alienò molte delle simpatie internazionali: il giornalista ribelle che dialogava con Noam Chomsky e Varufakis e portava in video l'inafferrabile sceicco Nasrallah, il capo degli hezbollah libanesi, stava trasformandosi in un ambiguo strumento delle interferenze russe nelle elezioni dei Paesi democratici.

 

Alla fine è stato Boris Johnson a consegnarlo definitivamente in mani americane, controfirmando il decreto di estradizione a Washington. Secondo l'Espionage Act, una volta estradato in America l'imputazione di spionaggio potrebbe costargli 175 anni di carcere, senza escludere la possibilità dell'esecuzione capitale.

 

Carcere di Guantanamo

Come poco sopra si è detto, Julian Assange non è un mostro di simpatia e nemmeno di trasparenza. Ma il calderone che ha scoperchiato - la relazione e la definizione fra libertà di stampa e poteri, fra informazione e rispetto delle regole - riguarda non più soltanto lui e nemmeno le centinaia, a volte migliaia di giornalisti rinchiusi nelle buie celle dagli autocrati di tutto il mondo, ma tutti noi. Per questo a vario titolo gli si vuole chiudere la bocca. Perché informare è cosa diversa dall'ossequio ai poteri. In questo, con i suoi eccessi e le sue personali derive, Assange è un autentico eroe dei nostri tempi.

JULIAN ASSANGEjulian assange ripulito per l'udienza preliminarematrimonio julian assange stella moris 9julian assange biopic planned manifestanti che chiedono la chiusura di guantanamo 1ROBERTO SAVIANO E JULIAN ASSANGE JULIAN ASSANGE SARAH HARRISON E JULIAN ASSANGE julian assange in modalita cowboy per westwood fara il modello a londrajohn ringPAMELA ANDERSON VA A TROVARE JULIAN ASSANGEJULIAN ASSANGE E ERIC CANTONAla prigione di guantanamo 7julian assangeGareth Peirce legale di Julian Assange pamela anderson julian assangejulian assange, sotto accusa dal 2010la prigione di guantanamo 3julian assangela prigione di guantanamo 2la prigione di guantanamo 1guantanamo 3guantanamo 1guantanamo 2guantanamo 5JULIAN ASSANGE PORTATO VIA DI PESO DALL AMBASCIATA DELL ECUADORsupporter di assange fuori dal tribunale di westminster 3proteste a londra contro l'estradizione di julian assange 3yanis varoufakis e vivienne westwood – proteste a londra contro l'estradizione di julian assangeroger waters proteste a londra contro l'estradizione di julian assange

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…