salvatore baiardo matteo messina denaro

“BAIARDO NON SAPEVA NIENTE. HA TIRATO A INDOVINARE” – DAL CARCERE A L’AQUILA, MATTEO MESSINA DENARO TUMULA IL GELATAIO FEDELISSIMO DEI FRATELLI GRAVIANO CHE CONTINUA A INVIARE PIZZINI DALLA TRASMISSIONE DI GILETTI SU LA7: “NON POTEVA SAPERE CHE AVEVO UN TUMORE PER LA SEMPLICE RAGIONE CHE A CASA MIA, CHE ERO MALATO, LO SAPEVANO IN CINQUE, SEI PERSONE”. POI SI INCAZZA GUARDANDO I TG IN CUI SI PARLA DI LUI: “STUPIDAGGINI…”

1 - «STUPIDATE SU DI ME IN TV A SAPERE DEL MIO TUMORE ERANO SOLO CINQUE PARENTI»

Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

 

matteo messina denaro

«Noo, Baiardo non sapeva niente. Non poteva sapere che avevo un tumore. Per la semplice ragione che a casa mia che ero malato lo sapevano in cinque. Giusto cinque o sei. Come faceva a saperlo Baiardo? Ha tirato a indovinare».

 

Matteo Messina Denaro alla fine, nella sua cella singola del carcere dell’Aquila, ha acceso la tv. E ha cominciato a guardare tg e trasmissioni che parlano di lui.

 

salvatore baiardo a non e l arena 5

Come Non è l’Arena di La7 dove Salvatore Baiardo, fedelissimo dei fratelli Graviano, ha ricordato più volte che a novembre aveva parlato della malattia del boss, azzardando che si sarebbe consegnato.

Così il capomafia trapanese, ieri, nel giorno in cui ha ripreso il ciclo di chemioterapia, ha commentato le rivelazioni di Baiardo

 

[…] Nella stanzetta di fronte alla sua cella […] Non ha citato la trasmissione di La7, ma i tg che ne davano notizia.

 

la foto con sigaro e cognac di matteo messina denaro

«Stupidaggini», ha detto. Smentendo con un’alzata di spalle, la coincidenza di quell’arresto annunciato. […]

L’indiscrezione è di rilievo, perché in questo caso è proprio Matteo Messina Denaro a sgomberare il campo dalle tesi complottiste di chi parla di un’inchiesta farlocca e di un arresto-messinscena.

 

Volti a coprire il boss che in realtà si sarebbe consegnato, o sarebbe stato venduto, nell’ambito di una trattativa oscura fatta intuire da Baiardo a novembre. A credere al boss, il tuttofare avrebbe bluffato, «tirando a indovinare». C’è da credergli? Di sicuro colpisce una cosa.

 

salvatore baiardo a non e l arena 6

Le parole di Messina Denaro confermano quanto hanno raccontato gli stessi inquirenti dopo l’arresto del killer. Specificando che quella cattura non era dovuta alla soffiata di collaboratori di giustizia o confidenti. Ma era stata condotta dai carabinieri del Ros grazie a intercettazioni, delle quali è stata per altro rivendicata l’importanza a evitare qualsiasi ipotesi di modifica della norma.

[…]

 

2 - CHI SONO GLI EROI E CHI I VERI «MINCHIÙNI»

matteo messina denaro bloccato nel traffico per le commemorazioni di capaci

Estratto dell’articolo di Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera”

 

Era il 1994 e Giorgio Faletti stupì l’Italia benpensante portando a Sanremo una canzone in cui un carabiniere, stanco delle sue pessime condizioni di lavoro, ripeteva: «minchia, signor tenente».

 

[…] Quell’interiezione, pronunciata con esibito accento siciliano, in realtà era già diffusa non solo nei dialetti meridionali ma in tutta Italia e che la dicesse un carabiniere non doveva meravigliare. Ora però, sulla bocca del capomafia, è ben altra cosa, perché le «commemorazioni di ’sta minchia» erano quelle in onore di Giovanni Falcone.

 

matteo messina denaro

Derivata dal latino medievale «mencla» proveniente dal latino classico «mentula» (organo sessuale maschile), la voce «minchia» è attestata per la prima volta in un antidotarium fiorentino del Duecento, formulario di ricette in cui si consiglia di applicare in zona un «olio mandragorato» per sedare i bollori.

 

Presente due volte nel XIV secolo. Intanto, nell’epistola che Boccaccio indirizzò a un amico in dialetto napoletano: «che biene àiati ‘sta tia minchia» era una sorta di augurio goliardico. Poi nel trattatello di un certo maniscalco palermitano che segnala come curare (con burro di vacca) certi rigonfiamenti anatomici nelle bestie. In forma di quasi improperio viene inaugurata dal fiorentino quattrocentesco Luigi Pulci: «Che tu se’ tutto minchia, fava e sugo…». […]

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