QUATTRO SCARAFAGGI STRAFATTI – OLTRE A ESSERE SEMPRE ALTI IN CLASSIFICA I BEATLES LO ERANO ANCHE NEGLI STATI DI COSCIENZA: DALLA CANNABIS ALL'LSD, PASSANDO PER LA BENZEDRINA ALLO SPEED, IN UN LIBRO EMERGONO NUOVI DETTAGLI SU COME GLI STUPEFACENTI INFLUENZARONO LA MUSICA DELLA BAND E LE LORO VITE PERSONALI
DAGONEWS
Basta leggere accuratamente le liriche di ‘Octopus’s Garden’ o scrutare l’iconografia di ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’ per immaginare come il gruppo dei quattro allegri ragazzi inglesi fece un ampio di sostanze narcotiche per raggiungere l’eccellenza creativa e andare alla scoperta di nuove sonorità.
Le loro esperienze sono già state ben documentate in Eight Days A Week – The Touring Years, diretto da Ronn Howard, ma nel frattempo sono emersi anche dei nuovi dettagli su come le droghe di quegli anni influenzarono i Beatles e la loro inimitabile opera.
Nonostante le regole autoimposte per limitarne l’uso durante le prove in studio, alternati a periodi di sobrietà, è risaputo che le sostanze facevano parte della quotidianità di John Lennon, Ringo Starr, George Harrison e Paul McCartney.
In un’intervista a UNILAD, Joe Goodden, fondatore del sito Beatles Bible e autore di un nuovo libro sul gruppo, sottolinea come i loro maggiori salti di qualità artistici coincisero con nuovi capitoli esplorativi negli stati di coscienza suscitati dalle nuove sostanze che assumevano, dal ben documentato rapporto con la cannabis e la speed, ai ‘trip’ meno conosciuti con il Predludin, la benzedrina e l’LSD.
Il primo grande passaggio avvenne di certo nel 1964, quando si innamorarono della cannabis dopo aver passato una famigerata notte a New York in compagnia di Bob Dylan. L'erba li portò a incedere più lentamente nelle loro canzoni, con un approccio più riflessivo e spesso autobiografico – pensate a testi come ‘I'm A Loser and In My Life’, ad esempio.
Il secondo grande cambiamento invece arrivò dopo l' esperienza con l’LSD. Lennon e Harrison si fecero “correggere” un paio di drink nel 1965 senza saperne ancora molto sulla droga in questione, realizzandone però subito il significato e il potenziale.
Ringo si unì a loro per un altro 'trip' a Los Angeles quella stessa estate e entro la fine dell’anno anche Paul ne fece uso.
Con le menti di Paul, John, George e Ringo in continua espansione e aperte a nuovi influssi, i tempi erano ormai maturi per sfornare dischi come "Sgt. Pepper" e "Revolver" – indiscutibilmente i due album più rivoluzionari della band.
Ciò detto, i Beatles erano stati tutti fumatori e bevitori incalliti durante i loro anni adolescenziali. La prima esperienza com la Benzedrina la ebbero nel 1960, dopo che un poeta inglese, Royston Ellis, mostrò ai quattro ventenni come estrarre la droga dagli inalatori “Vicks.”
Quando andarono ad Amburgo nel 1961, il gruppo fu invece introdotto al Preludlin, un barbiturico prodotto in Germania.
Come ben noto però, l’ondata di psichedelici degli anni ’60 recò anche danni a lungo termine ad alcuni membri della band, in particolare a Lennon, che soffrì diverse psicosi verso la fine del decennio e precipitò successivamente nella dipendenza da eroina.
Anche il manager dei Beatles, Brian Epstein, divenne un consumatore compulsivo di pillole mischiate con l’alcool. Lottò con i suoi demoni personali per diverso tempo, fino a soccombervi nel 1967 in seguito a un accidentale overdose di sedativi.
Nonostante questa tragedia, però, Goodden sostiene che “le droghe aiutarono certamente i Beatles a pensare in maniera diversa:”
“La cannabis in particolare gli aiutò a sfuggire alle pressioni della ‘Beatlesmania’ e a riuscire a godersi di più la propria vita."
Negli anni ’60 i Beatles fecero sì uso di droghe, ma non più di quanto fossero aperti anche ad altri generi di stimoli tra cui oltre alla musica naturalmente, c'erano l’arte, il teatro, la meditazione e via dicendo – assimilando nel loro stile tutto quello che potevano, e spostandosi ad altro una volta esaurita la carica espressiva.
Nel loro studio di Abbey Road godevano inoltre del supporto di un team di produzione, capitanato da George Martin, che non aveva alcun interesse nelle droghe e questo fece sicuramente una perfetta cartina tornasole per il gruppo.
Resta difficile stabilire fino a che punto le droghe influenzarono la loro carriera musicale, ma è certo che molti altri artisti utilizzavano le stesse sotanze in quel periodo ma nessuno di loro riuscì a produrre dischi del calibro di “Revolver”:
"Lennon, Mc Cartney, e in seguito Harrison, erano indubbiamente tra i migliori cantautori della loro generazione, e questo di sicuro non aveva niente a che fare con l'uso di droghe.
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