gianmarco bellini

“PER LO STATO NON SONO STATO MAI UN PRIGIONIERO PERCHE’ L’ITALIA NON AVEVA DICHIARATO GUERRA ALL’IRAQ” – PARLA GIANMARCO BELLINI, PILOTA INSIEME A COCCIOLONE DEL TORNADO CHE FU ABBATTUTO NEL 1991 DURANTE L’OPERAZIONE "DESERT STORM" SULL’IRAQ DI SADDAM – "DEI PRIMI 5 GIORNI, NON RICORDO NULLA. FU UN INFERNO. SBALLOTTATO IN DIVERSE PRIGIONI, INTERROGATO CON METODI BRUTALI, RIPORTAI DIVERSE FRATTURE MA RISCHIAI DI MORIRE PER UN BOMBARDAMENTO DEGLI ALLEATI. OGGI HO UN RISTORANTE, 4 FIGLI E…" - VIDEO

 

 

 

Estratto dell’articolo di Alessandro Fulloni per corriere.it

 

gianmarco bellini 55

(…) La politica la chiamò “operazione di polizia internazionale”. Ma per noi era una guerra di liberazione, c’era da soccorrere un Paese invaso, oppresso: il massimo del romanticismo per chi come me vede il mondo in un certo mondo, indossando una divisa: nel mio caso azzurra». Gianmarco Bellini, 65 anni, generale in congedo, è il pilota del Tornado italiano che nella notte tra il 17 e il 18 gennaio 1991 fu abbattuto — con a bordo anche il navigatore Maurizio Cocciolone «che sento un paio di volte l’anno» — durante la prima missione di volo dell’operazione Desert Storm sull’Iraq di Saddam Hussein. Dopo essersi lanciati con il paracadute i due aviatori vennero catturati.

 

L’altro giorno, nel corso delle celebrazioni avviate a Firenze, a Palazzo Vecchio, per il centenario dell’Aeronautica, il topgun ha rievocato —; davanti a tre ex capi di Stato Maggiore (Mario Arpino, all’epoca comandante della war room italiana in Kuwait, Leonardo Tricarico e Alberto Rosso) e all’attuale Luca Goretti — con il Corriere, quei 47 giorni di prigionia. «Quella sera ci dissero che stavolta si faceva sul serio e che non era più un’esercitazione... la nostra era una missione a bassa quota, avevamo come target un deposito di munizioni in Kuwait, al confine con l’Iraq»

 

E voi piloti?

Gianmarco Bellini

«Molti di noi non riuscirono a dormire. Il giorno dopo ci preparammo per il briefing, rivedemmo i rapporti dell’intelligence. Decollammo in piena notte, otto Tornado nostri e altri 25 velivoli della coalizione. Ma il leader ebbe subito una noia al carrello e dovette rientrare».

 

Cosa pensaste?

«Che qualcosa non stava andando nel verso giusto. Il volo aveva una durata di circa quattro ore, più uno slot di mezzora di rifornimento. Ma il meteo era pessimo, per un motivo o per l’altro tutti gli aerei dovettero rientrare. Io fui l’unico a riuscire ad agganciarmi all’aerocisterna e l’unico in grado di continuare. Così proseguii, chiedendo l’autorizzazione che mi venne accordata. Fummo i soli a raggiungere il target e a sganciare».

Ciò le valse l’ammirazione di americani, britannici e francesi... Poi però che successe?

BELLINI COCCIOLONE

«Gli iracheni avevano riempito la costa di contraerea. Ci beccarono in pieno sul piano di coda e dopo che ci abbassammo, rientrando verso il mare, mi resi conto che il Tornado era ingovernabile: così ordinai l’eiezione. Da quel momento ho un buco di memoria di quattro o cinque giorni. Non ricordo cosa accadde. So che ho subito diverse fratture, una alla spina dorsale e un’altra alla mandibola. Dettagli...».

 

Momenti da incubo, pestaggi, le torce sulla faccia...

«Sì, ma non tanto per le violenze fisiche: la parte peggiore è quando ti rendi conto di non avere alcun potere e controllo sulla situazione, di essere in balia di volontà altrui. Da questo però trassi anche molta forza: sballottato in diverse prigioni, interrogato con metodi brutali, tra me e me pensavo: non posso fare nulla, ma non è che mi metto in ginocchio o faccio salamelecchi se entra una guardia».

 

Il giorno più brutto?

gianmarco bellini 5

«Fu durante un bombardamento della coalizione, non ricordo esattamente quando: eravamo in un bunker della polizia segreta di Saddam Hussein. Sopra sorgeva un palazzo piuttosto alto. Una delle nostre bombe esplose proprio fuori dalla nostra cella, sbriciolando tutto.. In qualche modo ci salvammo. Sarebbe stato assurdo sopravvivere alla contraerea di Saddam e andarsene a causa dei nostri».

 

Lei, giuridicamente, non fu mai considerato un prigioniero di guerra perché l’Italia non aveva mai dichiarato guerra all’Iraq...

«Proprio così. È una cosa strana. Nel mio foglio matricolare quel periodo è segnato come a disposizione del comandante di corpo».

 

(...)

Ricomincerebbe daccapo?

«Senza alcun dubbio. Metterei la firma per rivivere tutto quello che ho vissuto, specialmente il periodo dell’Aeronautica, fu esaltante».

Oggi cosa fa?

«Mi sono congedato nel 2011 stabilendomi negli Usa, vivo a Virginia Beach dove sono console onorario, assisto i nostri connazionali anche nella Carolina del Nord. Volo ancora come comandante di linea con la compagnia Atlas. Sto sul 737 e piloto gli aerei cargo. Con mia moglie Gilda e mia figlia Giusy — gli altri sono Riccardo, Gianluca e Michael, ndr — ho anche un ristorante, sebbene la mia mansione sia solo quella di “addetto agli assaggi”».

bellini andreotti cocciolone

 

(...)

Ma è vero che si è sposato tre volte?

«(Si mette a ridere) Sì... E ho quattro figli. Evidentemente credo in questa istituzione».

(…)

 

 

 

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…