LA PAPATA BOLLENTE - BISIGNANI SVELA L’ESISTENZA DI ALTRE LETTERE INVIATE AL PAPA DAI CARDINALI SUL SINODO - “RUINI E’ A CAPO DEI CONSERVATORI E SCOLA SOGNA DI DIVENTARE PAPA” - CARLO SALVATORI LAVORA PER TRASFERIRE E FAR GESTIRE DALL'ESTERNO LE INGENTI SOMME DELLO IOR
Luigi Bisignani per “Il Tempo”
Sono più d'una le lettere ricevute da Papa Francesco sui travagli del Sinodo sulla famiglia che traggono origine soprattutto dai dissensi per la riforma della Curia e che puntano in realtà ad indebolire non solo il pontificato, ma anche il Segretario di Stato Pietro Parolin.
Oltre alla epistola privata, firmata e poi disconosciuta da una decina di cardinali e resa nota i da Sandro Magister, vaticanista illustre non più gradito nella sala stampa della Santa Sede anche un'altra, ben più corposa con in calce 200 firme di sacerdoti, tra cui porpore e vescovi e con l'avvertenza di essere stata condivisa da oltre 800 mila fedeli.
Quella più drammatica invece è stata fatta recapitare al Santo Padre dal capo dei lefebvriani, Bernard Fellay, un vescovo svizzero di 58 anni scomunicato nel 1988 e riammesso da Benedetto XVI. Una missiva accorata, sottoscritta da tanti che non la possono però sottoscrivere e il cui senso, per chi l'ha potuta leggere, sarebbe questo: «Santità sono ormai troppi quelli che dicono e scrivono di parlare a nome Suo e che si stanno battendo per lo stravolgimento della dottrina. Se davvero non è così, li smentisca pubblicamente, prima che sia troppo tardi....».
papa francesco benedice julia bruzzese
Il Sinodo sta provocando una vera resa dei conti all'interno della Chiesa con il cardinal Camillo Ruini che sta diventando il più riconosciuto e autorevole punto di riferimento dei conservatori.
Altro protagonista l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, con una duplice ambizione. Veicolare il suo successore sotto la Madonnina, sede che è costretto a lasciare per limiti d'età l'anno prossimo, provando a tirare la volata ad un vescovo poco amato da Bergoglio ma tradizionalista e vicino alla politica come Rino Fisichella. Poi il sogno proibito, ma anche altamente improbabile e già mancato alla scorsa elezione, quello di succedere, nel nome della tradizione, proprio al soglio di Pietro.
Il Sinodo per la famiglia dunque, a parte i temi delicatissimi in programma, sta diventando un palcoscenico nervoso, luogo di mille rese dei conti. Per motivi di bottega un clamoroso colpo di scena pare lo stia progettando il cardinale australiano George Pell che vuole addirittura abbandonare polemicamente i lavori prima dell’elaborazione dei testi sinodali finali.
Australiano di 74 anni, messo a capo della Prefettura per l'economia da Bergoglio, è molto risentito del ripensamento del Papa per il settore. Proprio allo IOR, in queste ore, un grande banchiere come Carlo Salvadori sta incontrando i principali referenti dei fondi d'investimento italiani per trasferire e far gestire dall'esterno le ingenti somme depositate sotto il Cupolone.
Sfoghi e lamentele di cardinali e vescovi a parte, moltissime sono le lettere che arrivano al Papa. L'ufficio corrispondenza presso la Segreteria di Stato ne protocolla oltre 1600 a settimana che smista a secondo della lingua in cui sono redatte per poterle tradurre e farne una rapida sintesi. In alcuni scantinati nel cortile della Pigna, all'interno dei Musei Vaticani, sono stati allestiti in tutta fretta degli archivi speciali per contenerle.
Ma a Santa Marta, la «Maria de Filippi» personale e riservata del Papa, è Battista Ricca, soprannominato Monsignor Pingu, per la corporatura e l'andatura da Pinguino, gran cerimoniere delle tre residenze romane dei preti; è lui che riceve, quasi come un novello 007, nelle ore e nei luoghi più disparati, le istanze più delicate dei pezzi da novanta della Chiesa senza che passino dai mille protocolli e neppure dai quattro segretari in continua concorrenza tra loro. Anche a Santa Marta infatti tutto il mondo è paese.