
I FRAGALA’ HANNO FATTO LA FINE DEI BACCALA’ - SMANTELLATO IL CLAN MAFIOSO CATANESE, IL BOSS INTERCETTATO AL TELEFONO: “SE TRADISCE AMMAZZO ANCHE MIO FIGLIO” - TRA LE 31 PERSONE ARRESTATE C’E’ ANCHE UN ANZIANO MAFIOSO DI COSA NOSTRA DETTO “ZIO CICCIO”, CONSIDERATO UOMO DI FIDUCIA DEL BOSS PIPPO CALÒ – I FRAGALA’ SI SONO AFFERMATI NEL SEMPRE DI PIÙ SUL LITORALE ROMANO PERCHÉ “È PIÙ DIFFICILE ESSERE ACCUSATI DI MAFIA DA QUELLE PARTI”
Edoardo Izzo per www.lastampa.it
Scacco al clan mafioso catanese dei «Fragalà». Un maxi blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda della procura di Roma, ha portato all’arresto di una trentina di persone tra Ardea, Pomezia e Torvajanica, litorale sud della Capitale. In corso anche numerose perquisizioni in provincia di Roma e a Catania. Il clan aveva determinato un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce.
Ricostruito anche un consistente traffico di cocaina, marijuana e hashish, sostanze importate dalla Colombia e dalla Spagna grazie ad alleanze con gruppi criminali camorristici e siciliani. Nel corso delle indagini dei militari dell’Arma, coordinate dall’aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giovanni Musarò, Ilaria Calò e Corrado Fasanelli, oltre al sequestro di droga e di armi da fuoco, è stato sventato un sequestro di persona e liberato un ostaggio. Per questa vicenda sono finite in manette 8 persone. Rinvenuta e sequestrata anche una formula manoscritta di affiliazione mafiosa.
Tra le 31 persone arrestate c’è anche Francesco D’Agati, considerato anziano boss mafioso di Cosa Nostra che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto il ruolo di mediatore per mantenere la “pace” tra i gruppi criminali presenti sul litorale laziale. D’Agati, definito: «U’ zio Ciccio», era considerato un uomo di fiducia del boss mafioso Pippo Calò. «E’ quello che oggi rappresenta la mafia qua a Roma», dicono in un’intercettazione alcuni affiliati del clan Fragalà.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan Fragalà. Avevano funzioni direttive: Alessandro Fragalà di 61 anni, il nipote Salvatore di 41 anni, e Santo D’Agata 61 anni in costante contatto con gli ambienti mafiosi catanesi sia per la gestione dei traffici illeciti sia per reclutare manodopera criminale per lo svolgimento dell’attività delittuosa nel Lazio. Personaggio di spicco è anche Astrid Fragalà, ex presidente di Confcommercio Pomezia. La donna, arrestata e posta ai domiciliari, avrebbe svolto un ruolo di cerniera tra il padre Alessandro, considerato tra i capi dell’organizzazione, ed esponenti della politica di Pomezia. Astrid, spiegano gli investigatori, avrebbe avuto contatti con diversi consiglieri comunali. Sono state tratte in arresto anche altre due donne considerate, dagli inquirenti, «soldati della cosca».
Le intercettazioni
«Chi mi ha frequentato, chi ha camminato con me può dire chi sono io (…) allora io gli ho detto tre parole precise tempo fa, gli ho detto ‘io quando mi sento tradito da qualcuno, che potrebbe anche essere mio padre o mio figlio, io gli sparo’. Dice ‘che ammazzeresti tuo figlio?’ Sì sì, perché no, Se mio figlio cammina con me, facciamo il reato insieme e mi tradisce, io lo ammazzo». A parlare è il boss, Alessandro Fragalà, in una conversazione del 2015 con un familiare. L’uomo, intercettato dai carabinieri del Ros, manifestava la sua leadership e propositi violenti in caso di tradimento perché uno del clan si era reso irreperibile.
Il ruolo del pentito
Ma le indagini sono nate molto tempo prima anche grazie alla testimonianza di un pentito della famiglia, Sante Fragalà in carcere per scontare una condanna a 26 anni per duplice omicidio. Ed è proprio dalla cella nella quale si trova recluso che ha diviso di parlare e raccontare come il clan si è preso mano mano il Lazio grazie anche all’alleanza con i Santapaola, potente clan catanese. Secondo il racconto di Fragalà, considerato da chi indaga molto credibile, l’invasione ha radici lontane: il 1991, ovvero 28 anni fa. E, con il passare del tempo, grazie anche all’imponente mole criminale, i Fragalà si sono affermati sempre di più sul litorale romano perché «è più difficile essere accusati di mafia da queste parti». Ma, fortunatamente, non è più così.